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QT n. 8, 15 aprile 2000 Cover story

In 7 per l’eredità di Ballardini

Sui nodi di Rovereto (Prg, Polo culturale, politica della giunta Ballardini) intervista ai sette candidati a sindaco.

Francesco Aita

Cinquantasette anni, imprenditore, ha accettato la candidatura proposta da Forza Italia "ponendo la condizione - accettata - dell’assenza di etichette politiche, e della massima distanza da qualsiasi partito". Un identikit, l’industriale in politica lontano dai partiti, che in Italia non ha molti precedenti (ricordiamo Illy a Trieste) peraltro ingombranti (il Silvio nazionale): "Sono lusingato di questi paralleli; comunque io sono una persona normale, espressione della società civile; forse con in più un pizzico di follia che mi ha fatto accettare la candidatura. Posso dare alla città la mia esperienza nel condurre un’attività economica, con ciò che comporta nel campo delle mediazioni, della pianificazione, del raggiungimento degli obiettivi."

Comunque la connotazione politica c’è, l’appoggio viene dal centro-destra: Forza Italia, Patt, Rovereto 2000 (Centro e Ccd).

La giunta Ballardini. Per Aita il problema di Rovereto è "una subalternità/complesso d’inferiorità rispetto a Trento"; secondo noi Ballardini ha dato il meglio di sé proprio nell’impostare una politica di collaborazione invece che di campanilistica competitività con Trento, per Aita è mancata una "visione di prospettiva; come dicevano i latini, ‘non c’è vento a favore se non sai dove sta il porto’ e la precedente giunta ha mancato di una progettualità in cui la gente potesse credere."

Punto forte del programma. Rovereto deve diventare una "città giardino" che utilizzi la sua storia, la sua cultura per diventare una città d’arte, un centrodi attrazione culturale. E deve creare un "polo produttivo del terziario avanzato, un parco scientifico-teconologico localizzato nell’area Casotte, sfruttando la ricchezza costituita dai 40 milioni di automobilisti in transito sull’autostrada." Di parchi tecnologici abbiamo sentito già parlare a iosa, in millanta programmi, e Aita riconosce che "non sono idee nuove; ma se l’Ente Pubblico, senza ricorrere agli incentivi, crea le condizioni, manda segnali, possono effettivamente nascere dalle 20 alle 40 nuove aziende a tecnologia avanzata."Quando ricordiamo che su questo Ballardini ha posto delle premesse vere, con il non facile avvio dell’Università a Rovereto, riconosce "e non per una questione di bon ton, il lavoro già fatto. Però bisogna andare avanti."

Polo Culturale. Ribadisce la centralità "del discorso culturale, che però va coordinato. In questo il Mart è un tassello importante; ma come ai cavalli, per farli vincere si mette un peperoncino sotto la coda, così a chi dirige il Mart va messo il peperoncino."

Piano Regolatore. "Costato oltre 3 miliardi, non va certo buttato nel cassetto. Nel mio programma parlo di Rovereto ‘città giardino’ e in questo senso va ritoccato." Quando contestiamo che proprio l’attenzione al verde, all’agricoltura è uno dei punti caratterizzanti il Prg di Bruschetti, ribadisce che "proprio per questo va migliorato, non stravolto. Come sul traffico, vanno effettuate alcune revisioni per evitare le concentrazioni di automobili in alcune aree, che ne risultano degradate."

Roberto Maffei

Attuale assessore alle attività economiche, Maffei, diplomato a S. Michele e poi laureato in Agraria, è un tecnico dell’Esat: "Lavorare sul territorio, a contatto con gli agricoltori, mi ha facilitato i rapporti con le persone e quindi anche in politica." E difatti ha percorso un regolare cursus honorum, prima consigliere circoscrizionale, poi comunale, poi assessore, e infine candidato sindaco: nella Dc, post-Dc, Margherita. Proprio questa sua caratterizzazione sta provocando forti mal di pancia in settori dell’elettorato di sinistra, che lo percepisce come un travet dell’apparato democristiano, e non capisce perché, dopo Ballardini, si debba ritornare ai Dc, che oltre tutto a Rovereto di voti ne hanno pochini. D’altronde erano stati proprio i locali dirigenti Ds a volere Maffei, con cui han lavorato bene nella giunta uscente, in contrapposizione al riemergere di brontosauri dorotei, come il candidato ufficiale di Dellai, Giovanni Laezza, o il candidato in pectore Renzo Michelini, già non rimpianto sindaco.

