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Un’estate di mostre 2007

Rapida rassegna delle mostre d'arte (e non solo) proposte nel corso dell'estate.

Tra gli artisti che esposero a Ca’ Pesaro nel 1910, accanto a nomi come Boccioni e Casorati, c’era anche un diciottenne di Pergine: Tullio Garbari, un pittore e un intellettuale che nella sua breve vita – morirà improvvisamente a Parigi nel 1931 nemmeno quarantenne – ottenne risultati che ancora oggi riescono a coinvolgerci e interrogarci.

Un’ampia retrospettiva – la prima di questo impegno dalla mostra del 1984 a Palazzo delle Albere – gli è dedicata dal Museo Diocesano Tridentino, nelle due sedi di Trento e Villa Lagarina (visitabile fino al 4 novembre). La scelta delle curatrici, Domenica Primerano e Riccarda Turrina, è stata di organizzare il materiale in quattro grandi temi: la figura, l’architettura dipinta e pensata, il paesaggio, il sacro e l’allegoria. Garbari arrivò all’arte esplicitamente religiosa solo a partire dal 1927, ma la sua ricerca precedente è stata sempre profondamente imbevuta di una spiritualità sentita e cercata dapprima nelle figure e nell’ambiente della sua infanzia, poi nell’indagine di sapore quasi mitico sulle radici retiche della gente trentina. Il catalogo contiene diversi contributi originali, inclusi quelli dei nipoti dell’artista, Maria e Claudio Garbari, "custodi" dei suoi archivi, che ne mettono a fuoco anche la vicenda umana e intellettuale.

Peso e leggerezza, compattezza e trasparenza sono le polarità tra le quali si svolge il percorso di sculture di grandi dimensioni proposto da Nane Zavagno nella mostra visitabile a Castel Pergine fino al 5 novembre (vedi recensione Nane Zavagno).

Se nelle parti iniziali della salita verso il maniero troviamo esempi delle sue forme elementari geometriche in pietra o in ferro, che si impongono come massa e sbarramento, in alto si dispiega soprattutto la modalità costruttiva divenuta una caratteristica dell’artista friulano: l’uso di reti metalliche industriali che rende quelle stesse figure quasi aeree, le smaterializza e le compenetra con il paesaggio. Sul piano tematico il motivo conduttore è l’incontro maschile-femminile; sul piano delle forme, che paiono prelevate da una scacchiera ciclopica, la semplificazione astratto-geometrica è senz’altro favorevole all’effetto di "permeabilità", ma resta la sensazione che avrebbe giovato alla mostra dare un maggiore sviluppo al lavoro sulla forma, anche forzando - entro il castello ve ne sono alcuni cenni – il rigoroso modulo di impronta razionalista.

Ricca di appuntamenti l’estate 2007 al Mart di Rovereto, a cominciare dalla mostraevento dedicata a Maurice Denis (fino al 25 settembre a Rovereto, fino al 28 ottobre a Trento), della quale già vi parlammo nell’ultimo numero di QT. Unica nota stonata l’alquanto invasiva opera site specific che "accoglie" nella piazza del museo il visitatore, ovvero la ricostruzione in scala 1:1 dello studio che Segantini costruì sulle montagne dell’Engadina, realizzata da Luca Vitone (fino al 23 settembre).

Maurice Denis, "La dormeuse au bois magique" (1892).

