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QT n. 4, 24 febbraio 2007 Servizi

I venti di guerra non fermano i volontari

L’impegno del volontariato trentino nel disastro del Corno d’Africa.

M. Abdu Ahmed, S. Cali Abuucar, Enrico Giglioli

Eritrea, Etiopia, Somalia, Paesi che tanti conoscono.

Pochi per conoscenza diretta, i più per averne letto sui libri o per averne seguito le drammatiche vicende sui media a causa della costante tensione tra di loro.

Sono questi i Paesi del cosiddetto Corno d’Africa, quella regione dell’Africa orientale sopraequatoriale che si affaccia sul Mar Rosso e sull’Oceano Indiano in una posizione geografica strategica di controllo su alcune delle rotte commerciali (e forse non solo) più importanti, trovandosi a ridosso del Golfo Persico, regione a fortissima importanza per le riserve petrolifere.

La storia di questi Paesi è costellata da endemiche tensioni e piccoli o grandi scontri armati con enormi costi in termini di vite umane e di risorse. Questi conflitti hanno avuto a volte origini nella decolonizzazione altre volte, invece, le spiegazioni addotte sono sembrate poco plausibili per giustificare la violenza di quegli scontri.

Dagli anni Sessanta fino all’inizio degli anni Novanta, c’è stata la lotta di liberazione dell’Eritrea dall’Etiopia, guerra che è terminata con la nascita di un nuovo stato, l’Eritrea, nel 1993. Ma nel 1998 è di nuovo scontro fra i due Stati, guerra che è cessata nel 2000.

In questi ultime settimane si è assistito al riaccendersi del conflitto tra somali, che con fasi più o meno violente perdura purtroppo da tanti anni, da quando cioè è stato allontanato il vecchio dittatore Siad Barre. Da allora la Somalia ha conosciuto solo le violenze fratricide e, più recentemente ha sofferto un periodo di vuoto di potere per l’assenza di un Governo centrale, con conseguente caos sociale.

Nell’estate scorsa una nuova forza organizzata militarmente e a forte connotazione religiosa, le Corti Islamiche, ha occupato la capitale, Mogadiscio, sconfiggendo i “Signori della guerra”, che in assenza di un governo centrale si erano di fatto spartiti il territorio.

Negli ultimi anni le istituzioni internazionali avevano avviato tentativi per risolvere la questione somala ed erano arrivati alla formazione di un governo che però non risiedeva nella capitale e non ha mai potuto esercitare il potere per l’ostilità appunto dei sopra ricordati “ Signori della guerra “

All’inizio di quest’anno abbiamo assistito all’entrata nella capitale dei militari governativi sostenuti però dalle truppe etiopiche, che storicamente sono percepite negativamente dai somali per l’antica questione dell’Ogaden (territori abitati da popolazioni di etnia somala facenti parte dell’Etiopia). L’impegno dell’Etiopia contro le Corti Islamiche è stato inserito nel quadro dello sforzo internazionale contro il terrorismo e l’integralismo di matrice islamica, così è stato giustificato anche il coinvolgimento dell’aviazione USA nel sud del paese.

Questo scenario ha trovato la popolazione di questa regione ormai sfiancata dai conflitti, al limite dell’assuefazione. Una situazione molto difficile, così com’è molto complicato rimuovere le cause dell’instabilità e far trovare alla Somalia la via della concordia e riappacificazione.

Ma per fortuna esistono anche altri strumenti efficaci in grado di intervenire a sostegno delle fasce più deboli della popolazione e favorire processi utili alla pace ed alla tolleranza. Parliamo delle associazioni di volontariato che operano laggiù, ed in particolare delle numerose associazioni trentine che, in un quadro di difficoltà come quello appena descritto, stanno lavorando in silenzio, impegnando tempo e risorse personali, pubbliche e private, in nome di una solidarietà che tiene in considerazione la persona umana ed i suoi bisogni soprattutto nei momenti di difficoltà.

I trentini hanno da sempre dimostrato grande attenzione e disponibilità a muoversi in favore delle situazioni di bisogno anche al di fuori della propria terra: in America Latina, in Asia e soprattutto in Africa. La sensibilità delle istituzioni provinciali e regionali, la generosità di aziende e privati incoraggiano e sostengono queste iniziative. Le attività di volontariato assumono, in questo momento storico particolarmente difficile, un valore simbolico e morale che va di là dal mero aspetto economico. Questo vale soprattutto nel Corno d’Africa.

Eritrea e Somalia sono state colonie italiane e l’Etiopia è stata pure occupata per un breve periodo dall’Italia. La facilità delle relazioni (molti, soprattutto anziani, parlano l’italiano), la relativa vicinanza geografica, le numerose testimonianze della nostra presenza in quei luoghi, il fascino della natura, fanno sì che molte persone, giunte in quei Paesi per i più disparati motivi, decidano di “fare qualcosa” per portare sollievo soprattutto alla parte più debole della popolazione come vecchi, bambini, ammalati. In Eritrea in particolare, sono presenti numerose associazioni trentine di volontariato che operano in ospedali o in collegamento con i religiosi cattolici, Frati Cappuccini e Suore di vari ordini.

Attraverso questa presenza e testimonianza si può contrastare chi predica l’odio invocando guerre di religione e scontri di civiltà con modalità più efficaci di qualsiasi altra. Solo a titolo di esempio vogliamo citare alcune di queste associazioni.

Associazione Amici del Coro Valsella per l’Eritrea, che opera nella fornitura di attrezzature medicali e di impianti per la produzione di acqua potabile ed energia elettrica. Provvede anche alla ristrutturazione di ambienti atti ad ospitare scuole per la formazione di personale paramedico. In questo particolare settore le iniziative vengono realizzate in stretta collaborazione con l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma

Associazione “Una Scuola per la Vita”, nata nove anni fa con lo scopo di realizzare progetti di alfabetizzazione, istruzione scolastica e professionale in Somalia. Nel corso di questi anni l’associazione ha realizzato numerose opere in questo Paese. Tra le più importanti, la ristrutturazione di un edificio scolastico ad Hamar Gedit, uno dei quartiere più poveri di Mogadiscio e l’attivazione al suo interno di una scuola materna, elementare, media e superiore che provvede, grazie ai finanziamenti annuali dell’associazione, all’istruzione di più di 800 bambini; la costruzione di un pozzo, l’acquisto di pannelli solari e di un generatore per garantire elettricità alla scuola, la realizzazione di un forno, l’apertura di uno spaccio di prodotti alimentari e materiali didattici, l’organizzazione di un presidio sanitario e la realizzazione di una mensa che dispensa ai bambini della scuola elementare almeno un pasto al giorno.

Associazione “Il Tucul“ di Vallarsa. Opera da molti anni nel nord dell’Eritrea, vicino alla città di Keren. Questa associazione opera in stretto contatto con le missioni cattoliche, in particolare con le suore Cappuccine. Ha costruito numerosi acquedotti, linee elettriche, scuole, chiese, forni per pane e molto altro. Anche in questi giorni un nutrito gruppo di volontari è sul posto per costruire importanti infrastrutture, malgrado le crescenti difficoltà di reperimento dei materiali e dei carburanti.

Come detto, ne citiamo solo alcune, ma molte sono le realtà che con grande generosità, coraggio e dedizione testimoniano concretamente che molto si può fare anche a livello personale per dare aiuto a quelle popolazioni e per evitare che situazioni di disperazione vadano ad alimentare le fila dell’integralismo e del terrorismo

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