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QT n. 4, aprile 2010 Servizi

I biotopi, 25 anni dopo

Istituiti nel 1986, rappresentano un importante 1% del territorio trentino poco valorizzato e scarsamente protetto

Il canneto fa parte di un biotopo, posto sulla sponda nord-ovest del lago di Caldonazzo. È il “Biotopo dei canneti di San Cristoforo”. È stato parzialmente bruciato a metà marzo e ovviamente, data la stagione, l’incendio è doloso. “È successo più volte negli ultimi anni. - precisa Lucio Sottovia, dirigente del Servizio Conservazione della natura, che ha la competenza sulle aree protette - Non abbiamo ancora verificato i danni, tuttavia ci siamo consultati con il Museo di Scienze. A loro parere non dovrebbero essercene: in queste settimane ancora non abbiamo nidificazione di uccelli acquatici in corso e in quella parte di canneto non si registra la presenza di anfibi. Il canneto ricrescerà in fretta. Il gesto però è molto brutto e preoccupante”.

Secondo Legambiente, che sul lago di Caldonazzo ha svolto due edizioni della campagna “Goletta dei Laghi” nel 2007 e nel 2008, il ruolo ecologico del canneto e del biotopo non è ancora abbastanza compreso e apprezzato, anche da alcuni operatori turistici. L’incendio quindi, seppure gesto di uno o di pochi, si somma alla scarsa attenzione dei turisti per questo aspetto del lago e ai vari fattori di disturbo che premono sul maggiore lago interamente trentino, oppresso dalle case costruite in un passato dall’urbanistica senza rispetto, traffico e da una forma di turismo stagionale chiassoso e distratto.

Facciamo un passo indietro, allarghiamo lo zoom, analizzando la questione del governo del territorio. I biotopi sono piccoli lembi di territorio. Sono in tutto 289, tra comunali e provinciali. Coprono meno dell’1% della superficie totale del Trentino, però sono di grande importanza, perché, come recita il sito web della Provincia nella pagina a loro dedicata, “tutelano ambienti particolari di straordinaria ricchezza biologica, soprattutto zone umide quali stagni, paludi e torbiere, ma anche zone aride. Divenuti al giorno d’oggi assai rari a causa delle forti alterazioni del territorio dovute all’azione dell’uomo, la conservazione di questi ambienti assume grande importanza ai fini del mantenimento della variabilità genetica del patrimonio naturale”.

Le conseguenze dell’incendio al biotopo di San Cristoforo

Furono istituiti nel giugno del 1986, con la legge provinciale n. 14, grazie alla volontà dell’allora Assessore all’Ambiente e Vice Presidente della Giunta Walter Micheli, padre anche della stagione di avvio dei Parchi naturali. La legge fu un atto legislativo rilevante: anticipava infatti la Convenzione di Rio de Janeiro, sottoscritta da molte nazioni nel 1992, che l’Italia ha recepito nel 1994.

L’idea sottesa alla tutela dei biotopi è la costituzione di una difesa di valori ecologici specifici “in situ”, cioè nel luogo dove si trovano: un valore che sarebbe stato espresso per la prima volta a livello internazionale proprio con la Convenzione di Rio.

“Il Trentino ha estesi ecosistemi forestali, ai quali giustamente si dedica costante cura. Ci dimentichiamo però che esistono anche, e sono fondamentali per la biodiversità, questi preziosi microambienti, soprattutto in fondovalle, che è molto degradato” - spiega Paolo Pedrini, zoologo e Conservatore di Zoologia dei Vertebrati al Museo di Scienze di Trento, che si occupa anche dei censimenti della fauna nelle zone umide. “Il lago di Caldonazzo - continua - è un’importante sito di nidificazione di uccelli stanziali, come lo svasso maggiore, che qui ha una colonia, e la folaga. Poi è uno specchio d’acqua importante per lo svernamento di moltissimi uccelli acquatici migratori, come le morette, i moriglioni e tanti altri. Il canneto ha un ruolo centrale: per l’avifauna nidificante stanziale e migratrice. È importante per la fase di alimentazione precedente alla migrazione di specie oramai rare in Trentino e comuni altrove, dove le condizioni ambientali sono migliori: cannaiole, cannareccioni, migliarino di palude. In autunno il canneto è dormitorio per migliaia di rondini prima della migrazione verso l’Africa. E poi il canneto depura le acque naturalmente”.

