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Come non ridisegnare una piazza

Il concorso urbanistico per piazza Wallnöfer: un po’ di tutto su 8.500 mq.

Gli Schützen sono un fenomeno più rurale che urbano. Cosa c’entrano, dunque, con un concorso urbanistico per la risistemazione di una centralissima piazza a Innsbruck? C’entrano, poiché adunate e parate, come vedremo, sono a tal punto elemento integrante del bando del concorso, da rendere impossibile il compito degli architetti.

Stiamo parlando di piazza Eduard Wallnöfer (così fu ribattezata Landhausplatz in onore del grande Capitano degli anni ’70-80), la grande piazza di fronte alla sede della Provincia pochi metri a est di Maria-Theresien-Strasse. Piazza creata dai nazisti là dove sorgeva un vecchio quartiere con viuzze e vicoli angolati; infatti l’attuale sede del governo provinciale fu costruita come Gauhaus dell’amministrazione regionale nazista. E lo si vede.

La piazza, con ad ovest il colosso dell’amministrazione TIWAG (la società provinciale di energia) e a est una fila di case anni ’50, finisce male verso sud: infatti non si capisce dove finisce piazza Wallnöfer e dove inizia il piazzale davanti al casinò; urbanisticamente vi domina il "peccato originale" degli anni ’60: la torre dell’Hilton, in confronto alla quale i palazzi di Maria-Theresien-Strasse appaiano ridicolamente piccoli.

In mezzo alla piazza c’è il monumento alle liberazione, commissionato dai francesi nel 1948, purtroppo, in stile "eroico" post-fascista, difficilmente distinguibile dallo stile del Landhaus. Il resto della piazza? Un po’ di erba, qualche albero e qualche siepe, niente panchine (per non dare spazio a drogati, spacciatori extracomunitari e senzatetto), una fontanella e qualche piccolo monumento dimenticato qui perché nessuno lo voleva altrove. Insomma, un buco nero nel tessuto urbano. Bisognava far qualcosa, da anni.

Ma ora c’è fretta. Sta arrivando il mitico 2009, bicentenario della lotta di liberazione di Andreas Hofer, con la posa della prima pietra per il nuovo museo sul Bergisel, che costerà 22 milioni, ma che nessuno ancora sa a che servirà; intanto si studia come smuovere il dipinto col grande panorama della battaglia dal suo sito originario al nuovo museo, fra le proteste di associazioni della conservatoria e perfino funzionari del Consiglio d’Europa, con una valanga di parole sulla presunta singolarità dell’identità tirolese, e senz’altro con oceanici raduni di Schützen e nostalgici del Grande Tirolo unico ed indiviso.

Così, in febbraio, l’amministrazione provinciale ha messo in circolazione la bozza del bando di un concorso urbanistico per piazza Wallnöfer. Il dipartimento di urbanistica del comune e l’apposita commissione del consiglio comunale, in fretta e furia, hanno dovuto esprimere un parere sul "quadro urbanistico". Questo parere, votato a maggioranza, con la lista della sindaca e i verdi a favore, popolari tradizionali e socialdemocratici contro, tradotto in parole povere suona così: suvvia, questa vergogna di bando di concorso, chi volete che lo prenda sul serio?

Non c’è dubbio, il monumento alla liberazione deve restare dov’è, sebbene ciò comporti severe limitazioni per le possibilità di re-inventare la piazza. Non solo perché l’Austria è obbligata, costituzionalmente, a conservare i monumenti lasciati dagli alleati, ma soprattutto per rispetto al generale Bethouard, amministratore militare francese, che volle erigere questo monumento non alla gloria delle armate vittoriose della "grande nation", ma più umilmente per ricordare tutti i "morti per la libertà", resistenza tirolese inclusa; un simbolo, dunque, di democratica cooperazione fra vincitori/liberatori e vinti/liberati, per un futuro europeo migliore. Grande valore storico, architettura discutibilissima, ma deve restare.

Ma un terzo della piazza, fra monumento e Landhaus, dev’essere riservato a parate, adunate ed altre occasioni ufficiali. Nient’altro. Niente verde, niente panchine, niente di niente. Un triste deserto fra due segni architettonici severi: un monumento all’abissale distanza fra governo e cittadini.

Al margine sud, potrebbe sorgere anche un edificio. Una buona idea per chiudere la piazza, purché questo edificio sia proporzionato ed in linea con le funzioni della piazza stessa. Un semplice palazzone di 5 piani con degli uffici, sarebbe un disastro. Ma pare che la Provincia voglia proprio questo. Il comune, invece, questo edificio lo vede come un optional, un’idea la cui realizzabilità dovrà emergere proprio dal concorso.

Alla fin dei conti, escluso il terreno potenzialmente edificabile e l’area per le parate, rimangono, più o meno solo 3500- 4000 mq. Per cosa? Area verde? Piazza per girellare? Spazio da utilizzare per concerti e altri spettacoli? Magari un giardinetto per un ristorante?

Beh, un po’ di tutto. Monofunzionalità triste al nord, multifunzionalità caotica al sud. Grande auto-rappresentanza del Governo a nord, un mercatino per tutti i bisogni a sud.

I poveri architetti, da qui a giugno, dovranno trovare le forme da dare a questo pasticcio. Mi fanno pena. La colpa, alla fine, sarà data al vincitore del concorso. Ma in realtà, la colpa è di chi scrive, o fa scrivere, una tale cretinata e poi la chiama bando di concorso.

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