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Sanità e chiacchiere

Ezio Pompili

La qualità del servizio sanitario non si fa con le belle parole ma si realizza attraverso concreti interventi a favore dei cittadini. Se al contrario l’erogazione del servizio è evidentemente peggiorata, viene percepita maggiormente da chi la subisce, che ha purtroppo molto meno risonanza sui mass-media. La salute è il bene più prezioso per i cittadini e chi deve sottostare a non volute né desiderate malattie, dovrebbe avere almeno dai politici la possibilità di curarsi bene.

Mi riferisco al caso dei pazienti in terapia anticoagulante orale (TAO) della Valle di Cembra, i quali devono sottoporsi a frequenti prelievi, esami e controlli per il rischio che tale terapia comporta.

Si tratta infatti di una terapia cosiddetta salvavita che deve mantenere il sangue alla giusta fluidità per evitare l’insorgenza di trombosi o viceversa di emorragie.

Tramite l’analisi del sangue viene evidenziato l’INR (valore che esprime la capacità del sangue di coagulare) in base al quale viene decisa la posologia del farmaco all’interno di un cosiddetto range terapeutico che varia a seconda del tipo di patologia presente.

Il prelievo veniva effettuato dagli infermieri di valle e inviato al Centro di sorveglianza anticoagulati dell’ospedale S.Chiara di Trento dove, data la delicatezza di tale terapia, personale specializzato effettuava l’esame e definiva la posologia del farmaco, la quale veniva spedita entro poche ore tramite fax o al diretto interessato o a un centro autorizzato. Da notare che alcuni pazienti si erano dotati appositamente del fax per la comodità e affidabilità di tale processo. Bisogna infatti rendersi conto che molte di queste persone hanno seri problemi di salute e oggettive difficoltà di spostamento accentuate dal risiedere in una valle periferica con vari comuni che rientrano nella categoria "zona svantaggiata" proprio per la asperità e frammentarietà del territorio.

Ebbene, tali pazienti che dopo il 17 febbraio 2003 si sono recati negli ambulatori di valle per il solito prelievo, si sono trovati di fronte personale nuovo e mai visto che riferì che da quel momento era tutto cambiato e che da allora il servizio dipendeva dal "Laboratorio di analisi Adige" di Trento per l’analisi del sangue e che per la prescrizione della dose giornaliera anticoagulante bisognava recarsi in ambulatorio dal proprio medico di base.

I pazienti della Valle di Cembra rimasero disorientati, sconcertati e molto amareggiati e quelli nella possibilità di recarsi a Trento, ancora il giorno seguente, vedendo il proprio range terapeutico non personalizzato, andarono al Centro sorveglianza anticoagulati dell’ospedale S. Chiara per poter continuare con sicurezza la loro terapia. Solo così sarebbero potuti vivere tranquilli, fiduciosi e sicuri. I più disagiati e bisognosi, non avendo la possibilità di spostamento, sono stati obbligati ad accettare il servizio voluto dall’alto e, cosa che reputiamo piuttosto grave, senza essere stati minimamente preavvertiti del cambiamento in atto.

Un gruppo di pazienti, il 3 marzo scorso, spedì una lettera di reclamo ai medici responsabili dell’Azienda Sanitaria Distretto di Trento, chiedendo di poter avvalersi della libera scelta del servizio, continuando con il Centro specializzato dell’ospedale S. Chiara e usufruendo dei punti di prelievo decentrati come si faceva precedentemente, senza dover recarsi a Trento con tante difficoltà. La risposta arrivò il 2 aprile ma poco rincuorante; si capì subito che le cose non sarebbero cambiate. I pazienti della Valle di Cembra si rivolsero allora al Tribunale per i diritti del malato, che chiese ai servizi sanitari coinvolti di cercare di risolvere le problematiche evidenziate e di trovare la soluzione più adeguata. In data 9 aprile fu convocato un incontro con i medici di base della valle, a porte chiuse perché venivano prese decisioni tecniche, con la presenza di un responsabile del centro trasfusionale.

A questo punto rimane ben poco da sperare in un cambiamento delle decisioni prese e chi vuole vivere in sicurezza e tranquillità deve subire il disagio di recarsi a Trento al S. Chiara.

Ci siamo chiesti quale significato abbiano le belle parole delle interviste trasmesse per televisione dall’Azienda Provinciale dei servizi sanitari ed enunciate nella "Carta dei servizi". Esse dichiarano: il cittadino ha il diritto di informazione e scelta delle prestazioni sanitarie di cui ha bisogno; il diritto di fiducia e tranquillità del paziente nel seguire la sua diagnosi; il diritto di esprimere i propri dissensi dando alto valore al reclamo; il diritto di tenere legittimo conto del punto di vista del cittadino sull’obiettivo principale e importante, di introdurlo nel processo di erogazione del servizio; sul diritto di tutela del cittadino. Affermazioni incoraggianti, rincuoranti e confortanti "se" attuate; ma se restano solo parole, procurano vuoto e inutili sofferenze.

Se di questo tipo è il marchio di qualità della sanità trentina che si vuole attuare, sono ancora belle parole al vento.

P. S. Esistono vari studi che evidenziano i rischi gravissimi per i pazienti derivanti da imprecisioni anche minime nella terapia anticoagulante orale.

Si capisce quindi l’importanza della precisione delle analisi del sangue, tanto che esiste da dieci anni una "Federazione dei centri di sorveglianza anticoagulati" (FCSA), che controlla varie volte all’anno l’accuratezza delle analisi effettuate dai centri federati che sono circa 200 in Italia, tra cui anche il S.Chiara di Trento.Non ci risulta federato il Laboratorio Adige a cui precipitosamente sono state demandate le analisi degli anticoagulati della Valle di Cembra.

Sul periodico "La voce dei pazienti anticoagulati" dell’Azienda ospedaliera di Parma si legge che è stato ampiamente dimostrato che la TAO (terapia anticoagulante orale) è molto più efficace e sicura per il paziente quando la sua gestione è sotto la responsabilità di un’unica unità funzionale che ha come finalità la sorveglianza completa del paziente e che può fornire i servizi necessari in maniera qualificata.

Anche la dottoressa Sarah Todd del policlinico S.Pietro di Bergamo, afferma chela sicurezza e l’efficacia degli anticoagulanti orali è ottimizzato con i controlli eseguiti in centri specializzati dove si trova più ampia esperienza del personale medico e paramedico. Cosi pure, in un teleconsulto e telemonitoraggio di pazienti in TAO del policlinico S. Matteo di Pavia, si dice che è stato dimostrato da studi clinici controllati che la TAO è molto più efficace e sicura per il paziente quando la sua gestione è sotto la responsabilità di un’unica unità funzionale, che ha come finalità l’assistenza completa del paziente e gli può fornire servizi necessari in maniera qualificata.

Si potrebbe proseguire elencando altre riviste concordi su tali affermazioni, ma per i pazienti in TAO della Valle di Cembra nessuna di queste opinioni è stata tenuta in considerazione

Ezio Pompili, presidente della sez. di Trento della Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati

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