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La mafia è anche un po’ “cosa nostra”

Riprendono a Giurisprudenza i Seminari di Antimafia 2006/07. Una serie di incontri per riflettere su un fenomeno da cui anche il Trentino deve guardarsi.

Marta Tacchinardi

Cos’è la mafia? Un’organizzazione o una mentalità, un’associazione segreta o una subcultura? Una patologia del contesto sociale o piuttosto un antistato? E quale rapporto intercorre tra mafia, società e istituzioni? Ed infine, essa va affrontata col solo strumento della repressione o occorre una strategia globale, che comporti anche la prevenzione e l’educazione alla legalità? Le risposte date finora dai sociologi non sono state univoche e ricalcano spesso idee dominate da luoghi comuni e stereotipi. Peraltro nemmeno le risposte del legislatore sono state esaurienti, se si pensa che la prima definizione normativa di “associazione a delinquere di stampo mafioso” è stata introdotta nel nostro codice penale solo nel 1982.

Parlare di mafia oggi in Trentino può apparire fuori luogo, ma così non è. E proprio per l’attualità dell’argomento, per capirne le dinamiche evolutive e gli ambiti di incidenza ed infiltrazione e per dare un piccolo, ma significativo contributo all’avanzamento della conoscenza, Transcrime, la Facoltà di Giurisprudenza e il Dipartimento di Scienze Giuridiche anche quest’anno hanno organizzato i “Seminari di Antimafia”, nell’ambito del corso “Aspetti criminologici e giuridici del fenomeno mafioso”, attivato dalla Facoltà di Giurisprudenza già da due anni. Il nuovo ciclo di approfondimenti - per annunciare il quale si è scelta l’immagine simbolo di una marionetta che si libera dai fili del burattinaio - è dedicato alle varie sfaccettature della criminalità organizzata made in Italy: dalla cultura della legalità alla sicurezza dei cittadini, dalle attività investigative al buon funzionamento delle istituzioni, dal rapporto mafia-politica alle nuove mafie.

Due gli appuntamenti tenuti finora. Il primo ha avuto come tema “Enti locali e regioni nella formazione civile contro la mafia” ed ha ospitato l’intervento di Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avvisopubblico (www.avvisopubblico.it), una rete di amministratori di comuni, province, regioni e comunità montane, nata per promuovere azioni di prevenzione e contrasto all’infiltrazione mafiosa e creare un contesto di aggregazione lungo un percorso di cultura della legalità; insieme a Romani è intervenuto Antonio Baglio, assessore alla partecipazione e alla legalità del Comune di Polistena (RC), situato in una zona caratterizzata dalla forte presenza della ‘ndrangheta. Nelle parole dell’assessore una riflessione su cosa significhi per un ente locale fare “cultura della legalità” e un monito: a non pensare il Sud come un’entità a sé e conseguentemente a lasciarlo solo, ma anzi a prendere coscienza del fatto che nemmeno il Trentino è immune da infiltrazioni mafiose, testimoniate ad esempio dal numero di beni confiscati alla criminalità organizzata anche sul nostro territorio.

Il secondo incontro ha visto protagonista il prof. Salvatore Costantino, dell’Università di Palermo, che ha parlato di una mafia che oggi non si accontenta più di condizionare la politica, ma che addirittura la fa. I gruppi mafiosi fanno politica controllando tutte le attività che si svolgono in una determinata area, dalle attività economiche fino alla vita privata degli individui; il che significa accaparrarsi e cogestire le risorse in forme più o meno dirette, e quindi interagire con gli apparati amministrativi e i centri decisionali. A partire da queste premesse si può pertanto parlare di “dualità” della mafia, che sta fuori e contro lo Stato (ad esempio con l’uso politico della violenza), ma che allo stesso tempo è dentro e con lo Stato (formando e controllando le rappresentanze istituzionali). Le parole del prof. Costantino possono essere lette come un avvertimento a tenere sempre gli occhi aperti e a diffidare di favoritismi, clientelismo e “vischiosità” che talvolta emergono in politica.

Il calendario dei seminari prosegue con altri appuntamenti: nel prossimo, il 18 gennaio alle 15, a Giurisprudenza, verrà affrontato il tema della “Lotta alla camorra tra attività investigative e cultura della legalità” e saranno presenti il Franco Roberti, procuratore aggiunto e responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Napoli, e don Tonino Palmese, educatore e referente in Campania dell’associazione Libera. L’incontro permetterà quindi di gettare uno sguardo sul problema camorra da due diverse angolature, l’una più tecnica, l’altra più sociale.

Altre due date sono fissate per febbraio: vi si parlerà del “Sistema investigativo della Direzione Nazionale Antimafia e delle Direzioni Distrettuali” con Carlo Visconti, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, e del tema delle “nuove mafie” etniche, attive nel traffico di esseri umani, con Nicola Maria Pace, procuratore della Repubblica e responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Trieste. A conclusione è previsto anche un incontro col procuratore Stefano Dragone ed altri pubblici ministeri trentini competenti in materia, per tirare le fila dell’intera iniziativa riflettendo su cosa significhi la parola “mafia” in un territorio come quello trentino.