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QT n. 10, ottobre 2012 L’intervento

La “vittima” Sallusti?

Il nostro giornale, più di ogni altro in Trentino, occupandosi di inchieste,è sottoposto al rischio di cause, civili e penali, da parte di chi, “non apprezzando” quanto scriviamo, fa ampio uso della minaccia prima e della denuncia in seguito per impedire, semplicemente, che venga scritta la verità. Perché questo deve fare un giornale: verificare la notizia e scrivere la verità. Nella nostra inchiesta sul disastro della Cantina LaVis abbiamo scritto la verità, fornito riscontri, offerto prove e testimonianze, ma la Cantina in quanto tale, attraverso il Commissario Zanoni, e lo stesso Zanoni come persona fisica, hanno pensato di intimidirci trascinandoci in Tribunale con una causa civile e richiesta di risarcimento per 480.000 euro: 180.000 al Commissario e 300.000 alla Cantina.

Nessuno più di noi potrebbe invocare, e infatti lo invochiamo, il diritto alla libertà di stampa: una libertà assoluta, un diritto non negoziabile, represso nelle dittature e fondamentale nelle democrazie. Nessuno dovrebbe essere trascinato in tribunale per avere scritto la verità, anche se scomoda, e nessuno dovrebbe essere trascinato in Tribunale per avere espresso una opinione. Due soli limiti: l’informazione deve essere veritiera e l’opinione non deve essere diffamatoria.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la condanna di Sallusti e men che meno con la alzata di scudi da parte di politici e giornalisti in difesa del direttore del Giornale.

Sallusti pubblica una notizia che sa essere falsa e la commenta, infamando la decisione di un magistrato e attribuendogli fatti e azioni non commesse: un’adolescente che aspetta e vuole tenere un figlio, i genitori che non lo vogliono tanto da rivolgersi ad un giudice perché ordini al ginecologo l’aborto. Tutto falso, ma soprattutto un falso conosciuto anche dal direttore del Giornale. Direttore che però, probabilmente per sostenere vigliaccamente la campagna della destra contro l’aborto, pubblica il pezzo con il titolo: “Il dramma di una tredicenne: il Giudice ordina l’aborto, la legge più forte della vita”, commentando che “se ci fosse la pena di morte questo sarebbe il caso: per i genitori, il ginecologo e il Giudice”. A seguito di una querela per diffamazione il giudice tutelare ottiene una sentenza confermata in tre gradi di giudizio senza che il direttore del Giornale chieda scusa, rettifichi la falsa notizia o cerchi un accordo.

Noi riteniamo che la condanna al direttore Sallusti (quel direttore che titolò per la Merkel: “Bye bye culona”) non abbia niente a che fare con il reato di opinione (che infatti non esiste come reato), ma si fonda sul fatto che è stata deformata la realtà, ignorata la verità pur conosciuta, diffamto un cittadino- magistrato, violando la legge e le regole minime del giornalismo.

Si potrà sicuramente discutere se il carcere sia la misura adeguata. Non dimenticando però alcuni elementi:

1) Sallusti è recidivo. E allora ci si chiede: fino a che punto è giusto consentire, anche dietro pagamento di una multa, che un giornale, per motivi strumentali, possa pubblicare notizie false e diffamatorie senza incorrere in più gravi sanzioni?)

2) Sallusti non ha rettificato né chiesto scusa.

Infine una terza motivazione, di per sé secondaria, eppur indicativa: Sallusti è direttore di un giornale che del bavaglio ai giornalisti ha fatto la propria linea editoriale, quando si è trattato di pubblicazione di intercettazioni riguardanti Berlusconi e la minorenne Ruby. Insomma, scandalo per il carcere a chi pubblica il falso e carcere per chi pubblica una verità che fa scandalo.

Per questi motivi non apprezziamo chi, politici e giornalisti, si sono prodigati nel sostenere Sallusti. Passi per i politici, ma meno si capisce la difesa dell’Ordine dei Giornalisti se non in una logica di casta che non condividiamo.

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In altri numeri:
Giornalismo e giustizia
Perquisizioni in libertà

Commenti (2)

webmaster

Può acquistare il numero a 4€ con carta di credito qui:
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ma ho visto che è abbonato alla versione Pdf e che ha scaricato l'ultimo numero... quindi può leggere l'articolo a pagina 17.
Sulle pubblicità non possiamo modificarle... io, quella che dice lei, non l'ho vista.

Studiopegaso

Volevo leggere l'articolo dell'illustre Mauro Bondi sul caso Sallusti, ma non è ancora visibile.
Casualmente vedo una pubblicità in cui trovo "Hei tu... (ecc.)". Mi permetto rispettosamente di far notare che in italiano le esclamazioni hanno l'acca dopo la vocale e non prima.
ddm
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