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Misteriosi ragazzacci

Cattivi esempi e tecnologie selvagge.

“Trovo un po’ assurdo i nostri toni da scandalo… Cosa sarebbe avvenuto se Cles o Palù di Giovo fosse stata sede di una selezione per nuove veline: quanti genitori avrebbero accompagnato le proprie figlie quindicenni a fare bella mostra delle loro grazie, delle loro movenze?”

Così, sul Trentino, Giuseppe Raspadori, a proposito della vicenda della ragazzina fotografata nuda da coetanei e poi (forse) sparata su Internet. In realtà i nostri quotidiani (più il Trentino che L’Adige, in verità) hanno sì enfatizzato la storia, ma senza usare toni sbracati. E d’altronde un segno dei tempi come questo andava sottolineato.

Rimandando per più competenti considerazioni all’articolo del sociologo Bruno Sanguanini (a pag. 22), vorrei qui limitarmi a due considerazioni. La prima delle quali riguarda il clima culturale in cui siamo immersi, e dunque i cattivi esempi degli adulti.

In casa mia il televisore arrivò nel ’57, e l’atmosfera etico-culturale che emanava dai programmi televisivi appariva decisamente ingessata, austera, repressiva; dagli altri mezzi di comunicazione (i giornali, il cinema, i cartelloni pubblicitari…) veniva fuori qualche libertà in più, ma in sostanza la morale pubblica (teorica) era decisamente rigida: la stessa che ossessivamente ci martellavano a scuola con le versioni dal latino e dal greco, la stessa per cui fino all’ultimo anno di liceo (metà anni Sessanta) le ragazze dovevano portare un grembiule nero, e i maschi la giacca. Era un mondo ipocrita, intendiamoci, in cui i comportamenti privati andavano in ben altra direzione; ma la sfera pubblica, compresa quella delle agenzie educative, non transigeva. Con molte ombre (la castrazione della creatività) e crudeltà (la ragazza-madre quasi equiparata a una prostituta), ma anche con qualche luce: se un amministratore pubblico veniva pescato con le mani nella marmellata, non poteva sperare di riciclarsi. Era evidente lo scarto fra le prediche e i comportamenti reali, ma per un giovane era abbastanza visibile – se la cosa lo interessava – il modello che gli veniva proposto.

Oggi l’accusa ad una soubrette di essersi prostituita per trovare lavoro diventa, dopo una settimana di penitenza e di commenti scandalizzati, un motivo di curiosità, la spinta ad una notorietà senza aggettivi e dunque un avanzamento nella carriera; il ritorno alla vita pubblica di personaggi corrotti è un fatto normale; come normale è che certe reti televisive private impegnatissime nella difesa dei valori e delle tradizioni, a partire da una certa ora (neanche troppo tarda) programmino ore e ore di pornografia. Dove l’aspetto osceno, più che la pornografia, è la sfacciata esibizione di incoerenza.

Con questi e mille altri esempi non è facile per un adolescente organizzarsi una carta geografica puntuale delle priorità e dei doveri. Se tutto quanto è consentito dalle leggi sembra avere pari dignità, se anzi spesso è premiato proprio la rinuncia all’impegno in favore di più futili e facili qualità (o difetti) come fare a costruirsi una scala di valori?

L’altra considerazione riguarda la spaventosa invasività delle attuali tecnologie. “Quello che un tempo poteva essere una semplice leggerezza, con i mezzi odierni può diventare un reato” – dice una dirigente scolastica. Ed in effetti i ragazzi indagati dicono di non essersi resi conto della gravità di quanto facevano. Era un gioco, una goliardata di cui nessuna delle persone coinvolte si era lamentata. E parimenti giocavano quegli studenti che molestavano il compagno disabile o quelli che irridevano un intimidito professore (cose poco o tanto sempre successe), per poi mettere a disposizione del mondo intero le relative riprese. E qui è la novità sulla quale occorre dare spiegazioni e mettere in guardia.

Di certo, come ha scritto qualche commentatore, siamo appena all’inizio del fenomeno e molte sorprese ci aspettano, sulle quali sarà sempre più sciocco scandalizzarsi: una settimana fa, del tutto casualmente, sono capitato dentro un blog messo in piedi dalle studentesse di un liceo (non trentino), dove accanto a confessioni riguardanti la quotidianità casalinga e sentimentale, si trovano i ritratti a più mani dei docenti della scuola: in alcuni casi lusinghieri per gli interessati, ma più spesso terribilmente sputtananti. E a disposizione di tutti.

Alla prossima, dunque.