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QT n. 8, 18 aprile 1998 Scheda

Soglia del 5%: perché c'è l'hanno fatta

Chi dobbiamo ringraziare (se volessimo/arto) peri l'approvazione della legge di riforma elettorale che ha introdotto una soglia di sbarramento del 5% per la provincia di Trento? Forse il presidente della Giunta regionale Tarcisio Grandi, che, ignorando le critiche piovutegli da ogni dove, ha tenacemente guidato la Regione sull'altra sponda del Mar Rosso? O ma-gari il Patt e la Lega, inossidabili e pervicaci sostenitori, sin dall'inizio della legislatura, della soglia di sbarramento, da essi sempre indicata come l'uni-ca soluzione praticabile? O dobbiamo piuttosto ringraziare i piccoli partiti come la Rete o il Fri, che hanno approvato la soglia immolando se stessi per il bene del Trentino? Siete fuori rotta. Certo, Grandi è a capo della Giunta che ha portato a casa il risultato, ma il suo impegno per la riforma può essere riassunto nel fatto che non l'ha ostacolala. Dovendo schierarsi in una batta-glia politica. Grandi sceglie sempre di volarci sopra, per appollaiarsi sul vincitore a battaglia conclusa. Patt e Lega, è vero, hanno da sempre sostenuto il 5%. L'impressione, però, è che questa bandiera sia stata utilizzata più che altro per fermare la riforma "maggioritaria " della Chiodi, o, successiva-mente, per arruffianarsi l'opinione pubblica con qualche mossa teatrale (come le fasulle dimissioni di Tretter dalla vicepresidessa del Consiglio). Il merito della questione, invece, pare interessasse molto meno: non si capirebbe infatti per quale motivo queste due forze avessero accettato la mediazione al ribasso della soglia al 2,8%, equivalente ad un nulla di fatto ma in grado di essere venduta al popolo bue come una riforma elettorale.

Infine, sui piccoli partiti meglio lasciar perdere. Da mesi (alcuni, non tutti) tentavano di ostacolare con ogni mezzo l'introduzione della soglia: ad un certo punto erano talmente certi che non sarebbe mai passata che alcuni di loro si sono permessi la spavalderia di dichiararsi favorevoli. Poi, solo alla fine, o perché non volevano essere additati per sabotatori, o perché avevano capito che la soglia sarebbe passata anche senza di loro, molti si sono buttati sul carro del 5%. Se non è merito di nessuno di questi, come invece è parso dai quotidiani, allora a chi va il merito di questo risultato?

Se proprio volessimo ringraziare qualcuno, il primo dovrebbe essere Oskar Peterlini, presidente del Consiglio regionale, eletto nelle file della Svp. Senza ['introduzione della "votazione per prìncipi" nelle modalità di gestione del Consiglio, l'ostruzionismo non sarebbe mai stato superato. E l'ostruzioni-smo non era solo {'ultima arma per i piccoli partiti, ma anche un comodo alibi per chi della riforma se ne è sempre fregato. Grandi e Tretter in testa. Con la novità introdotta da Peterlini, tutti hanno invece dovuto scoprire le carte: l'ostruzionismo è stato cancellato e si è andati alla conta. Non c'era più. nessun alibi: se non si portava a casa la soglia, la colpa sarebbe stata di Tretter e Grandi.

Andando indietro, dovremmo ringraziare Carlo Alessandrini: a Peterlini la "votazione per principi" l'ha suggerita lui. Per giorni Alessandrini è stato deriso, poi Peterlini gli ha dato ragione. C'è di più: quando si era trovato un accordo al ribasso per la soglia al 2,8% (una vera truffa), l'unico a prendere le distanze, a impuntarsi sul 5% o niente, è stato proprio Alessandrini, sebbe-ne anche a nome di Bandi e Chiodi. Insomma, a lui va il merito di aver pun-tato su un risultato vero e di aver escogitato il modo per giungervi.

Andiamo ancora più indietro. La riforma non sarebbe mai passata se alcu-ni consiglieri di minoranza non avessero messo spalle al muro Tretter, Grandi e Valduga. Anziché fare opposizione, hanno spianato la strada. La maggio-ranza avrebbe preferito avere un 'opposizione dura, per addossare le colpe altrove: e invece... La medaglia, ili questo caso, va anzitutto a Bandi, il più limpido di tutti, il meno tatticista, quello che gli interessi di bottega non sa cosa siano. Poi gli onori vanno a Leveghi, Alessandrini e Chiodi. Ma anche a Delladio e Morandini. E, per finire, a Divina, Boldrini e Tosadori. Sarebbe bastato assistere anche a uno solo dei consigli dei mesi scorsi per capire che a volere una votazione sulla riforma sono state quasi solo le opposizioni. Infine, il merito maggiore andrebbe a due persone che stanno su fronti oppo-sti, che si odiano tra loro, diversissime, ma che hanno anche simbolicamente rappresentato la tragedia messa in scena in questa legislatura sulla riforma elettorale. Un po' come D'Alema e Fini in Bicamerale, queste due persone sono Wanda Chiodi ed Eugenio Binelli. Sarà bene che imparino a fare amici-zia, e in fretta, se non vorranno passare la prossima legislatura a fare da stampella alla Dc.