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L’attentato/10 Una nuova Santa Crociata

Piera Graffer

Sono passati appena due anni dalla guerra delle Nato nei Balcani ed ecco che i media scatenano una nuova Santa Crociata: ma l’amico di ieri è diventato nel nemico di oggi. Cosa sapevamo ieri dei serbi che abbiamo annientato? Nulla. Cosa sappiamo oggi degli islamici? Nulla. E dei talebani? Nulla.

Avendo dedicato gli ultimi anni della vita a studiare quei popoli mi permetto, se a qualcuno interessasse, due parole sull’Afghanistan.

Per migliaia d’anni gli afghani se ne sono stati tranquilli e felici a fare i loro traffici lungo la via della seta, coltivando i loro piccoli paradisi nelle oasi verdi sparpagliate a macchia di leopardo fra i monti e i deserti dell’Asia Centrale.

Verso la metà del secolo diciannovesimo venne in mente al Grande Impero inglese una cosa che chiamarono Great Game: il Grande Gioco (non per nulla sono gli inventori dello sport, che è il gioco per eccellenza). In questo Gioco il Leone inglese sfidava l’Orso russo per la conquista di terre i cui abitanti, essendo pacifici e “arretrati”, non venivano considerati esseri umani dotati di dignità propria. Erano solo “selvaggi”, parte del paesaggio un po’ come gli animali o gli alberi. Gli inglesi varcarono il Kyber Pass, e invasero l’Afghanistan. O per lo meno ci provarono. Ma furono ricacciati dagli afghani che si batterono disperatamente per difendere la loro libertà.

Verso la metà del secolo ventesimo le parti s’invertirono: fu l’Orso russo a invadere l’Afghanistan, questa volta con lo scopo di assicurare il passaggio all’oleodotto che avrebbe dovuto trasportare il petrolio di cui l’Asia Centrale abbonda, fino al mare, cioè alle navi, che lo avrebbero a loro volta recapitato in occidente, il quale basa la sua vita sui consumi e la sua economia sul petrolio. Anche i russi considerarono gli afghani come parte del paesaggio: volevano la loro terra e andarono a prendersela. Anche questa volta gli afghani combatterono disperatamente e a prezzo di sacrifici inenarrabili salvarono la loro libertà.

Ma da questa seconda, tremenda guerra, il Paese uscì diviso in fazioni che (è troppo lungo spiegarlo) si misero a combattersi fra di loro.

Oggi l’Afghanistan è a livelli di tragedia, disperazione e miseria impensabili dall’uomo bianco.

Di chi è la colpa? Dell’uomo bianco. Chi ha distrutto la pace, e i piccoli giardini incantati dove gli afghani erano vissuti felicemente per millenni lungo la via della seta? Dell’uomo bianco.

Quindi l’uomo bianco se vuole fermare la spirale dell’odio non deve arrendersi alla sete di una sia pur giustissima vendetta e spargere altre bombe su popoli che sono già le sue vittime.

Così scatenerà solo l’apocalisse.