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Il rischio anticlericale

Paolo Tomasi

Caro direttore, ho letto con vivo interesse l’articolo di Renato Ballardini sul Concordato (Il problema non è il Concordato) e l’intervista sul partito degli anticlericali promosso da Zoller.

Da semplice lettore di cronache politiche ho notato una certo rivitalizzazione di temi di questo tipo nel dibattito locale e nazionale. Siccome non vedo l’ora di andare a votare per dare il benservito a Berlusconi e alla sua cricca, sono preoccupato dal rischio che Prodi venga cucinato per benino con lo stesso sistema utilizzato da Bush per cucinare Kerry negli Stati Uniti.

Mi spiego. Anche se Ballardini (forse condizionato da schemi di lettura del secolo appena trascorso) vede in atto un inarrestabile processo di secolarizzazione e una Chiesa retrograda in via di estinzione, i fatti dimostrano che una parte degli elettori può essere mobilitata su certi temi (si veda l’esito dell’ultimo referendum). Se i consulenti americani di Berlusconi riusciranno nell’intento di spostare l’attenzione della campagna elettorale su temi che possono attizzare la lite in materia di etica sociale, il centrosinistra potrebbe perdere le elezioni (o peggio vincerle malamente per un soffio).

Personalmente credo che una strategia politica deliberata del centrodestra sia stata proprio quella di spingere i radicali nel fronte opposto. Quindi chi cerca la vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni farebbe meglio a usare una certa abilità diplomatica e un certo tatto. Non si tratta di diventare tutti dei baciapile, ma di pesare un po’ le parole e il modo come si trattano certi temi.