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QT n. 17, 13 ottobre 2007 Scheda

L’AIZO a convegno

Gian Luca Magagni

Il 21° convegno nazionale dell’AIZO si è tenuto a Rovereto il 5 ottobre. Il titolo riporta la richiesta del cambiamento o della modifica di una legge promulgata più o meno in modo similare da 13 regioni d’Italia 20 anni fa: "Vent’anni dopo le leggi di tutela: ed ora?"

Fra gli invitati, alcune Regioni, la dott.ssa Daniela Pompei rappresentante del ministero della Solidarietà sociale, l’avvocato Olga Marotti rappresentante dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del dipartimento Diritti e Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio), Gjuner Adula, vicepresidente del Parlamento Europeo per la popolazione romanì e travellers e commissario Internazional Romanì Union (IRU, sottocommissione Onu per la popolazione romanì), e varie associazioni italiane di rom e sinti.

Assenti per malattia il sindaco di Rovereto Valduga e l’assessore di Trento Violetta Plotegher, l’assessore Giovanni Spagnolli ha aperto i lavori sottolineando come la possibilità di trovare soluzioni alla situazione di rom e sinti passi attraverso il coinvolgimento non solo dei nomadi, ma anche di tutte le forze politiche, attraverso una serie di reti istituzionali, quali scuole e Comuni. Un altro passaggio importante è stato quello della conoscenza di questo popolo; l’assessore alle politiche sociali di Rovereto ritiene che solo attraverso questa si possa affrontare il tema del pregiudizio e dell’odio.

Roberto Ferrari, per la Caritas roveretana, ha ricordato l’impe-
gno dei molti volontari che hanno condiviso questo percorso di
emancipazione con la popolazione del campo.

L’intervento di Carla Osella ha messo in guardia contro l’aumento della xenofobia nei confronti delle popolazioni rom, facendo un chiaro riferimento alla manifestazione fascista tenutasi a Rovereto la sera precedente al convegno. Queste incontrollate forme di razzismo hanno portato ai fatti di Opera e di Roma - dice Osella – dove sono stati commessi reati di stampo razzista organizzato nei confronti di rom. Occorre dunque il riconoscimento della minoranza per una popolazione che ha pagato anche attraverso l’olocausto la propria diversità. Non è ripetendo l’esperienza dei campi sosta fuori dalle città che si crea integrazione, ma creando patti di solidarietà e dando cittadinanza vera a chi è già italiano e quindi partecipazione alla vita sociale; diritto alla cittadinanza a chi vive in Italia da 40 anni e ha figli e nipoti nati nel nostro Paese; cercando una soluzione per i nuovi arrivi di rom rumeni senza creare il panico gridando all’invasione. Nel riferire del quadro nazionale, Osella ha riscontrato maggior disponibilità da parte di questo governo, che ha messo nella Finanziaria una voce di spesa per sinti e rom. Denuncia infine, come già è stato fatto dal Consiglio d’Europa, il grave e indegno disagio abitativo in cui i rom vivono: si devono dare nuove forme di abitare concordate con la popolazione stessa, ma i campi sono superati e indegni.

In chiusura, l’intervento della dott.ssa Marcella delle Donne, docente dell’ Università La Sapienza, la quale ritiene che solo attraverso una cittadinanza attiva si possa creare integrazione. Una cittadinanza che porti sinti e rom all’interno della nostra comunità in modo responsabile;per quanto ci riguarda, la nostra comunità dimostri la sua apertura alla multiculturalità creando spunti di incontro. Tutto ciò è reso possibile solo con il riconoscimento anche formale della cittadinanza di questo popolo: il diritto di avere documenti e accesso ai servizi come tutti i cittadini, cosa che ancora non accade e che sicuramente è portatrice di disagio e emarginazione.

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