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QT n. 1, gennaio 2011 Trentagiorni

Acqua trentina: come andrà a finire?

In assenza di moratoria, il 31 dicembre in Italia si assisterà ad una accelerazione della privatizzazione della gestione dei servizi idrici. In Trentino la questione rimane complessa: il 29 ottobre la Giunta Provinciale ha licenziato gli articoli 22 e 23 della “Proposta Gilmozzi”, facendoli entrare definitivamente nella Legge finanziaria 2011 della Provincia; inoltre, la riforma delle autonomie stabilisce che, dal 2011, i servizi idrici dovranno essere erogati in modo associato dalle Comunità di Valle, che avranno il compito di stabilire le forme gestionali del servizio scegliendo tra quattro modalità: S.p.a miste o pubbliche al 100%, gestioni “in economia” affidate direttamente ai Comuni, oppure Aziende speciali.

Come sottolineato da molte voci, è evidente che anche in Trentino si vuole lasciare spazio alla privatizzazione dei servizi. Intanto, dato che la Provincia, pur approvando la finanziaria, non ha prorogato le convenzioni in essere, per evitare l’interruzione dei servizi il 22 dicembre il Comune di Trento ha deliberato d’urgenza la proroga per l’affidamento del servizio di gestione dell’acquedotto agli attuali affidatari (Dolomiti reti e Dolomiti energia) fino al subentro del nuovo affidatario e rinviando al 2011 la scelta definitiva della forma di gestione da adottare. Tale proroga, se pur necessaria, potrebbe risultare un modo per non affrontare la questione e lasciare di nuovo le cose come stanno. Nardelli, per quanto riguarda la situazione di Dolomiti Energia, ha avanzato una proposta interessante: scorporare il ramo acque e mantenere la sua gestione sotto il pieno controllo pubblico attraverso trattative interne a Dolomiti Energia con le quali far valere la maggioranza azionaria detenuta dai comuni di Rovereto, Trento e Provincia.

Il problema principale rimane, in ogni caso, la volontà politica di ripubblicizzare la gestione idrica e, fino a d ora, i segnali non sono incoraggianti. Con questo quadro, la vittoria del referendum diventa sempre più determinante per far pendere la bilancia verso la via della gestione pubblica.