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Il fascino buzzurro della destra

Sbracati? No, spontanei!

Q uesto centrosinistra che ci governa non è entusiasmante: così litigioso, pettegolo, ciabattone. Rimane, naturalmente valido – invincibile – il ricatto morale di sempre: se non votiamo questi, vincono gli altri, che sono mille volte peggio sul piano dei contenuti come sul piano etico ed estetico. Possiamo comunque capire che tanti dei "nostri" – vedi le ultime elezioni amministrative – si siano rifiutati di andare a votare; più ostico ci risulta invece accettare il fatto che qualcuno – come pure è successo - sia passato all’altro fronte. Evidentemente la destra ha un appeal che ci sfugge, e che forse risiede proprio in quelli che a noi sembrano difetti inescusabili.

Ecco, in proposito, tre episodi di cronaca locale avvenuti dal 18 al 21 giugno (li riprendiamo dal Trentino), che forse ci aiutano a capire il fenomeno.

Il primo – il meno significativo in questo senso - riguarda i saluti romani ai funerali di un vecchio volontario della RSI: roba vecchia, insomma, folklore forse divertente per qualcuno ma senza capacità attrattive. Tanto che le critiche più feroci arrivano proprio da un circolo di Alleanza Nazionale: "La visione del fascismo professata da costoro – scrivono - è quella succube della nefanda alleanza con il macellaio Hitler. L’alleanza per la quale si combatté una guerra disastrosa, si vararono le leggi razziali e si guastò quanto di buono fino ad allora il fascismo aveva saputo fare". Cioè il delitto Matteotti, la dittatura, la guerra di Spagna, l’avventura africana...? – ci viene da chiedere.

Ma per carità, apprezziamo lo sforzo – e anzi sottoscriviamo in pieno quando si definisce l’esibizione ai funerali "una palese provocazione di stampo neofascista che stride in modo allarmante con lo spirito di Fiuggi… e fa a pugni con la necessità di una destra che guardi in avanti". Questi estremisti arrivano a parlare di "esibizioni di sapore acremente passatista ed al limite del reato di apologia di fascismo"; e per quanto la vicenda vada letta all’interno del litigio fra le due anime provinciali di AN (dove i seguaci di Fini sono in minoranza), come detto, apprezziamo.

Più moderna e indicativa è la vicenda che ha avuto per protagonisti alcuni deputati leghisti, che recentemente "circondarono il banco del governo mostrando ognuno la prima pagina della Padania con il titolo ‘Fuori dalle balle’ riferito a Romano Prodi". Anche qui, volendo, c’è un ricordo di quel fascismo che parlava di "aula sorda e grigia", ma ciò che emerge di questi politici "nuovi" è la spontaneità, l’immediatezza, l’allegria, lo sberleffo. Insomma, quello che un politicante potrebbe definire "mancanza di senso dello Stato".

La storia arriva sulla cronache locali perché fra gli onorevoli che l’Ufficio di Presidenza della Camera ha sospeso per 10 giorni dai lavori parlamentari, c’è il trentino Maurizio Fugatti, che alla punizione reagisce da par suo: "Bertinotti è uno stalinista. A noi una sospensione lunghissima… mentre per altri parlamentari non ha certo usato lo stesso metodo… La nostra protesta in aula è stata pacifica, legittima e democratica… La Lega nord ha portato in Parlamento la voce della gente, di fronte al silenzio assordante del mondo politico, che ha visto l’occupazione di tutte le cariche istituzionali da parte della maggioranza… senza che nessuno abbia avuto il coraggio di protestare. Abbiamo voluto portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fatto che il governo prodi è delegittimato". Comunque la cosa non lo preoccupa: "Accogliamo questa sospensione come una medaglia al valore"

La terza storia ha per protagonista Emilio Giuliana, già consigliere comunale a Trento per AN e da tempo passato a Fiamma Tricolore. Si discuteva in aula di un provvedimento che "sembra favorire, e non sarebbe una novità, cittadini non italiani ed in particolare gli zingari, dando loro un accesso facilitato negli asili nido". Ciò lo induce a fare delle "riflessioni", che sono un trattatello antropologico: "Gli zingari costituiscono abitualmente dei gruppi delittuosi, in cui la pigrizia, il furore e la vanità predominano. Tra di loro sono molto numerosi gli assassini... E’ innegabile che nella maggior parte dei casi [i piccoli zingari] non hanno dei genitori ma degli aguzzini".

Anche qui la modernità mantiene un fil rouge (anzi, noir) col passato: si parte da un problema reale e di difficile soluzione, si semplifica all’osso il problema e si generalizza il tutto, con l’avvertenza di restare in sintonia con gli istinti più immediati dei cittadini (anzi, degli elettori), dandogli l’illusione che esista la ricetta per risolvere una volta per sempre il problema. Queste apparenti novità, in realtà così antiche che stavamo per dimenticarle, lorsignori le chiamano "tradizioni", "valori". Nel caso di Giuliana è vecchio, normale razzismo.