Giunta Ballardini. "Bellissima esperienza, soprattutto nei rapporti col sindaco, autentico gentiluomo: definiti gli orientamenti, non interferiva col lavoro degli assessori. La giunta uscente ha posto le fondamenta, ora si tratta di portare avanti i progetti non conclusi: formazione e cultura, Università e Polo culturale, e Prg."

Punto forte del programma. Da assessore alle attività economiche in una città industriale, Maffei pone il centro dell’attenzione sul tessuto produttivo. "Abbiamo cercato di lavorare sui servizi alle imprese, fornendo soprattutto un collegamento tra i vari enti - Tecnofin, il Consorzio Europeo di Innovazione dell’Impresa (per il trasferimento tecnologico alle piccole aziende), il Consorzio d’Impresa (per le medie aziende). Ora abbiamo un microdistretto nel campo dell’utensileria: il nostro obiettivo è, attraverso questi enti, migliorare prodotti e processi produttivi. E a questo scopo serviràl’Azienda per lo Sviluppo, che dovrà essere sintesi di quest’attività di innovazione. C’è poi il problema del lavoro, inteso come coesistenza di sacche di disoccupazione e contemporanea carenza di manodopera specializzata: si dovrà operare su orientamento, professionalizzazione, e riprofessionalizzazione di lavoratori che hanno perso il posto, nel Centro di Formazione Professionale." (Su questi temi vedi il servizio sull’industria Come cambia il lavoro a Rovereto)

C’è poi un aspetto di "politica comunale", che forse è "un elemento di discontinuità con le giunte precedenti: la necessità per la città di aprirsi di più al territorio circostante, alla Vallagarina e anche all’Alto Garda; per avere più massa critica, anche dal punto di vista degli investimenti. Il che non vuol dire interrompere il discorso sulla complementarietà - non competitività! - con Trento, con cui dovranno essere prioritariamente migliorati i collegamenti."

Polo Culturale. Maffei ci ripropone il catechismo della giunta Ballardini sul Polo come "scommessa della città, nuova maniera di fare museo, multimedialità..." Al nostro rilievo che in realtà il Mart non è niente del genere, e il tutto rischia di risolversi in un bluff, di cui responsabile non secondaria sarebbe la politica roveretana, incapace di azione di controllo ribatte che "il Mart è troppo importante per finire in un bluff. Si tratta anzitutto di mettere in piedi un Comitato scientifico di livello europeo. E in questo senso, come pure nell’informatizzazione del Museo, sta operando il nuovo presidente Mario Monti, persona pragmatica, coi piedi per terra, in cui abbiamo piena fiducia. C’è poi il problema dell’estraneità della città all’ipotesi Polo; si dovrà lavorare per operare un avvicinamento, un coinvolgimento."

Piano Regolatore. Maffei sottolinea come le polemiche dell’opposizione siano riferite solo alle metodologie dell’approvazione. "Nel merito, ci sono state delle contestazioni solo su dettagli. In effetti alcune cose sono da ridefinire, ma sono appunto dettagli. E questo dimostra come il Piano vada bene. Anzi, ce n’è bisogno, e urgente per alcuni aspetti, la sistemazione della statale bis in parallelo alla attuale, le nuove zone economiche, per l’artigianato e il commercio all’ingrosso. E sentiamo già la disponibilità, l’attesa, sia di privati che di enti pubblici,per investire nelle aree dismesse, e dei singoli privati per recuperare alloggi nelle loro proprietà."

