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QT n. 21, 7 dicembre 2007 Cover story

Quei matrimoni misti…

Il 15% dei matrimoni celebrati in Italia è misto, italiani\e con stranieri\e; e in questa classifica il Trentino è secondo dopo l’Emilia Romagna. Sono unioni guardate con curiosità e sospetto, ritenute a elevato rischio di fallimento: i dati ci dicono che...

“Dopo la fine di un matrimonio burrascoso, con lei ho ritrovato la serenità", ci racconta entusiasta Mario. Ha gli occhi che brillano, questo corpulento impiegato quarantenne, mentre parla della sua dolce metà, una giovane romena che ha sposato quattro anni fa. "E’ servizievole, viene incontro ai miei bisogni, anzi mi precede. Lei fa tutto per me. Mi vergogno a dirlo, ma la sera mi lava persino i piedi. Quando sono giù è attenta al mio stato d’animo. A queste cose io non ero abituato. Col cavolo che le trentine sono così. Ad esempio, quando vuoi far sesso, loro non ci stanno perché hanno la testa presa da mille cose. L’unica pecca è che Monica non ha molta cultura, perciò è difficile avere un dialogo profondo".

Sta lievitando il numero degli uomini italiani attratti dal fascino delle straniere, tant’è che il 15% dei matrimoni celebrati a livello nazionale è misto.

Il Trentino è ben piazzato in classifica quanto a boom di coppie bi-etniche e tallona l’Emilia Romagna che è in testa. Dati alla mano, nel 2006, le unioni composte da un partner straniero erano il 14%, sul totale, contro il 7% del 2000 (vedi grafico e tabella).

L’anima gemella prediletta dagli uomini, per convolare a nozze, è quella proveniente dalla comunità immigrata moldava, rumena ed ucraina, ben rappresentata nella nostra provincia. Ma anche le brasiliane e le dominicane, con la loro carica di sensualità, conquistano alla grande i maschi. La ricerca del partner oltreconfine calamita meno le donne trentine, che scelgono di metter su famiglia, per lo più, con uomini nordafricani tunisini e marocchini.

Insomma, il compagno straniero non è più una rarità e le occasioni per incontrarlo durante un viaggio, sul luogo di lavoro o come vicino di casa, sono numerose. Eppure non è facile per queste coppie scrollarsi di dosso certe etichette. Sono bollate dai più come unioni "di comodo" che scattano con la molla della convenienza, per far ottenere allo sposo straniero in tutta fretta la cittadinanza italiana e migliorarne la posizione economica. C’è chi le considera fragili e quindi a rischio naufragio, specie se sono troppo mix nel colore della pelle, nelle tradizioni culturali e soprattutto religiose. Ma c’è chi vede di buon occhio la coppia meticcia, come una finestra sul futuro mondo plurale, un termometro per misurare il grado d’integrazione e tolleranza fra culture diverse.

Comunque sia, non c’è dubbio che queste unioni sono guardate con curiosità e sospetto, perché fanno a pezzi le regole del fare famiglia tradizionale e ci portano a fare i conti con molti pregiudizi che appiccichiamo allo straniero.

Qui vogliamo approfondire alcuni aspetti sociali e culturali della coppia mista, per sondare la trama di rapporti che essa vive dentro le pareti di casa e fuori.

Quando nel parlare comune si discute di unioni miste, è facile che il discorso scivoli sulla parola conflitto. Il partner straniero, con il suo fardello di novità nei comportamenti e stili di vita, è sinonimo di battibecchi e scaramucce. Se diamo un’occhiata ai dati nazionali dell’Istat sul tasso di fallimento delle coppie meticcie, scopriamo che, dal 2000 al 2005, le separazioni segnano un balzo in avanti (+85%) con più procedimenti non consensuali rispetto alle coppie autoctone. "In realtà - ci spiega Chiara Saraceno, professore ordinario di Sociologia della famiglia presso la facoltà di Scienze politiche di Torino - è difficile capire se questi numeri siano correlati alla maggior litigiosità delle unioni miste, oppure al fatto che esse sono aumentate. Certamente queste coppie hanno un conflitto potenziale e devono fare un ‘lavoro transculturale’ continuo. Inoltre hanno bisogno di molta comprensione e sostegno da parte delle reti sociali. Le diversità vengono a galla nell’educazione dei figli ed in ogni fase del loro sviluppo, perché ci si trova di fronte a modelli di socializzazione diversi. Le differenze religiose, in particolare, richiedono un certo riconoscimento in presenza di prole. Nel caso dei matrimoni islamico-cristiani, ma anche cattolico- ebreo o cattolico-protestante, la coppia può mettere in atto tre modelli. Ad esempio, ci può essere una bassa identificazione dei coniugi con le proprie diversità. In questo caso entrambi mettono in sordina la propria appartenenza religiosa. Oppure il credo è molto forte solo in un partner, perciò il coniuge più ‘debole’ lascia gestire all’altro l’orientamento religioso dei figli. Infine, c’è la coppia che richiede maggior negoziazione, quella in cui entrambi i coniugi hanno una forte appartenenza religiosa".

