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QT n. 10, ottobre 2011 Servizi

Carcere: speranze al lumicino

La demolizione è vicina, ma Italia Nostra e FAI non si rassegnano...

Sembra che ormai ci sia poco da fare. Dopo l’approvazione del progetto esecutivo, il nuovo polo giudiziario, definito anche “centro commerciale della giustizia del quale nessuno sente il bisogno”, si farà, e il vecchio carcere di via Pilati verrà demolito. Poco male per un Dellai che ha particolarmente a cuore la famosa perizia del 1993, secondo la quale il carcere è privo di valore storico-artistico.

Di un’altra idea sono invece (come sappiamo, visto che la vicenda si protrae da più di quattro anni) Italia Nostra e FAI, e a quanto pare non sono i soli. Altri si sono levati contro la demolizione. Oltre al magistrato Carlo Ancona (quello del centro commerciale), c’è anche la Procura: finché il carcere non viene demolito, il reato non c’è. Un messaggio velato e sottile (neanche più di tanto), e così c’è chi lo ha interpretato in un modo, e chi in un altro. Per qualcuno (la Provincia) significa che, non essendoci reato, non c’è colpa, e che quindi si può procedere. Per altri invece significa che il reato ci sarà non appena le ruspe entreranno nel cantiere, e allora qualcuno dovrà pagarne le conseguenze. Iniziare i lavori significa, ad oggi, andare in cerca di grane.

Tuttavia, come ci dice Salvatore Ferrari, vicepresidente di Italia Nostra, c’è un’altra questione da chiarire, non meno importante di tutte le altre.

Il carcere, di chi è? Dell’Agenzia del demanio o della Provincia?

Fino a giugno di quest’anno, era dell’Agenzia del demanio, e il trasferimento alla Provincia non era stato ancora effettuato. Questo trasferimento potrebbe creare dei problemi, in quanto appare impensabile senza una nuova verifica del valore del carcere (Dellai è naturalmente del parere opposto, e lo ha ribadito in una lettera aperta del 21 luglio).

Le decisioni della PAT somiglierebbero quindi a quelle chiacchiere che ogni tanto si fanno su come si spenderebbe un’eventuale vincita al lotto. La situazione si chiarirà soltanto mercoledì 28 settembre (per gli aggiornamenti, vedi www.questoblog.it), con un incontro dei presidenti di FAI e Italia Nostra con il responsabile regionale dell’Agenzia del demanio Tancredi.

Anche dal punto di vista strettamente procedurale c’è ancora qualcosa in ballo. In primis, si attende il pronunciamento del Consiglio di Stato sul ricorso del FAI contro la decisione del Tar di rifiutare la richiesta di sospensione dei lavori. In secundis, il 20 dicembre Italia Nostra dibatterà in aula le argomentazioni circa la richiesta di archiviazione di tutto l’esposto del 2010.

“Ciò che lascia perplessi nell’intera vicenda - dice Salvatore Ferrari- è l’incapacità di ammettere i propri sbagli. Nel 1993, si commise un errore. Dellai dimostra oggi una grande debolezza non ammettendolo. Si sarebbe ancora in tempo per rimediare assegnando allo studio di progettisti un compito diverso rispetto alla demolizione e alla ricostruzione. Si potrebbe pensare a un riuso della struttura, ma demolirla, considerando soprattutto quel che ha detto la Procura, sarebbe davvero un errore incredibile, oltre che un abuso di potere. Noi lo abbiamo detto a Dellai in una lettera non diffusa alla stampa, ma ovviamente non è cambiato nulla”.

FAI e Italia Nostra propongono sin dall’inizio delle loro campagne soluzioni alternative alla demolizione, e chiedono a gran voce un confronto per discutere anche di queste. Tale confronto, però, è sempre stato negato. “Noi saremmo disposti ad un incontro con Dellai, lo abbiamopure chiesto sui giornali di recente anche se, francamente, era più una provocazione che altro, perché sappiamo che non accetterà, ed è proprio in questo che si dimostra debole”.

 E se per caso dovesse accettare?

“Beh, in quel caso, noi di documenti da presentargli ne abbiamo un bel po’”.