Di tutt’altro effetto la mostra dedicata a un altro giovane talento, Matteo Basilé. Attraverso una serie di grandi fotografie, un video e una scultura, l’artista evoca mondi tra il magnifico e il mostruoso, raccontati con un linguaggio barocco al limite del rococò, esuberante e impossibile, popolato da nani deviati e donne in abiti vescovili. Imperdibile pure la mostra "Percorsi privati" (fino al 7 ottobre), dedicata a una serie di opere recentemente depositate al museo da un anonimo collezionista torinese. Si tratta di una collezione eclettica con opere generalmente di qualità che dal primo ‘900 -Balla, Savinio, Casosati, Carrà e Morandi sono solo alcuni degli artisti documentati- giungono fino alla contemporaneità di Kiefer e Boltanski, passando per Informale, Nouveau Réalisme, arte povera e Transavanguardia. Eterogeneo anche il nuovo allestimento della collezione permanente, rinfrescato nel nome (Tableau Drapeau) ma non troppo nella sostanza, anche se non mancano delle sorprese, come il video di Bill Viola "The Quintet of Remembrance" (2000).

Dalla mostra "Gli ori delle steppe".

Dai capolavori dipinti a quelli fotografati, con la mostra dedicata a Claudio Abate (fino al 7 ottobre), curata da Achille Bonito Oliva e ricca di 120 scatti. Attivo nel campo della fotografia professionista dal 1961, quando divenne assistente di Eric Lessing, uno dei fondatori dell’agenzia Magnum, il nome di Abate è indissolubilmente legato all’arte non solo italiana degli ultimi quarant’anni. Egli ha infatti documentato installazioni entrate nella storia, come l’esposizione di cavalli ideata da Kounellis nel 1969 alla galleria dell’Attico a Roma, ma anche moltissime performance, su tutte forse quelle di Luigi Ontani, nei primi anni Settanta. Ricordiamo infine che fino al 29 luglio sarà possibile visitare anche la mostra dedicata al pittore e illustratore Lyonel Feininger (vedi QT n. 11, 1 giugno 2007).

A Castel Ivano, dal 22 luglio al 2 settembre, è in programma una significativa antologica dedicata al pittore Eugenio Prati. Dopo la formazione veneziana, incentrata sulla pittura realista e la pratica del paesaggio dipinto en plein air, l’artista di Caldonazzo si avvicinò con convinzione alla lezione dei macchiaioli fiorentini, e in seguito alla scapigliatura lombarda. Da tali stimoli Prati definì uno stile autonomo, segnato dal passaggio dalla tradizionale pittura di storia alla centralità della vita degli umili, fino al paesaggio e alla vita rurale della Valsugana e del Tesino.

"Volto" di Federico Lombardo, uno dei docenti di "Scuola di Pittura".

Chiuso a grandi linee il quadro dei principali eventi dedicati all’arte, non rimane che ricordare due mostre extra-artistiche già approfondite su queste pagine. A iniziare da Gli ori delle steppe (Castello del Buonconsiglio, fino al 4 novembre), per poi passare alla mostra evoluzionista "La scimmia nuda" (Museo Tridentino di Scienze Naturali, fino al 6 gennaio 2008).

Per l’estate (fino al 14 ottobre) la Galleria Civica di Trento propone la mostra-laboratorio "Scuola di Pittura". L’iniziativa parte dall’interrogativo sul senso del dipingere oggi; "La pittura è morta. - ha affermato nella presentazione l’artista Gian Marco Montesano chiamato a dirigere la scuola - Per continuare a dipingere bisogna dimenticare Picasso e partire invece da Walt Disney, da Andy Warhol". Asserzione paradossale e nemmeno nuova; ma al di là delle stravaganze d’artista, il tema dell’attualità del dipingere è comunque intrigante.

Un silos decorato da Esther Stocker, docente a "Scuola di Pittura".

Verrà indagato attraverso la mini-mostra correlata (solo una decina di opere a spaziare su sei secoli, anche se con autori di rilievo, e soprattutto attraverso una serie di laboratori settimanali (iscrizione aperta a tutti, costo 30 euro), ognuno su una diversa tematica, dal nudo all’astrazione, e tenuti da giovani artisti ampiamente affermati : Bressan, De Grandi, Di Piazza, Frau, Lauretta, Lombardo, Raparelli, Roma, Stocker.

Poi, ogni venerdì alle 18, aperitivo con presentazione dei lavori realizzati.