Pino Chiocchetti

Avvocato, nel ’95 a capo di una lista civica di ispirazione autonomista, aveva sconfitto il candidato di centro-sinistra Azzolini. Ma la sua esperienza di sindaco fu breve: per la demenzialità della legge elettorale regionale ( ancora in vigore) si trovò senza maggioranza in Consiglio, dove il centro-sinistra non gli diede tregua, costringendolo dopo pochi mesi alle dimissioni, e poi, con Ballardini, battendolo alle elezioni. Ora Chiocchetti ritenta, con una nuova civica, Uniti per Rovereto.

Giunta Ballardini. "Si sono dati da fare, ma ognuno lavorava per conto proprio. Qualche iniziativa è stata - inutilmente - imposta alla città, senza quel garbo veneziano che si erano proposti. Mi propongo di migliorare la qualità dei rapporti dell’amministrazione con il cittadino."

Punto forte del programma."Tre punti importanti. 1. Il completamento delle RSA: per venire incontro a un problema molto grave, avevamo proposto l’area ex-Sav, e invece se ne è fatta una speculazione edilizia. 2. Una chiusura al traffico più decisa del centro storico, compreso corso Rosmini, possibile solo con la strada di gronda che eviterebbe lo sbocco di via dei Colli in centro. 3. L’Università: Scienza della Formazione è solo una parvenza d’inizio, probabilmente destinata a finire come il corso di laurea in Informatica, di cui fu attivato, e perpoco, solo il primo anno. Non lasciamoci più prendere in giro dall’Università di Trento, che di dislocarsi a Rovereto non ha proprio intenzione. Noi avevamo preso contatti con sedi più interessate: Verona e un ateneo tedesco..."

Polo culturale. Legale degli eredi di Depero, Chiocchetti, ha ben presente la situazione: "Finita la costruzione, ci sono due ordini di problemi. Primo: cosa ci mettiamo dentro? Spero che non si delegherà la soluzione a una sola persona - la direttrice Belli. Secondo punto: l’integrazione con la città, i posti letto, i ristoranti, le infrastrutture per i turisti. E’ tutta lacittà che deve collaborare."

Piano regolatore. "Andrà rivisto, anzitutto sulla viabilità, prevedendo la strada di gronda. Poi la sistemazione della nuova Rsa. Infine sulla salvaguardia del verde agricolo e il riuso delle abitazioni tradizionali: tutto bello ma utopico, nella storia non si torna indietro."

Donata Loss

E'insegnante di scuola media ed è entrata nella politica "ufficiale" solo nell’ultima legislatura, anche se sottolinea il suo impegno nella scuola, sotto l’influsso del don Milani di "Lettera ad una professoressa". Sembra una candidatura credibile, anche se è sostenuta solo da Verdi, Socialisti e da una Lista Civica che potrebbe pescare bene nell’elettorato di opinione. "Ero disposta ad essere sostenuta da un raggruppamento più ampio, ma ho letto le dichiarazioni di Cossali (segretario DS di Rovereto, n.d.r.) che sui giornali ha dichiarato che io ‘non piacevo’. Non mi è sembrato ci fosse molto spazio per trattative."

Punto forte del programma. "Anzitutto l’organizzazione del Comune e in particolare il modo con cui si prendono le decisioni. Va sviluppata al massimo la responsabilizzazione dei soggetti interessati ad una decisione amministrativa. Come? Decentrando le pratiche, potenziando le autonomie delle circoscrizioni e di altri soggetti con particolari autonomie.Il secondo punto è lo sviluppo dell’Università . Abbiamo già preso importanti accordi col Rettore di Trento, garantendo gli spazi per lo sviluppo di Dipartimenti di Ricerca e di Facoltà. Bisognerà proseguire in questa direzione per collocare Rovereto in una rete di relazioni internazionali importanti."

