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QT n. 9, settembre 2011 Monitor: Libri

La peste

Da Napoli a Marter. Tommaso Sodano con Nello Trocchia, Milano, Rizzoli, 2010, pp. 355, euro 18,50.

Copertina

C’è oggi, dopo le elezioni locali di maggio, una ragione in più per prendere in mano il libro “La peste”, pubblicato nel 2010, prima di quello tsunami politico, che contribuisce a rendere comprensibile. Uno degli autori infatti, Tommaso Sodano (l’altro, Nello Trocchia, è un giornalista campano che ha dato una mano a scrivere) è oggi l’assessore “ai rifiuti” del nuovo sindaco di Napoli De Magistris. Ed i suoi nemici di sempre, quelli che si sono arricchiti con l’emergenza-rifiuti partenopea, hanno subìto il primo vero scacco, l’elezione di una giunta non “loro” al comune. Tommaso Sodano è un figlio verace della Napoli popolare. Figlio di un operaio emigrato nel dopoguerra in Francia per mantenere la famiglia, ha fatto politica con Rifondazione, venendo eletto prima alla Provincia di Napoli, poi - nel 2001 - al Senato. Dove, dalla Commissione Ambiente, ha finalmente avuto la possibilità di accedere davvero ai documenti fondamentali, e di addentrarsi dunque nei “miasmi” (l’espressione è sua) dell’intreccio affaristico/criminale che è la vera ragion d’essere dell’emergenza rifiuti di qel territorio.

Questo libro ricostruisce minuziosamente tutta l’epopea campana dei rifiuti, basandosi su materiale soprattutto giudiziario - relazioni di magistrati inquirenti, sentenze, trascrizioni di intercettazioni telefoniche (strumento assolutamente necessario per capire cosa è successo) - spiegandocene dall’interno le ragioni politico-sociali ed i relativi meccanismi, laddove invece il pur ottimo racconto di Roberto Saviano “Terra di fuochi” (da “Gomorra”) - che per primo ha squarciato il velo - si fermava alla fenomenologia della discesa nel napoletano, con la collaborazione delle cosche, dei rifiuti dell’industria settentrionale.

Napoli

Sodano entra nel merito della risposta della politica e della amministrazione a questo fenomeno, che aveva saturato e fatto esplodere la situazione. La risposta è, come sappiamo, l’emergenza, e per evitare l’infiltrarsi nel settore della malavita organizzata. (come nei moltissimi comuni della zona sciolti per infiltrazione mafiosa) si crea un commissariato speciale, ma poi - e qui c’è già il primo testa/coda sospetto - questo viene affidato proprio alla politica, al presidente della Regione. Emergenza significa la sospensione di regole e procedure ordinarie, scritte per dare garanzie sulla salute pubblica e sulla trasparenza democratica, fino alla militarizzazione delle discariche. Da qui deriva la predisposizione, per il trattamento dei rifiuti, di un sistema opaco basato sull’intreccio di pubblico e privato, tramite le ben note “società miste” dove si confondono i ruoli di controllato e controllore, minando l’azione degli organismi di controllo. “Con il sistema delle società partecipate è sempre più difficile perseguire il reato di corruzione - spiega Sodano - Non è infatti configurabile il reato quando manca l’incaricato di pubblico servizio o il pubblico ufficiale da corrompere...nel nostro paese non esiste il reato di corruzione tra privati”. E sulla corruzione è basato tutto il funzionamento del business rifiuti in Campania, su un giochetto che - guarda caso - abbiamo conosciuto anche noi in Trentino, alla discarica di Marter in Valsugana: il “vecchio giro-bolla dei professionisti”, cioè la certificazione mendace di qualche laboratorio compiacente sulla natura dei rifiuti da stoccare. Da dove deriva l’opposizione alle discariche sotto casa delle popolazioni partenopee: dalla consapevolezza che le dichiarazioni dei commissari sulla non-pericolosità delle stesse sono mendaci (e le intercettazioni dimostrano la perfetta malafede al riguardo dei responsabili dell’emergenza). La nascita di una rete di consorzi misti pubblico/privato per il trattamento dei rifiuti soddisfa le esigenze di tutti: quelle di consenso della politica, che piazza lì - con equilibri perfettamente bipartisan - i disoccupati e le consulenze per gli amici, quelle degli affaristi che ci mangiano senza fastidi, e quelle della malavita, che prestando collaborazioni fuori-controllo realizza il suo “pizzo”.

Tutti contenti, tranne i cittadini avvelenati e le casse delle stato, che vedono pesare in modo intollerabile sul debito pubblico un’emergenza rifiuti infinita che nessuno vuole davvero chiudere.

Sodano dimostra - dimostra proprio - che anche la scarsa propensione campana alla raccolta differenziata è una scusa inventata ad uso e consumo della casta. Il business rifiuti prevede infatti di guadagnare assai dall’incenerimento e dal trucco tutto italiano dell’incasso di contributi per le energie alternative sull’energia prodotta dagli inceneritori, così nessuno corre ai ripari nei confronti di quei consorzi che producono sistematicamente percentuali di differenziata irrisorie, molto al di sotto dei programmi stabiliti. Nessuno scioglie nessuno, anzi, massima comprensione.

Una storia lontana? Su co’ le rece, trentini, ricordate la comparsa della tecnica basilare del “giro bolla” alla discarica di Marter, ed il comportamento da bella addormentata nel bosco dell’APPA in quella occasione, a cui il trentinissimo imprenditore dei rifiuti poteva rivolgersi amichevolmente, chiedendo che per i controlli non gli venisse mandato “un talebano”.

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