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Lauree inutili

Flavio Bertolini

Leggere che per due posti al negozio gestito dalla cooperativa Mandacarù sono giunti 400 curricula tra cui tanti laureati, la dice lunga sulla situazione occupazionale in Trentino. È un dato che diventa notizia e chiarisce con i fatti quello che le statistiche non dicono. Una o più generazioni di giovani, laureati e preparati non trova spazio nella “ricca” società del benessere trentino. Quello che emerge è che qui non c’è posto per tutti, lavorativamente parlando, e la soluzione che viene proposta come innovativa è quella di emigrare all’estero come si faceva 100 anni fa. Prima bisogna sistemare la persone a rischio emarginazione, con un’esplosione del privato sociale che si pone come risposta al disagio e vive su quello, poi, forse, c’è spazio anche per chi si laurea, il cui consiglio migliore è sempre quello di emigrare. Alla fine non so se valga la pena studiare tanto per fare una vita da emigranti. Forse è proprio il caso di rivalutare l’artigianato e le professioni ad alto contenuto specialistico, rivalutando una prospettiva di autonomia professionale che si fonda di più sulla concretezza del lavoro imparato da chi gia lavora, piuttosto che fondare la propria preparazione su studi teorici, che poi si rivelano pura accademia.

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