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QT n. 8, 19 aprile 2008 Servizi

“Vedo e volo”: un bel progetto (premiato)

Un gruppo di giovani, fra cui alcuni disabili, autori di un video per invogliare i coetanei al volontariato.

Che le passioni possano a volte trasformarsi in occasioni di successo è cosa nota. Che il primo tentativo di tradurre in realtà un passatempo saltuario si guadagni un prestigioso premio internazionale, è assai meno consueto. La bella avventura è capitata a Gianna Feller e Marco Rosi, che nella primavera del 2007 hanno partecipato a un bando dell’Arge Alp dal titolo "Giovani cool ed impegnati. Come rendere più allettante il volontariato per i giovani?" inviando un progetto centrato sulla loro passione per il video e la videoriproduzione. Dei 123 progetti presentati alle giurie regionali, 39 sono stati inoltrati alla giuria internazionale per la selezione finale e 6 alla fine sono stati premiati; "Vedo e Volo" è uno di questi.

L’idea di Gianna e Marco era quella di invogliare i giovani al volontariato tramite lo strumento visivo, ossia la produzione di un cortometraggio fatto da un gruppo di ragazzi che non si conoscevano, tra cui alcuni diversamente abili. Il gruppo diventa così una cosiddetta comunità creativa, che in un ritiro artistico di tre giorni deve fa emergere gli apporti di ciascuno per arrivare a un’idea condivisa di sceneggiatura e ad un vero e proprio video.

Detta così sembra un’impresa quasi disperata: come possono undici sconosciuti – fra cui alcuni disabili – convivere per tre giorni, organizzandosi quindi anche dal lato pratico e, nello stesso ristretto lasso di tempo, arrivare a produrre un’opera di accettabile livello artistico?

La giura del premio istituita dall’Arge Alp ha evidentemente ritenuto accettabile la sfida e il progetto – unico per il Trentino e uno dei pochissimi in Italia - è stato selezionato tra i sei vincitori. Così il 22 giugno 2007, in occasione della Conferenza dei Capi di Governo dell’Arge Alp, Gianna e Marco si sono recati a Bregenz per ritirare il premio, impegnandosi in questo modo a realizzare il lavoro. Cominciava a quel punto la parte più difficile del percorso, iniziato quasi per gioco qualche mese prima: trovare le persone disponibili a mettersi in gioco, la sede dove effettuare il ritiro e realizzare il video.

Le persone - ci dice Marco - le abbiamo individuate attraverso la rete di contatti delle cooperative sociali (Gianna lavora a Villa S. Ignazio e Marco alla cooperativa Samuele, entrambe di Trento, n.d.r.) e in particolare le associazioni Oasi della Valle dei Laghi, Macramé di Rovereto e tramite le conoscenze nell’ambiente universitario e nell’associazionismo. Alla fine abbiamo ristretto la rosa ad una decina di nomi, tra cui tre ragazzi diversamente abili. Poi è stata individuata la struttura, la casa gestita dall’Anffas a Olle Valsugana in Val di Sella, poi abbiamo noleggiato le attrezzature e alla fine siamo partiti per la grande avventura!"

"E’ stata davvero una sfida - continua Gianna - mettere insieme persone che non si conoscono per far nascere in tre giorni un video, prodotto da un’idea condivisa. E nel frattempo era necessario organizzarsi per mangiare, dormire, rispettare le esigenze di tutti, andare d’accordo".

E come avete fatto?

"Il primo giorno ci è servito per conoscerci, socializzare e creare dei laboratori che ci facilitassero il compito. Il secondo giorno abbiamo cominciato a buttare giù le idee, lavorando in due gruppi sui dualismi ‘dentro-fuori’ e ‘uguale-diverso’. Abbiamo perciò abbozzato una traccia di sceneggiatura e cominciato a fare le riprese, perché il terzo giorno dovevamo concludere. Infine ci siamo concentrati sulle immagini, girando intensivamente, ma è stato tutto un lavoro in divenire, un vero inventarsi le cose momento per momento. Nessuno di noi aveva una vera esperienza in materia: a me è sempre piaciuta la fotografia, di cui mi occupo da anni come hobby e da circa due anni mi sono appassionata di video e video-editing. Da quando ho cominciato a guadagnare qualcosa, ho migliorato il livello dell’attrezzatura... Ma comunque, non sapevamo da che parte cominciare; poi, girata la prima scena, le cose sono letteralmente venute fuori da sé insieme con le idee e alla fine avevamo a disposizione sei ore di video".

"Anche per me - interviene Marco - è sempre stata una passione: ho fatto un corso di video circa 5 anni fa e da allora non ho mai smesso. Il video mi ha sempre attirato perché è uno strumento agevole e immediato con il quale si può documentare ma anche esprimersi artisticamente".

