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Neonazisti, il silenzio uccide

La destra neofascista rialza la testa, ma la politica e i media non se ne preoccupano.

Sabato 23 febbraio circa 250 persone, soprattutto giovani di entrambi i gruppi linguistici, hanno dimostrato a Merano contro l’indifferenza di politici e mass-media di fronte ai numerosi nuovi episodi di aggressioni da parte di esponenti dell’estrema destra nel meranese. Solo in gennaio tre giovani sono finiti in ospedale in seguito alle botte ricevute da questi gruppetti. Poche settimane fa, vicino a Lagundo, la vittima che fuggiva a piedi è stata inseguita con un’auto fino in un meleto.

Un’escalation preoccupante, dopo che un paio di anni fa la magistratura era intervenuta con arresti e denunce nei riguardi di movimenti e gruppi che erano stati protagonisti di innumerevoli episodi di violenza gratuita, spesso davanti alle scuole e scegliendo come vittime ragazzi anche giovanissimi. Secondo la Procura della repubblica di Bolzano diversi gruppi avevano stabilito legami con analoghe formazioni situate sia a nord che a sud della provincia di Bolzano. Soprattutto attraverso siti Internet in Germania e Austria, dove la legislazione è molto severa, in forme più militanti nel nord Italia e in particolare nel Veneto, si assiste ad una riapparizione di gruppi organizzati che predicano e praticano la violenza ed esprimono contenuti razzisti e antisemiti.

"Schweigen tötet - il silenzio uccide", era uno degli slogan principale della manifestazione di Merano. Il giornale Alto Adige li ha liquidati come un "corteo di no-global", curioso modo di segnalare un movimento, quello di "Antifa", i cui partecipanti si contraddistinguono per lo sforzo di informarsi e informare sui preoccupanti segnali di estremismo e antisemitismo e che non si stancano di chiedere maggiore interesse da parte della società.

Durante la manifestazione è stato reso pubblico un manifesto in cui si chiede più "coraggio civile, informazione anche nelle scuole, reazione da parte dei politici, divieto per quei partiti che dietro la loro maschera nascondono un retaggio neonazista a fascista, la risoluzione della questione della toponomastica, una forte attenzione verso la violenza e un trattamento paritario di tutte le persone".

Mentre gli episodi singoli, anche se sempre più frequenti, non trovano un’adeguata risposta di polizia, le forze dell’ordine sono riuscite a bloccare la contromanifestazione dei neonazisti che intendevano scontrarsi con la manifestazione dei giovani dell’Antifa, accusandoli nei loro cartelli di essere "estremisti di sinistra" e di nascondere sotto l’antifascismo la violenza e il caos dell’anarchia.

Solo dopo la manifestazione il sindaco di Merano ha invitato cittadini e cittadine a segnalare ogni forma di violenza di cui siano testimoni o vengano a conoscenza.

A preoccupare è il diffondersi, soprattutto a Merano, del gruppo di Forza Nuova, i cui appartenenti nel giornale italiano vengono definiti "di profonda destra", e che si presentano come forza interetnica, contraria all’immigrazione illegale. In realtà nel loro programma sta un’ostilità all’immigrazione in genere, l’omofobia e l’adesione a tutte le battaglie di retroguardia, come quella contro la legge sull’interruzione di gravidanza.

I giovani antifascisti chiedono che non si sottovaluti la diversa pericolosità, spesso attribuita al contrario, fra questi neofascisti che spesso vengono considerati come "bravi ragazzi" e che in realtà sono disposti a tutto, e gli skinheads, che spesso sono folkloristici ma inoffensivi.

Durante la manifestazione è stato ricordato anche l’episodio in cui perse la vita Fabio Tomaselli, ventiseienne della Valsugana.

Nel 2002 fu trovato morto a Bolzano, in seguito alle percosse subite in un bar di via Druso da un gruppo di naziskin, due di Bolzano e due militari, tutti fra i 22 e i 24 anni.