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Due concerti

Classica: dai Virtuosi italiani all’Ensemble Zandonai

Tullio Garbari

Doppio appuntamento con gli archi in Sala Filarmonica martedì 17 e mercoledì 18 febbraio. Vero protagonista della prima serata è stato il violinista Massimo Quarta, nell’occasione anche alla direzione de I Virtuosi Italiani, con la pianista Lilya Zilberstein; e il denso Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi di Ernest Chausson (nella versione con l’orchestra al posto del quartetto) è stata la vetrina ideale.

Lilya Zilberstein

La coppia ha saputo dividersi tra una non facile gestione dell’orchestra, apparsa a tratti disorientata, e le virtuosistiche parti solistiche, e ha conquistato il pubblico con una esecuzione precisa e di grande potenza (senza dimenticare le sfumature), supportata dal suono comunque di grande spessore degli archi. Nella seconda parte l’orchestra ha proposto due partiture poco conosciute, il magnifico Preludio dall’opera Capriccio di Richard Strauss e la riscrittura di Mahler del Quartetto "Serioso" op. 95 di Beethoven. Sotto la ferma direzione di Quarta, che ha stupito anche in questo ruolo, i Virtuosi Italiani hanno mostrato la loro valenza tecnica, con un timbro ricco di colori e un forte impatto sulla sala.

Serata di celebrazioni invece per l’Ensemble Zandonai, che ha ricordato mercoledì 18 il bicentenario della morte di Haydn e della nascita di Mendelssohn. L’orchestra da camera, testimoniando il livello dei molti giovani strumentisti locali che suonano nelle sue file, ha confermato l’eccellente valore espresso negli ultimi anni, che forse meriterebbe un’attenzione diversa da parte del mondo musicale trentino. Si comincia con la splendida esecuzione, per precisione tecnica e qualità musicale, del Concerto in re maggiore per violoncello di Haydn ad opera di Stefano Guarino; poi, sempre di Haydn, la Sinfonia n. 49 "La Passione", come sempre sotto la guida di Giancarlo Guarino. Nella seconda parte, invece, Fulvio Luciani (violino) e Riccardo Zadra (pianoforte) non convincono appieno nel Concerto per violino, pianoforte e archi, opera giovanile (e non di grande valore) di Mendelssohn. Gradito, dopo il concerto, il brindisi organizzato da alcune amiche dell’Ensemble.

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