Polo Culturale. "E’ una scommessa per il futuro della città, e il suo futuro va deciso di concerto con le associazioni e le istituzioni già presenti nel territorio. Il progetto archittettonico ruota attorno alla piazza. Noi vogliamo che la piazza rappresenti anche l’ideale amministrativo e organizzativo dell’incontro di queste esperienze."

Aprire alle associazioni, va bene, ma queste sono in grado di portare il Mart a un livello di eccellenza?"Devono essere affiancate da un comitato scientifico, che permetterà alle associazioni, spesso già inserite in un sistema di relazioni nazionali ed internazionali , di crescere e di sviluppare i contatti avviati. Allo stesso tempo sarà garanzia della qualità dell’intera proposta. Alcune associazioni culturali roveretane si muovono già su livelli di originalità e di qualità molto elevate."

Piano Regolatore. "Condividiamo i principi generali, in particolare sul recupero delle aree verdi. Dovremo vedere come si svilupperà il piano applicativo. Anche in questo caso vogliamo sviluppare il principio di corresponsabilità con i soggetti che poi saranno interessati dalle decisioni."

Alessandro Boldrini

Di mestiere è responsabile della casa editrice ISBA. Nella più pura tradizione leghista, i concetti sono chiari e il personaggio ha un suo fare sanguigno. Per fortuna, ci ha risparmiato la demagogia più facile del suo partito su immigrazione e sicurezza, proprio mentre a Rovereto si raccoglievano firme contro D’Alema, "amico degli immigrati". Resta il fatto che per la Lega è difficile raccogliere consensi in una provincia autonoma, e quanto ai soldi, sarebbe il colmo lamentarsi di Roma ladrona.La candidatura Boldrini non è in linea con lo schema nordista dell’accordo Bossi-Berlusconi: una proposta unitaria del centro-destra sarebbe stata più logica. Di chi è la colpa? Boldrini ci risponde alludendo a Forza Italia e agli ex-Dc del Centro: "Certe forze di opposizione si sentono più vicine a chi governa la Provincia che non al centro-destra. Inoltre vogliamo verificare se le nostre battaglie in Comune troveranno riscontro nel voto degli elettori."

Punto forte del programma. "Crediamo che sia più importante come si amministra, rispetto a cosa si amministra. Su tanti problemi minuti non ci sono grandi differenze tra i partiti. Ma è il come si governa che deve cambiare. Va eliminata la mentalità spartitoria dei partiti e ridata dignità alla politica. L’attuale legge prevede che metà degli assessori possa essere nominata fuori dagli eletti in Consiglio. Quindi si possono nominare persone estranee ai giochi di partito e alle logiche spartitorie. E poi le indennità previste sono troppo alte. E’ assurdo che il sindaco di Rovereto prenda 15 milioni al mese per gestire una città tutto sommato di modeste dimensioni. Il sindaco di Milano cosa dovrebbe prendere? Ed è stata l’attuale amministrazione che si è aumentata al massimo le indennità, proprio mentre Pinter in Provincia si batteva per una diminuzione. Noi intendiamo diminuire le indennità: la politica deve tornare ad essere un mestiere che si fa per un ideale."

Polo Culturale. "E’ un progetto a cui non ho mai creduto. E’ un‘opera sproporzionata che costa moltissimo. Se sarò sindaco farò di tutto per evitare che si trasformi in un buco di bilancio fuori controllo."

Piano Regolatore. "Non va bene. Il Piano riduce gli spazi di edificabilità e li concentra in zone sulle quali noi sentiamo puzza di bruciato. E poi non è stato ancora approvato. Troppi membri del Consiglio erano in conflitto di interessi e quindi non potevano votarlo. La Provincia doveva mandare un Commissario ad acta, ma giustamente non lo ha fatto, perché ciò avrebbe significato vincolare troppo l’azione dell’Amministrazione futura, a pochi mesi dalle elezioni."

Marco Zenatti

Il candidato di AN lavora all’APT del Trentino, ed ha un passato politico nella DC. Il suo programma insiste su un punto classico di AN: sicurezza e ordine pubblico.