In sostanza, far girare l’ingranaggio di una coppia bi-etnica richiede una certa fatica.

La Chiesa, infatti, consiglia di raddrizzare bene le antenne qualora si metta una fede al dito ad una coppia con troppa disparità di culto. Tant’è che essa accende il semaforo verde previo rilascio di una dispensa, dopo aver strappato ai coniugi una solenne promessa: che l’educazione dei figli segua l’impronta della religione cattolica. Tradotto, ciò significa che l’altro partner deve dar poco peso al proprio credo.

"C’è da dire - argomenta Saraceno - che tutte le religioni ‘forti’ guardano con timore a queste coppie perché temono la secolarizzazione. E più unioni miste ci sono, più la società diventa secolarizzata. Pare, in ogni caso, che i figli delle coppie miste nella religione s’identifichino poco con il credo dei due genitori, rispetto a quelli delle coppie tradizionali".

A dipingere le coppie miste con un quadretto poco idilliaco provvedono anche i giornali, che fanno balzare spesso agli onori della cronaca il caso del papà musulmano che d’improvviso rapisce il figlio e torna nel paese d’origine, lasciando a casa la compagna in preda alla più cupa disperazione. E nessuno, generalmente, sa che pesci pigliare per risolvere l’ingarbugliata faccenda. Insomma, il pregiudizio aleggia alla grande quando lo sposo è islamico.

"Le cronache - puntualizza la sociologa - ci dicono l’eccezione, non la norma. Nel caso di matrimoni misti, per religione o nazionalità, ci possono essere conflitti anche sulle regole giuridiche. Questi fatti, in ogni modo, possono succedere anche con genitori d’altre nazionalità, perché ogni paese, con la sua legislazione, privilegia il proprio cittadino e lo difende". Ma vediamo ora di analizzare alcune dinamiche delle relazioni meticcie.

La gente tende a snobbare il ruolo delle compagne straniere. L’anima gemella oltreconfine è spesso considerata un partner "di riserva" per gli uomini che sono un po’ in là con gli anni e magari hanno altre esperienze matrimoniali alle spalle. In sostanza, se la freccia di Cupido non riesce a far breccia nel cuore delle donne locali, si corre ai ripari con le straniere, scegliendo quelle giovani, spesso con una posizione sociale inferiore. Viceversa, quando è la donna a scegliere un compagno straniero, preferisce un coetaneo con pari o superiore livello d’istruzione.

Ma perché sono più gli uomini a prediligere le straniere, con relazioni spesso poco paritarie?

"Gli uomini - chiarisce Saraceno -

in generale pescano nei mercati matrimoniali di tutti gli altri gruppi. Ciò è possibile perché essi si trovano in un ruolo forte: hanno più risorse di genere, potere e posizione sociale. Non dimentichiamo poi che l’età e la bellezza sono due fattori che incidono meno per loro.

Spesso i maschi vanno a cercare le donne in gruppi più deboli e quindi con meno potere contrattuale. In tal modo le straniere sono disponibili ad accettare un rapporto diverso da quello che i maschi potrebbero instaurare con le autoctone. Inoltre la straniera, lontana dalla rete famigliare e sociale, è più dipendente dal marito.

Molti uomini guardano oltre confine alla ricerca di un modello femminile che in Italia non trovano: le brave mogli tradizionali o la sensualità delle latino-americane. Le nordafricane sono meno appetibili perché c’è un problema di razzismo. Certo, una quota di matrimoni ha motivi di convenienza, questo però succede anche in quelli omogamici, solo che nei misti è più evidente.

Può essere in ogni caso semplicistico dire che le donne italiane con lo straniero hanno rapporti più paritari. Ad esempio, quando le autoctone scelgono compagni che provengono da paesi poco sviluppati, ciò suggerisce che si tratti di donne che, per età o aspetti personali, sono in posizione debole sul mercato locale e spendono la propria appartenenza ad un gruppo dominante come risorsa nel mercato matrimoniale oltre confine".

I temi dell’intervista che Chiara Saraceno ci ha concesso sono stati pubblicati anche in un suo editoriale sulla rivista "Reset", n° 103.