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Agriturismo e pubblicità ingannevoli

Massimiliano Pilati

Spot 1: merendina "Kinder colazione più". Lo spot narra di una famiglia composta da padre, madre e due bambini che soggiornano in un’azienda agrituristica, come segnalato da un cartello in bella vista. Prima di avviarsi a colazione, la famiglia entra nel granaio dell’azienda, dove affonda le mani nei cereali conservati in tini di legno. Nella sequenza successiva la famiglia è a colazione e sulla tavola imbandita trova servite le merendine "Kinder colazione più", evidentemente presentate come elemento di una tipica colazione in agriturismo.

Spot 2: salumi "Fiorucci". Lo spot narra di un gruppo di amici alla ricerca della strada per raggiungere un’azienda agrituristica. Giunti in una casa di campagna che ritengono essere l’agriturismo, i cinque amici chiedono di poter degustare dei prodotti aziendali. Vengono così serviti dei salumi, di cui i protagonisti dello spot, credendoli di produzione propria dell’azienda agrituristica, lodano la bontà e genuinità. Solo alla fine della pubblicità si svela l’equivoco: il gruppo di amici non si trova in un’azienda agrituristica, ed i salumi che sono stati loro serviti sono "Fiorucci", dunque salumi di produzione industriale.

In seguito alle ripetute messe in onda sui principali canali televisivi di questi due spot, "Turismo Verde" (associazione che per la Confagricoltori si occupa di promozione, sviluppo e valorizzazione delle aziende agrituristiche, di cui Trentino Verde è emanazione locale) ha presentato ai sensi dell’Art. 7 D.LGS. 74/92 due ricorsi formali all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti delle società alimentari Ferrero e Fiorucci. Con questo ricorso Turismo Verde chiede all’Autorità Garante di accertare (ai sensi dell’art. 7 d.lgs. 94/72), la ingannevolezza ed illiceità degli spot segnalati e, per l’effetto, di inibire per il futuro la trasmissione televisiva di tali spot, con ogni conseguente provvedimento.

Le motivazioni sono facilmente comprensibili per chi si occupa di turismo rurale e per chi ama usufruire dei servizi delle azienda agrituristiche: secondo noi i messaggi pubblicitari sopraccitati risultano ingannevoli in quanto volti ad ingenerare nel consumatore l’errata assimilazione tra prodotto industriale e prodotto artigianale tipico somministrato all’interno dell’azienda agrituristica, attribuendo ai primi i pregi propri dei secondi.

Ricordiamo a tal proposito che, in base all’articolo 2 della legge nazionale 730/85 e all’articolo 2 della Legge Provinciale n. 10 del dicembre 2001, l’attività agrituristica può essere esercitata unicamente da un imprenditore agricolo, quale attività connessa e complementare all’attività propriamente agricola e, in larga misura, mediante l’utilizzazione delle risorse dell’azienda agricola stessa. In particolare quando l’attività agrituristica si sostanzia nella somministrazione di cibi o bevande, l’art. 2 l. 730/85 e l’art. 2 comma 3 della l.p. n.10 del 12/01 prescrivono che siano utilizzati prodotti prevalentemente provenienti dall’azienda agricola.

Grazie a questa normativa, i cibi e le bevande offerti negli agriturismi appaiono agli occhi del consumatore come prodotti di cui sono garantite l’artigianalità, la genuinità e la bontà, nonché l’origine locale della materia prima.

Ne deriva che assimilando esplicitamente dei prodotti industriali (come nei due spot Ferrero e Fiorucci) ai cibi somministrati negli agritur, la pubblicità attribuisce ingannevolmente ai primi le peculiarità rurali tipiche dei secondi.

Riteniamo che la conseguenza di questi spot sia un vero e proprio danno nei confronti del consumatore (nonché degli operatori agrituristici stessi), che viene indotto ad acquistare le merendine ed i salumi industriali, attribuendo ad essi le caratteristiche del prodotto agricolo ed artigianale giustamente promossi nelle nostra aziende.

In ultima analisi riteniamo che questi spot rappresentino delle forme di pubblicità comparative tra i prodotti industriali e quelli di fattura artigianale, illegittima ex art. 3 bis d.lgs. 74/92, siccome ingannevole e stabilente genericamente un’equivalenza tra le caratteristiche qualitative del prodotto industriale e del prodotto di filiera corta, equivalenza non vera e, comunque, non oggettivamente verificabile.

Per "Trentino Verde", Massimiliano Pilati

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