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QT n. 4, 24 febbraio 2007 Monitor

Marco Columbro vs. Dustin Hoffman

"Tootsie" di Maurizio Nichetti è uno spettacolo agile, disinvolto, che affronta non banalmente un tema complesso; e Columbro regge il confronto con il mostro sacro Hoffmann. Poi, visto che tira, si vuole fare quello che non si sa, il musical...

Il giochino è scontato, ma inevitabile. Quando un lavoro della provincia (Italia) si confronta con un successo, di critica e di pubblico, della capitale (Hollywood) non può non scattare il meccanismo del confronto. All’insegna di un preconcetto “ma chi ve lo ha fatto fare?”: perché, vabbé, per attirare il pubblico si fa di tutto, però…

La locandina del musical “Tootsie”.

E invece no, dopo cinque minuti del Tootsie italiano, l’impari paragone con il film americano non sembra più così azzardato. Merito anzitutto di Columbro, che nei panni dello scorbutico attore che per trovare un lavoro si finge attempata attrice (di una “teleschifezza”) riesce a reggere il confronto nientedimeno che con Dustin Hoffman. L’interpretazione al femminile è infatti pienamente convincente; “forse è dovuto all’aver passato una grave malattia – ha confessato Columbro a latere dello spettacolo – mi ha fatto scoprire la dimensione della dolcezza”. E in effetti il maschio burbero, che fattosi donna si addolcisce, e meglio interpreta la vita, è reso molto bene; meno il processo inverso – quando la (pseudo)donna di fronte alle aggressività reagisce con asprezza maschile (ahinoi necessaria, perché la gente è debole con i forti) – processo ridotto all’uso di facili frasacce e gestualità da bulletto.

Complessivamente però Columbro azzecca in pieno il complesso personaggio. E anche l’insieme degli attori, e la regia di Maurizio Nichetti, presentano uno spettacolo agile, disinvolto, che affronta non banalmente un tema (il diverso approccio alla vita di uomo e donna) affascinante ma complesso.

Poi, certo, la provincia è provincia. E il casting non è, appunto, hollywoodiano. Chiara Noschese, per quanto brava, non ha la sensualità di Jessica Lange (che non a caso per il film ebbe l’Oscar); Enzo Garinei è molto bravo, ma ha 81 anni, per la parte del primario sporcaccione non ha più il fisico. E poi c’è la questione del musical…

Sì, perché lo spettacolo, visto il successo del momento, viene presentato in forma di musical. E qui non si sa se essere più seccati o ammirati, per quello che, con pochi mezzi, la compagnia è riuscita a fare. In un musical bisogna sapere recitare, cantare e danzare: e Columbro è bravissimo, ma solo a recitare, Noschese sa anche cantare molto bene, ma – con Laura Rocco – è l’unica, pretendere che l’ottantunenne Garinei si metta a danzare (come esplicitamente richiederebbe il copione!) è una crudeltà, ecc. Per di più le liriche non sono proprio travolgenti… Viene da chiedere: ma perché mai, dopo il confronto con il film, vi siete per soprammercato messi a misurarvi con un genere che non è il vostro?

Eppure lo spettacolo regge. E alla fine si applaude convinti. Quindi, bravi comunque.

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