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Bonifica a Trento nord: un passo avanti

Uno degli impegni dell’attuale Amministrazione comunale, sempre a parole assicurato alla popolazione, è stato quello di intervenire sulle ex aree industriali di Trento nord pesantemente inquinate da oltre mezzo secolo di industrializzazione selvaggia in maniera da restituirle alla città. Con un vincolo, preciso e più volte ribadito, quello di agire sulla destinazione urbanistica in maniera da ottenere la bonifica integrale delle aree ex industriali prima di consentire la costruzione di un solo metro cubo di edificio.

L'area della Sloi (foto Piero Cavagna).

L’area cosiddetta di Trento nord è rappresentata dal sedime di due industrie ora chiuse e smobilitate: una, la Carbochimica, che distillava carbone e prodotti catramosi per ottenerne vernici e resine plastiche varie, l’altra, la Sloi, che produceva additivi, a base di piombo, antidetonanti per i motori.

La storia fa risalire la dislocazione dei due stabilimenti a Trento agli anni fra le due guerre mondiali, allo scopo di offrire, ad una città che usciva dalla Grande Guerra molto ridimensionata in termini di importanza economica, un minimo di occupazione. Ed allora non si badò molto alla pericolosità dei prodotti lavorati e così avvenne addirittura che quando finalmente ci si avvide che il piombo tetraetile, che veniva prodotto dalla Sloi, costituiva un pericolo mortale per l’intera città, e si tentò di arrivare alla chiusura della produzione, furono gli stessi operai di quella fabbrica a scendere in piazza a difesa del loro posto di lavoro, costi quel che costi.

Così si arrivò alla chiusura dei due vecchi stabilimenti solo dopo un fatto eclatante che ne dimostrò, oltre ogni ragionevole dubbio, l’assoluta pericolosità.

Con la dismissione delle attività, attorno a quelle aree, i problemi
sanitari si intrecciarono con gli interessi immobiliari. Al punto che il viluppo di interessi portò addirittura il presidente della Provincia (Mario Malossini) nelle pubbliche galere. Sta di fatto che, in barba alle previsioni urbanistiche che prevedevano un utilizzo pubblico delle aree, furono dei privati investitori ad accaparrarsele (ad un prezzo stracciato, in quanto già da allora si era ben consapevoli dello stato di pesante inquinamento dei terreni), confidando di risolvere sia il problema della destinazione urbanistica, sia quello del disinquinamento.

Sul primo ebbero facilmente ragione, in quanto l’ente pubblico cambiò rapidamente idea e decise di lasciare il campo ai privati; sul secondo, invece, le cose in breve si mostrarono decisamente più complicate.

Oggi la memoria degli eventi che avvolsero la produzione, in termini di operai morti e cittadini che pagarono a caro prezzo la respirazione quotidiana delle emissioni mefitiche che provenivano dai due stabilimenti, si è molto affievolita, lo stesso assessore all’urbanistica e l’attuale sindaco sono troppo giovani per avere piena consapevolezza di quei tempi, figuriamoci le nuove generazioni!

E con la dimenticanza si è rischiato di affievolire la tensione sul tema del pericolo mortale ancora rappresentato per la città dalla presenza nel suo sottosuolo di prodotti inquinanti dispersi in anni di incidenti industriali.

Il rischio rappresentato per la città è ben evidente, se solo si ha l’accortezza di leggere le schede tecniche dei prodotti dispersi. Nelle condizioni di quiete idrogeologica i prodotti inquinanti sono fermi sotto terra, in sostanziale sicurezza, ma nel momento in cui si volessero utilizzare i 14 ettari dei sedimi dei due stabilimenti per realizzare un brano importante per la città edificata, lo scavo dei relativi terreni mostrerebbe tutta la sua mortale pericolosità.

Nel frattempo il Consiglio Comunale è stato continuamente stressato dai proprietari affinché assegnasse ai sedimi delle due fabbriche una nuova destinazione urbanistica, arrivando addirittura a minacciare azioni legali contro il Comune, come se si potesse risolvere il tema tecnico della bonifica attraverso delle azioni legali.

Il fatto è che, in base alle intese raggiunte, sta alla proprietà (d’intesa con gli appositi uffici tecnici della Provincia) individuare le tecniche di bonifica opportune; e sta al Comune decidere realistiche destinazioni urbanistiche che permettano ai proprietari (senza stravolgere il contesto urbano) di rientrare dei relativi costi. In pratica: il Comune permette di costruire più metri cubi per finanziare il disinquinamento.

Solo che, di fronte alle difficoltà tecniche di arrivare ad un disinquinamento non troppo oneroso, i proprietari hanno fatto di tutto per arrivare ad una costruzione frazionata nel tempo, bonificando prima le aree dove le tecniche sono più consolidate e meno onerose, con il fortissimo rischio di lasciare inquinate le aree più difficili da bonificare, consegnando così la patata bollente all’ente pubblico.

Su questo tema si è svolto il dibattito dentro e fuori il Consiglio Comunale durante questi due ultimi anni, con molte orecchie disposte a sentire le perorazioni dei proprietari. Infine ha prevalsa la prudenza, il buon senso, e la visione del bene complessivo.

Infatti, in questi giorni il Consiglio Comunale di Trento ha dato il via alle operazioni di progettazione delle opere di bonifica, con il fondamentale vincolo precauzionale per cui la preventiva bonifica dovrà essere totale su entrambi i sedimi industriali, prima dell’inizio di qualsiasi costruzione.

Non è stato facile arrivare a questo provvedimento - che comunque alla fine è stato votato in modo pressoché unanime dal Consiglio Comunale di Trento - con il quale si nega la possibilità del frazionamento delle operazioni di bonifica e costruzione; ma alla fine ha prevalso la consapevolezza del mortale rischio di lasciare al Pubblico Erario il compito di bonificare le aree più difficili.

E’ stata una buona scelta, nonostante si possano ragionevolmente nutrire ancora dei timori causa l’assoluta indeterminatezza delle tecniche di bonifica (in Consiglio si sono presentati a spiegarcele perché ancora segrete, in quanto sottoposte a procedura di brevetto).

Pertanto, pur con tutta la fiducia nella Provincia, che si è assunta il ruolo guida della progettazione delle opere di bonifica, a nome e per conto dei proprietari, sarà bene che l’Amministrazione comunale continui a vigilare affinché gli interessi degli immobiliaristi proprietari non vengano a configgere con quelli, deboli, della popolazione di Trento, che si aspetta la totale bonifica di Trento Nord in massima sicurezza.