I biotopi dunque sono luoghi di vita importanti per tanti animali.

Due persone per 67 biotopi

Le conseguenze dell’incendio al biotopo di San Cristoforo

Ma i biotopi sono sorvegliati, si curano attività di divulgazione e sensibilizzazione?

“In effetti negli ultimi anni la Provincia li ha trascurati. Ci siamo impegnati su Rete Natura 2000, sulle cartografie, sulle regole nuove. È opportuno - anche a seguito di segnali brutti come un incendio doloso - investire sull’educazione e sulla loro valorizzazione” - argomenta Lucio Sottovia.

Però l’Ufficio Biotopi non ha personale per la sorveglianza e men che meno per l’attività divulgativa e culturale. “Sono distaccati da noi solo due agenti forestali, che devono sorvegliare tutte le aree protette del Trentino, esclusi i Parchi naturali” (In pratica due persone per 67 biotopi provinciali e quattro riserve, n.d.r.) - Quello che riescono a fare è a malapena segnalare alcuni fattori di criticità”.

Giriamo la domanda a Maurizio Zanin, dirigente del Servizio Foreste e Fauna. “Con i circa 150 agenti che abbiamo in servizio esterno sul campo si riesce con difficoltà a seguire la parte strettamente forestale e generale. Non è pensabile attuare anche la sorveglianza o la divulgazione specifica nei biotopi con le nostre forze. Bisogna potenziare l’Ufficio Biotopi”.

Eppure la recente legge 11 del 2007, che ha riordinato la materia delle Aree Protette, affida alle Stazioni Forestali anche questo compito. Ma come abbiamo ricordato in recenti articoli, il Corpo Forestale trentino ha personale insufficiente per coprire tutti i diversi compiti di sorveglianza, educazione, informazione, supporto ad altri enti. Allo stesso tempo non si finanzia l’Ufficio deputato alla promozione e gestione delle Aree Protette.

Oggi di quello che era un ampio canneto che circondava il lago, rimane ciò che Paolo Pedrini definisce “lo scheletro di un vero canneto”. Eppure centinaia di appassionati birdwatcher lo battono palmo a palmo per studiare gli uccelli. La biodiversità infatti, oltre ad essere un valore ecologico e quindi necessario in sé, rappresenterebbe anche un importante fattore di attrazione per un turismo naturalistico. Se fosse valorizzata.

In una prima fase in effetti si erano costruiti alcuni centri visita e torri di avvistamento (come a San Cristoforo o al Taio di Nomi), si erano allestiti percorsi di fruizione con pannelli illustrativi, si erano pubblicate le guide di visita, si era strutturata una attività didattica. Poi su tutto è sceso un velo di indifferenza. Anzi, per dare l’idea della valorizzazione reale, nel celeberrimo biotopo della splendida e rara torbiera intersecata da boschi di Pian degli Uccelli - a 1800 metri, all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta - passerà una delle piste del contestatissimo collegamento di impianti di sci tra Pinzolo e Campiglio.

Un preoccupante megaprogetto

Una proposta lanciata da Legambiente con la Goletta dei Laghi, era di istituire un Centro di Educazione Ambientale a Caldonazzo, per proteggere meglio e dare un valore culturale e turistico agli esigui 9 ettari di canneto rimasti, proponendo ai residenti e ai turisti attività divulgative e guide naturalistiche, accanto ad una azione di sensibilizzazione verso gli uccelli che vivono il lago. Ora invece incombe un mega progetto di valorizzazione intorno al lago stesso da parte della Provincia. Milioni di euro di costo previsti, varie opere di impatto dubbio, il tutto progettato dai Comuni senza mettere in campo (come al solito) la partecipazione dei cittadini.

“Come si pensa di integrare queste nuove opere con gli elementi di naturalità ancora presenti intorno al lago?” - si chiede preoccupato Germano Carpentari, storico esponente locale del WWF. La legge 11 del 2007 tra l’altro ha ridefinito i biotopi semplicemente “riserve naturali”. Le parole hanno un senso: biotopo indica chiaramente l’idea di un particolare luogo di vita, è parola ormai entrata nell’uso comune, con una forma di rispetto. Ora si rischia ancora di più di perdere la riconoscibilità del ruolo di queste aree protette,

Chissà se il lago, il suo canneto e gli altri biotopi resteranno il regno della biodiversità.