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Povero parco!

Dario Zuccarelli

Nell’ultima riunione il Consiglio direttivo del parco dello Stelvio ha approvato il piano per la razionalizzazione e il rilancio della Peio Funivie che prevede, tra l’altro, con finanziamenti quasi del tutto pubblici, la costruzione di una nuova funivia, Peio 3000, che collegherà la zona di Tarlenta a quota 2000 metri con il vecchio e diroccato rifugio Mantova a 2991 metri. Un impianto imponente che recentemente ha dovuto subire un certo ridimensionamento a causa di problemi geologici (leggi frane), connessi alla zona di arrivo della funivia prevista precedentemente, rilevati dal Servizio provinciale.

Poco importa se per poter scendere in sicurezza con gli sci la Val della Mite, sia necessario prevedere il posizionamento dei gaz_ex che controllino le esplosioni in caso di pericolo di valanghe, la realizzazione di paramassi in rete (orrendi da vedere), la messa in opera di un tomo-vallo che affianchi la pista e formi una trincea di raccolta per le frane, chiuso verso il rilevato da una scogliera, oppure, come seconda ipotesi, l’innalzamento del fondo della pista di circa 4 metri, snaturando del tutto l’ambiente montano che assomiglierà più ad un cantiere autostradale che ad una valle alpina.

Ma i guai non sono finiti qui. Dovendo abbassare la stazione a monte della funivia per i sopraccitati problemi geologici, è necessario far saltare, e dunque modificare, il profilo delle creste dei Crozi di Taviela per permettere il passaggio delle cabine. E ancora, alla fine della Val della Mite, è prevista la costruzione di una nuova pista, denominata "Variante Vioz", molto ripida e problematica dal punto di vista geologico, come ha puntualmente evidenziato il Servizio foreste provinciale. Questa pista, tra l’altro, è pure fuori dall’area sciabile sia di progetto, sia esistente, prevista dal PUP 2002. Con la modifica che il clima sta subendo, anche l’inevitabile scioglimento del permafrost accentuerà i movimenti franosi, costringendo la messa in opera di ulteriori massicci ed impattanti lavori per la messa in sicurezza.

D’altronde le brutte notizie o le brutte decisioni non si presentano mai da sole.

Altero Matteoli, ministro dell’Ambiente, sembra stia per nominare, quale presidente del Parco dello Stelvio, Ferruccio Tomasi, direttore della commissione scuole e maestri della Federazione sport invernali, che dovrebbe succedere ad Arturo Osio, giunto a scadenza. Le tutele politiche che avevano portato Tomasi alla vicepresidenza del Comitato di gestione lombardo del parco puntano ora a subordinare l’intero Parco alle logiche impiantistiche, di cui il candidato presidente è espressione.

La cosa che appare "politicamente" (nel senso delle politiche per l’ambiente e il territorio) incomprensibile è il necessario assenso alla nomina, dei presidenti delle province di Trento e Bolzano, Dellai e Durnwalder.

Si passerebbe, così, da una presidenza del parco (quella di Arturo Osio) culturalmente orientata al rispetto delle finalità istitutive delle aree protette, ma che, peraltro, non ha potuto o voluto bloccare i lavori impattanti nella parte lombarda del parco relativi ai prossimi mondiali di sci, ad una presidenza che anche Sergio Merz (Lipu), sull’Adige del 13 aprile, definisce come "amico degli impiantisti".

Esprimere delle preoccupazioni per questa nomina è poca cosa. Soprattutto se si collegano a questa candidatura le dichiarazioni soddisfatte di Franca Penasa, sindaco di Rabbi e presidente del Comitato di gestione trentino del parco: "Il parco e la gente che vi abita non saranno più ‘ostaggio degli ambientalisti". Finalmente si preannuncia un po’ di libertà, di liberismo; finalmente si potrà fare quel che si vuole con più facilità.

A questo punto le finalità ambientali dell’area protetta dello Stelvio difficilmente saranno tutelate, anche dentro gli stessi organi statutari del Parco. Saranno favoriti, invece, gli appetiti che il territorio del parco suscita, a partire dal territorio lombardo. Ma anche sui versanti trentino e altoatesino percepiamo già pesanti avvisaglie, che non tarderanno a manifestarsi.

Dario Zuccarelli, di Italia Nostra,
componente del Comitato Trentino del Parco dello Stelvio