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QT n. 6, 21 marzo 2008 L’editoriale

Mafia: vogliamo parlarne?

La società civile del sud si mobilità contro la criminalità organizzata, mentre la politica sembra essersene dimenticata.

Mi sembra una campagna elettorale piuttosto noiosa. Almeno quella che ci è rappresentata dagli schermi della televisione e dai giornali. Il guizzo di novità del Partito Democratico e della decisione di Veltroni di proporsi come orgoglioso e temerario unico protagonista della sfida a Berlusconi, dopo aver provocato alcuni effetti positivi, rischia di esaurire la sua carica riformatrice se non riesce ad imporre il confronto su contenuti concreti ed attuali. Forse nel suo viaggio attraverso l’Italia, nei contatti diretti con il popolo, nei suoi comizi, Veltroni è riuscito a tenere il tono giusto, a parlare dei problemi veri, a suscitare interesse e fiducia. Ma a chi non ha partecipato agli incontri elettorali, televisioni e giornali forniscono la cronaca di una polemica povera, se non meschina. Certo, per merito di Berlusconi, che con il becerume delle sue sortite fa degradare la disputa a livelli vergognosi.

La manifestazione di Bari contro la mafia.

E’ grave che abbia imbarcato Ciarrapico, fascista confesso, ma lo è ancor più che abbia motivato tale scelta dicendo che non conterà nulla ma che è utile perché i suoi giornali serviranno a raccattare voti. A questo proposito Fini, auspicando che il 13 aprile sia il giorno della liberazione degli italiani, in evidente spregio del 25 aprile, ha tradito il suo intimo ed inconfessato fascismo.

Ma ancora il cavaliere, che consiglia la precaria dal bel sorriso di risolvere il suo problema sposando un milionario, esibisce la sua concezione autentica della vita e della politica, intrisa di sotterfugi, astuzie, ed espedienti, la concezione che del resto era emersa nei fatti dei suoi precedenti governi.

Non di maggior spessore è il confronto sui programmi. A parte il gesto di stracciare con disprezzo il programma avversario, i temi imposti dalla destra sono ancora le pensioni, il mettere o non mettere le mani in tasca agli italiani, le infrastrutture come il ponte sullo stretto di Messina, addirittura il progetto di tornare in Irak con un nostro corpo di istruttori militari. Mai che un problema reale sia affrontato nella sua complessità tenendo conto dei suoi costi ed indicando le possibili ma realistiche soluzioni. Eppure tali problemi non mancano. L’istruzione, pubblica o privata nei suoi vari livelli, su su fino alla ricerca scientifica. Non basta dire che essa costituisce il più profittevole investimento, sarebbe utile sapere dove si intende attingere le risorse necessarie ad esso. Il risanamento della finanza pubblica, meritevolmente avviato dal governo Prodi, deve essere portato a termine soprattutto riducendo il debito e selezionando le spese utili da quelle superflue. La sicurezza dei cittadini minacciata da una criminalità diffusa, ed il sistema giustizia bloccato da processi interminabili e da una legislazione farraginosa e contraddittoria. E l’enorme questione della criminalità organizzata, che controlla intere regioni ed è presente in tutto il territorio nazionale.

Questo tema è del tutto assente dalle preoccupazioni dei partiti che ci chiedono il voto. Se tale trascuratezza è comprensibile per la destra, che con la criminalità organizzata ha una rete di relazioni tali che un suo ministro giunse a dire che con essa era inevitabile convivere, non è invece accettabile che la sinistra non se ne dia carico.

La questione è importante non solo per ciò che riguarda il livello di civiltà di un popolo, ma anche per la sua prosperità economica. E’ noto che il fatturato illegale della criminalità organizzato raggiunge livelli elevatissimi. E’ pacifico che nelle terre meridionali, dove essa regna incontrastata, non può svilupparsi un’economia sana. E se il sud d’Italia non si dà un’economia sana, è l’intero sistema economico nazionale a soffrirne. E’ dunque questo il problema principale della nostra economia e della nostra civiltà. Ma non se ne parla.

Ne parla la società civile. La confindustria siciliana ha deciso di espellere le imprese che pagano il pizzo. Il libro di Saviane ha ottenuto un grande successo editoriale. A Bari sono convenute centomila persone per manifestare l’esigenza di un contrasto costante, sistematico, inflessibile contro la criminalità organizzata. Si può vincere la sfida con i mezzi repressivi, ma soprattutto con una maturazione politica e culturale di quelle popolazioni. I segni di questa tendenza cominciano a manifestarsi. Ma è compito della politica promuovere ed orientare un’onda risanatrice affinché liberi l’Italia da questa pesante zavorra.