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Una campagna da dimenticare

Dai pasticci sulle tasse alle sparate anticomuniste fino alla selezione dei candidati.

Di solito, quando c’è una competizione, le parti in gara esibiscono il meglio di cui dispongono. Questa regola pare che non abbia funzionato nella campagna elettorale testè conclusa.

Forse non c’era molto di buono da esibire. Anzi, da parte della destra berlusconiana non c’era proprio nulla. La partecipazione di un nostro reparto militare alla occupazione anglo-americana dell’Irak, le numerose leggi approvate da una vasta e succube maggioranza parlamentare nell’esclusivo privato interesse di Silvio Berlusconi e dei suoi complici, le riforme della Costituzione e dell’ordinamento giudiziario sorrette dall’unico motivo ispiratore di scardinare l’equilibrio dei poteri tipico di un ordinamento liberal-democratico a vantaggio di un incontrollato predominio del capo del governo, la situazione economica stagnante con l’arricchimento dei ricchi e l’impoverimento dei poveri, tutto ciò rappresenta il desolante consuntivo di cinque anni di governo che ovviamente la destra non poteva esibire a suo merito.

Ed infatti tutto ciò è scomparso dal confronto preelettorale, che invece è stato dominato dai temi imposti dalla maggioranza uscente con tale baldanza ed aggressività da sembrare essa una forza di opposizione lanciata all’assalto riparatore dei torti subiti o temuti.

Naturalmente il tema dominante ed ossessivo è stato l’anticomunismo. L’Unione sarebbe piena di comunisti, complici di Mao che bolliva i bambini per usarli come concime, e Prodi sarebbe solo "un poveraccio", "un utile idiota" prigioniero del loro estremismo. Fassino sarebbe niente altro che un mesto agente di una azienda di pompe funebri e la sinistra sarebbe divorata dalla bramosia di scorticare i ceti medi con imposte e tasse predatorie.

Al contrario, Silvio Berlusconi ha promesso, con il piglio caratteristico dell’illusionista, che abolirà l’ICI per tutte le prime case, senza peraltro spiegare come faranno i Comuni a far fronte alle loro esigenze di cassa una volta privati da un cespite così importante.

Per parte sua la coalizione di sinistra è caduta nella trappola di accettare un confronto, gestito in modo così maldestro, sul tema del sistema fiscale. Bastava dire che come il lavoro e l’impresa pagano le tasse, era giusto che anche la rendita ne fosse gravata. Tanto più la rendita speculativa. Ma si sono messi, in modo anche scoordinato, a dare i numeri delle aliquote, riferiti a singoli titoli, costretti poi a smentire e chiarire mettendosi sulla difensiva, sotto i tiri incrociati di Tremonti, Casini e Calderoli. Veri e propri polli! Con il risultato che i molti motivi forti e validi di critica a questo scadente governo sono scomparsi dall’orizzonte.

E’ vero che molto ha influito il carattere quasi esclusivamente mediatico della campagna elettorale. In questo campo, quello della pubblicità, Berlusconi ha un grande talento. E’ il suo terreno preferito. La svalutazione della concorrenza, l’esagerazione della qualità del proprio prodotto, il piccolo imbroglio, il modesto inganno, sono le armi dell’imbonitore. Berlusconi è un imbonitore che tutte queste armi usa fino all’esasperazione. E le televisioni sono il suo palco.

L’Unione, al contrario, su questo terreno è disarmata. Ed anche le virtù che le appartengono talvolta le trasforma in vizi. Pensate ad Andreolli, che ha voluto con ostinazione trovare candidati espressione della società civile e non del ceto politico, la Gatti, o comunque una donna, la Froner, propositi condivisibili. Ma portati così all’eccesso come ha fatto, da virtuosi che erano sono diventati viziosi. Con un risultato a dir poco sconcertante.

Può una brutta campagna elettorale sortire un esito positivo?