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Carovita o caro Euro?

Luigi Francesco traverso

Secondo le rilevazioni Istat sembra che tutto sia nella norma. Ma in 12 mesi il costo della vita ha subito un’accelerazione. Sempre più difficile arrivare a fine mese, soprattutto per stipendi e pensioni medio-bassi, ma ormai non se ne parla più.

L’avvento della moneta europea, primo atto di aggregazione dei popoli, ha portato con sé anche un dono sgradito: quello del rincaro spesso indiscriminato del costo della vita. In poco più di un anno, la nuova moneta ha fatto lievitare il costo della spesa alimentare e dei servizi di prima necessità. La colpa non è certo da addebitare alla moneta in quanto tale, ma a qualche aggiustamento e ai tempi di rodaggio per passare alla nuova divisa che ogni cittadino ha dovuto assimilare.

Verificando le cifre dell’inflazione, sembra che tutto sia sotto controllo. Guardando i prezzi, sembra invece che il passaggio dalla lira all’euro sia avvenuto con il cambio di mille lire per un Euro.

Anche nella ristorazione si sono avvertiti gli effetti del cambio di valuta. Se prima dell’euro per una pizza ed una birra erano sufficienti 10-15 mila lire, oggi sono necessari almeno 9-10 euro, raddoppiando quindi il prezzo rispetto al vecchio listino in lire.

Nel settore dell’abbigliamento si rileva lo stesso fenomeno. Magliette a mezze maniche di cotone, anonime, vengono proposte a 35-40 euro, quando con la lira si potevano trovare per 40.000 lire o poco più.

Per il settore calzaturiero basta guardare le vetrine per trovare con tanta, troppa facilità scarpe comunissime a 100, 120 euro, mentre ai tempi della vecchia moneta era difficile trovare scarpe da 240.000 lire. Sembrano quasi prezzi raddoppiati.

Pare che le associazioni dei consumatori siano sul piede di guerra ed abbiano chiesto interventi di controllo alle competenti autorità, ma in tutta onestà non riesco a comprendere come si possa porre mano ad un’azione di calmieramento in un mercato commerciale giustamente libero. Ancor meno possono valere gli osservatori dei prezzi quando i rincari sono avvenuti da un pezzo e mancano ormai, dalla memoria di ogni cittadino i valori di riferimento.

I commercianti rispondono dicendo di essere a loro volta vittime di una dinamica dei prezzi che dipende dai produttori e questi a loro volta rimandano la palla ai commercianti, in un tourbillon senza fine.

Il cittadino intanto paga e non si è ancora reso conto pienamente di quanto sta avvenendo per una questione psicologica. Con la lira eravamo abituati a prezzi con tante cifre e adesso con l’euro, vedere degli importi con numeretti piccoli ci preoccupa meno.

I salari però sono rimasti invariati e conseguentemente l’affanno di ogni cittadino per affrontare i nuovi prezzi è fuori discussione.

Comunque la si giri, statistiche ed Istat a parte, rimane il fatto che i prezzi del comparto alimentare, dell’abbigliamento e dei servizi primari hanno corso con la velocità di un centometrista ed il consumatore non può che rispondere con un calo obbligato dei consumi, dovuto ovviamente ad una minore disponibilità di soldi.

Però dobbiamo stare tranquilli. Da qualche tempo dalle emittenti televisive riceviamo un messaggio promozionale veramente carino. E’ un invito a spendere. In cambio riceveremo tutti un bel "grazie", perché l’economia cresce grazie a noi.

Penso che tutti vorremmo seguire l’invito, e spendere, divertirci, realizzare sogni. Ma i soldi da spendere chi ce li dovrebbe dare?

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