Chi era il regista?

"Non c’era un vero regista – risponde Gianna - tutti erano coinvolti. Marco, e poi Mattia, con noi due il più attivo nel progetto, erano quelli con competenze più tecniche, e io li affiancavo. In seguito noi tre insieme abbiamo anche realizzato il montaggio".

Difficoltà?

"Poca cosa rispetto alla forza dello stare assieme. Era un salto nel buio e poteva andare tutto storto, invece la vitalità del gruppo ha sopperito alle mancanze tecniche. Il primo ciak è stato il più problematico: chi girava, chi recitava, chi preparava il set per la scena successiva... eravamo un po’ spaesati. Poi, in modo naturale, la confusione e il non avere ruoli  definiti si è trasformato in  energia per lavorare e in idee da realizzare di momento in momento".

Com’è stata la reazione dei ragazzi disabili?

"Erano molto coinvolti, anche se all’inizio non si sentivano a proprio agio. Però il video è uno strumento accattivante, basta lasciarsi andare e le cose vengono fuori da sé. Ma questo vale per chiunque".

Che storia ne è uscita?

"Il racconto delle emozioni e delle immagini che le quattro parole ‘dentro-fuori’ e ‘uguale-diverso’ hanno suscitato in ogni partecipante.  Ne è nata una storia di 25 minuti, ‘Manicomiche’,  ricca di significato e di messaggi simbolici, non immediati né banali e per questo forse difficili da afferrare appieno ad una prima visione. Una storia densa e molto sentita".

Come si fa ad estrarre 25 minuti da 6 ore di materiale?

"Le sei ore comprendono anche il girato durante i laboratori preparatori, quindi il materiale  per il mediometraggio in realtà è molto meno.  Selezionare le scene per costruire ‘Manicomiche’ non è stato difficile perché avevamo realizzato degli storyboard, delle trame che ci sono servite da canovaccio. Alla fine però lottavamo davvero contro il tempo e non abbiamo potuto permetterci di ripetere le scene per cercare la perfezione dei particolari. Quello che abbiamo fatto in fase di montaggio è stato cercare di evocare la magia delle tre giornate trascorse insieme in Val di Sella e collegare gli spezzoni dando un senso al tutto. Ci pare di esserci riusciti".

L’avete già presentato in prima visione?

"Abbiamo fatto una proiezione a Villa S. Ignazio il 6 marzo scorso, ed è stato un successo di pubblico: non ci aspettavamo così tanta gente".

Quali sono stati i commenti che avete raccolto?

"Molti dicevano che si coglieva bene l’energia che c’era nel lavoro e nel percorso che l’aveva creato. Altri sono stati colpiti dai messaggi simbolici e notavano che il video andrebbe visionato più volte per comprenderlo appieno. Questo ci ha fatto particolarmente piacere, perché la nostra intenzione era appunto quello di produrre qualcosa che facesse pensare".

Progetti per il futuro?

"Proprio in questi giorni, insieme con Mattia e un’altra amica, Tiziana, abbiamo fondato l’associazione ‘Lanterne per Lucciole’, che per statuto si propone di svolgere attività di promozione sociale per mezzo del video e della comunicazione audiovisiva. Poi abbiamo delle idee: un video di formazione con ragazzi disabili e dei brevi documentari per illustrare una realtà, il sociale, di cui si parla sempre troppo poco. E poi ci piacerebbe riuscire a costruire un evento attorno a questa avventura, per farla durare il più a lungo possibile. Pensiamo a qualcosa che abbia al centro il video indipendente legato al sociale, cosa che in Trentino manca completamente. Ma naturalmente è una questione di soldi, tempo e professionalità. Le idee sono tante, ma non abbiamo fretta. Però se qualcuno vuol farsi avanti, per entrare nella nuova associazione e portare nuovi stimoli saremo lieti di accoglierlo. Se poi avesse delle competenze in materia o qualche soldo da investire sarebbe ancora meglio".

Pensate di presentare il video nelle scuole o fare delle altre proiezioni pubbliche?

"Ci stiamo dando da fare, quello della scuola è naturalmente un canale che ci interessa. Se qualche insegnante volesse contattarci, siamo disponibili ad intervenire in classe per spiegare ai ragazzi il senso della nostra esperienza e quello che ha significato per noi. Ma vorremmo rivolgerci anche a cooperative sociali, gruppi giovanili, associazioni e volontariato, insomma chiunque sia attratto dal video o pensi che la nostra esperienza gli possa essere utile. Inoltre, finché ne avremo a disposizione, forniremo gratuitamente copia del video".

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Per contatti:

Gianna Feller: giannafeller@vsi.it

Marco Rosi: Cooperativa Samuele, 0461-230888