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La finta “mobilità alternativa”

Paolo Mayr, Italia Nostra
I laghi di Colbricon

Nel Trentino occidentale, nel Parco Naturale Adamello-Brenta o in sua diretta prossimità, sta iniziando la realizzazione di un sistema gigantesco di vari impianti, piste e parcheggi. A Pinzolo si festeggia l’inizio dei lavori e la Provincia elargisce o promette di finanziare quasi per intero l’imponente costo di circa 40 milioni. Probabilmente perché la popolazione della Val Rendena langue in una situazione di indigenza più grave di quelle presenti in Valsugana o in Vallarsa o nel Vanoi!

A nulla è valso rilevare gli impatti irreversibili in ambiti di altissimo valore paesaggistico, tradizionale, alpinistico (Val Brenta, Plaza, Fogaiard) in zone protette (SIC), in zone valanghive, instabili, esondabili (Tulot), né la contrarietà al collegamento espressa dai campigliani in un incontro a Madonna di Campiglio l’8 aprile. A seguito di quella riunione, invitammo Dellai ad incontrarsi con la popolazione e con le associazioni ambientaliste, appello inascoltato.

C’è poi la favola della mobilità “integrata”, così definita per nascondere l’insostenibile mobilità “alternativa”. È vero che si è accennato fumosamente a un sistema di collegamento lungo la valle con autobus a basso inquinamento, ma se si fosse voluto affrontare il problema della mobilità alternativa, si sarebbero dovuti realizzare per primi questi interventi, mentre in pratica si procede alla realizzazione di impianti e piste a sola valenza invernale: ovviamente ben pochi automobilisti saliranno a Madonna di Campiglio attraverso un sali-scendi assai poco attrattivo, dopo la prima sperimentazione.

Ancora una volta i Servizi tecnici provinciali, l’Ente Parco, il Comitato provinciale per l’Ambiente, la Giunta Provinciale, hanno finanziato, pur con molte prescrizioni, un progetto di grande impatto, di dubbia sostenibilità economica, almeno per quanto attiene il collegamento, in evidente contrasto con le direttive del Parco Naturale e con le normative europee relative alle aree tutelate ed alle quote massime di finanziamento. Hanno mancato al dovere di controllo, a loro affidato, sulla sostenibilità degli interventi.

E passiamo al Trentino orientale, nel Parco di Paneveggio-Pale di S. Martino, dove le società impiantistiche locali intendono realizzare un impianto di cosiddetto collegamento tra S.Martino di Castrozza e Passo Rolle, che in realtà non partirebbe da S. Martino ma dall’impianto più a nord di Malga Ces, a circa 4,5 km dall’abitato. L’impianto passerebbe per due terzi sopra una zona di tutela integrale del Parco, in area di grande importanza paesaggistica (laghi Colbricon, monte Cavallazza), naturalistica ed archeologica. Spudoratamente anche quest’intervento veniva indicato come valido impianto di mobilità “alternativa”. Anche in questo caso, nonostante insormontabili contrarietà espresse da associazioni protezionistiche, dalla SAT e da numerosi cittadini e comitati, nel 2008 il progetto veniva approvato dagli organi tecnici provinciali e dalla Giunta Provinciale. A cosa servono la V.I.A. e l’esame del Comitato Provinciale per l’Ambiente, se alla fine il responso deve essere sempre positivo?

Gli elementi di negatività erano così evidenti, che i consiglieri provinciali avevano promesso il loro appoggio alla mozione presentata dal consigliere Roberto Bombarda il 14 aprile, che prevedeva la sospensione dell’iter per la realizzazione dell’impianto e un’ipotesi alternativa per il Colbricon.

A ciò si è aggiunta la difficoltà a raccogliere in sede locale un terzo del capitale necessario per realizzare il collegamento funiviario e la bocciatura del protocollo d’intesa tra PAT, enti locali e imprenditori da parte del Consiglio Comunale di Fiera di Primiero. Giocando d’anticipo, l’assessore all’Urbanistica Pacher, in occasione della manifestazione organizzata davanti alla Regione da Officina Ambiente e da Primiero Viva (14 luglio), preannunciò la decisione di sospendere l’iter amministrativo per un periodo di ripensamento di 3 mesi, con l’intenzione di valutare altri progetti alternativi e, tra questi, accennando alla soluzione con trenino a cremagliera.

Ovviamente abbiamo accolto con soddisfazione la notizia e l’approvazione all’unanimità del dispositivo (ma non della premessa) della proposta di mozione del consigliere Bombarda, ma, poiché non crediamo nei miracoli, né all’autonomia dal potere politico dei servizi provinciali, esponiamo le seguenti critiche e proposte:

  • Riteniamo il periodo di tre mesi troppo breve per eseguire un’indagine seria;
  • se si volessero confrontare altre soluzioni progettuali con quella approvata lo scorso anno, il confronto dovrebbe essere alla pari: impianto a fune contro impianto a fune, non contro trenino. Non si può confrontare una strada provinciale con un’autostrada!;
  • il trenino sarebbe più opportuno e necessario in altre valli trentine più dense di utenze, quali le valli di Fassa, Fiemme, Rendena e l’Alto-Garda;
  • se vuole funzionare da mobilità alternativa, l’impianto funiviario del Primiero dovrebbe partire a monte e vicino all’abitato ed essere collegato con gli impianti ad est ed ovest di S. Martino di Castrozza. Per questo la soluzione più logica dovrebbe correre lungo la valle del torrente Cismon che scende dal Rolle, valle esterna al Parco e diffusamente antropizzata;
  • dovendo adattarsi alla configurazione planimetrica irregolare della valle e mantenersi il più possibile aderente al terreno, l’impianto dovrà essere progettato con percorso non rettilineo, ma a spezzata;
  • l’impianto dovrà avere la massima flessibilità, con inserimento in linea delle cabine in funzione delle richieste, con sistemi automatizzati comandati dagli utenti, e ovviamente dovrà funzionare in tutte le stagioni,
  • infine per garantire la massima trasparenza, sarebbe opportuna la partecipazione nella commissione di studio di un osservatore/esperto delle associazioni ambientaliste ed uno della SAT.

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