A proposito della frammentazione del centro-destra, Zenatti spiega: "Buona parte del centro di opposizione non accetta il bipolarismo. Parlo di Forza Italia, CCD, UPD. Mentre in Provincia si parla concretamente della possibilità di un ribaltone, queste forze hanno assunto un atteggiamente più prudente anche in periferia."

Punto forte del programma. "Anzitutto la sicurezza dei cittadini. E’ inconcepibile che i ladri ti entrino in casa, occorre coordinare le forze dell’ordine comunali con la questura, in modo da garantire la vigilanza delle piazze e delle strade, anche coinvolgendo associazioni di privati cittadini.

In secondo luogo lo sviluppo economico: il centro storico è agonizzante, al pomeriggio non c’è in giro nessuno. Bisogna assolutamente rilanciarlo."

Ma la passata amministrazione ha comunque cercato di portare la gente in centro, con i mercatini, gli spettacoli all’aperto..."Sì, qualcosa è stato fatto, ma sono necessari interventi di abbellimento e bisogna ritoccare la viabilità. Fornire di parcheggi tutto il centro e raddoppiare la statale, in modo che la città sia più accessibile a chi abita nelle frazioni limitrofe, ai turisti del Garda, e così via ."

Polo Culturale. "Finora la questione è stata gestita male, non è chiaro cosa l’Amministrazione voglia metterci dentro. Io proposi di creare un assessorato ad hoc, con un esperto anche non roveretano, al di fuori delle appartenenze politiche, che coordinasse le manifestazioni artistiche del Comune e dei privati attorno al Polo Museale".

Piano Regolatore."Sono stati spesi centinaia di milioni in consulenze, ma ne valeva la pena? Era chiaro che questa amministrazione non sarebbe giunta ad approvarlo. E poi non va bene. E’ un piano che ingessa la città e non crea occasioni di sviluppo. Certe aree dovrebbero essere destinate all’artigianato locale, alle piccole aziende che devono crescere. I vincoli sulle attività produttive sono troppo rigidi. Che senso ha imporre che un’area sia destinata al commercio, un’altra all’ industria? Si distingua in zone abitative e zone produttive e basta. Anche la diminuzione delle aree edificabili è sbagliata. Si colpisce la grandespeculazione, ma anche il piccolo privato, provocando il declino del settore edilizio."

Giacomo Filippi

Pensionato, ex operaio, candida per Rifondazione Comunista, che corre solitaria. La speranza è un successo elettorale che condizioni il secondo turno, però ci sembra difficile trovare elettori al di fuori dei recinti tradizionali, contro altri due candidati di centrosinistra ed il proliferare di liste civiche e candidati sindaco senza partito, ma credibili agli occhi degli elettori. Insomma, quella di Filippi sembra essere una candidatura di pura testimonianza. "Noi non eravamocontrari a sostenere Donata Loss come candidato unico. Quando questa ipotesi è caduta abbiamo deciso di correre da soli" - è la lapidaria motivazione.

Punto forte del programma. "Modificare il rapporto tra amministrazione e cittadino. In passato c’è stata poca informazione e poco dialogo sulle scelte della giunta: le scelte invece dovrebbero essere illustrate ai cittadini. In questo modo si sarebbero potute evitere le rissosità della passata legislatura.

Sul tema della Pace poi, usciamo da una guerra, quella in Kossovo, durante la quale il Comune di Rovereto città della Pace, doveva prendere posizione e sensibilizzare l’opinione pubblica contro la guerra. Inoltre si dovrebbe spendere di più per le associazioni culturali e giovanili e per la salvaguardia del territorio."

Polo Culturale. "Non è un tema che abbiamo approfondito molto. Comunque non deve diventare una cattedrale nel deserto."

Piano Regolatore. "Siamo stati contrari ad un’approvazione da parte del commissario ad acta, ma ci dispiace che non ci sia stata in Consiglio un’ampia discussione dove tutti i partiti esprimessero la loro opinione.