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Anche i palazzinari hanno un’anima

La notizia che l’ISA, la finanziaria della Curia, ha comprato l’area Italcementi è passata stranamente tra l’indifferenza quasi generale. Ma come, pure i preti adesso si mettono a fare i palazzinari?

Non che fosse una novità, a dire il vero, perché la Curia è da sempre tra i proprietari immobiliari più robusti e facoltosi. Stupisce piuttosto che si metta a fare la capocordata dei soliti noti. "Faremo la cittadella della Cooperazione" - s’è detto. Bello. Poi si scopre che la Cooperazione, che dovrebbe essere il maggiore interessato, non c’è. Non ci sta proprio. La cittadella della Cooperazione senza la Cooperazione? Oh, bella questa!

A parte questa moda demenziale delle "cittadelle", con cui si vorrebbero ammantare di nobili intenti i soliti appetiti cementieri, non si capisce il senso di quella che somiglia tanto (troppo) alla mega speculazione dell’ex aerea Michelin (vedi Il pasticcio dell’area Michelin). Lì, dopo estenuanti tira e molla, ci piazzeranno finalmente (alleluia!) "La Cittadella della Scienza": i trentini effettivamente non stavano più nella pelle senza.

E’ curioso come queste società spuntino apposta, come funghi, quando si profila qualche bella mangiatoia a spese delle casse pubbliche. Insomma, pare che l’ISA, o chi per lei, si compri, spendendo una bella vagonata di miliardi delle vecchie lire (magari con l’aiutino dell’otto per mille), una delle aree più importanti e strategiche della città senza sapere bene cosa farci. Un uccellino però mi ha riferito che la cittadella della Cooperazione senza la Cooperazione è la solita foglia di fico. Il "colpo grosso", in realtà, è il futuro mega auditorium da 2000 posti: a spese dell’ente pubblico, si capisce. Cioè di Pantalone. Che continua a sborsar quattrini per ponti,
viadotti, tunnel, svincoli, rotatorie, tangenziali, aeroporti, cittadelle,
ma mai, dico mai, per uno straccio di parco pubblico.

Vade retro verde! In Trentino il verde pubblico è diventato qualcosa di deplorevole, di vergognoso, una jattura da eliminare con ferocia sistematica, pezzo a pezzo, albero dopo albero. E così un altro pezzo di città che poteva essere recuperato a nuova vita se ne va, sepolto dalle solite banche, centri commerciali, palazzine e palazzotte, cittadelle del menga che non servono a nessuno.

I soliti noti stapperanno lo champagne per un altro ottimo affare a spese del popolo bue, stavolta con tanto di benedizione vescovile. L’amore di tarlo rode i crocefissi - dicono in Toscana. Anche i preti si modernizzano: sono buoni ma mica scemi, e magari giocano pure in borsa. Come di si dice: tutti i salmi finiscono in gloria. Amen.

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