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QT n. 2, febbraio 2013 La storia

5 anni per cambiare

Storia di Mattia: da San Patrignano al palcoscenico

Mattia ha 29 anni, viene dalla provincia di Padova, ma dal 2005 vive in Valsugana. Ha trascorso 6 anni nella comunità San Patrignano di S. Vito di Pergine.

Ho cominciato a usare sostanze intorno ai 15 anni. Il mio iter è un classico: con i miei amici ci ubriacavamo spesso. E ci piaceva anche. Era figo. Ti ubriachi ogni sera che esci, una sera arriva uno più grande, tira fuori una canna e dice ‘Dai, fumiamocela!’ Lì per lì ho detto ‘ma sì!’ Tanto ero già ubriaco. - ricorda Mattia - Dopo abbiamo cominciato a usare altre sostanze, dalle droghe sintetiche a quelle naturali, perché più ne usavi e più eri figo”.

Quando si mette con una ragazza eroinomane, comincia a usare l’eroina anche lui. L’aveva già provata, a 16 anni. A 18 la usa tutti i giorni, ha lasciato la scuola da un pezzo e lavora come carpentiere nella ditta del padre.

A 13 anni Mattia aveva una compagnia, una ventina di amici. A 18 erano rimasti in cinque o sei, si drogavano insieme, ma i rapporti si sfaldano. “E rimani sempre più solo” - constata Mattia.

All’inizio comunque sta bene, combatte anche la timidezza e si sente più spavaldo. Continua perfino a giocare a calcio, seppure con fatica. Possibile che i compagni di squadra e l’allenatore non si siano accorti di niente? - gli chiedo. “Tanta gente se ne accorgeva. - mi risponde - Ma a volte si sottovaluta: sarà l’età... sono cose da ragazzi....” E comunque lui non voleva ascoltare.

“Con lo spaccio mi pagavo un mese di sballo”

A vent’anni il mondo di Mattia ruota intorno alla droga: usa eroina e cocaina e ci spende tutta la busta-paga, all’epoca un milione e 200 mila lire. Perciò decide di spacciare. Comincia da ragazzino a spacciare hashish e marijuana. Poi passa all’LSD e alle pastiglie di ecstasy, facendo da tramite a una persona che le portava nei locali. Comincia a fare dei bei soldi, tanto da mantenersi senza metter più mano allo stipendio.

Zucchera il caffè in un bar di Trento e intanto fa un rapido calcolo: “Fra bere prima di andare a ballare, l’entrata in discoteca, le bevande in discoteca e la droga spendevo circa 200 mila lire. Per un po’ ci andavo sia il sabato che la domenica, quindi spendevo 400 mila lire alla settimana solo per passare la serata. Con lo spaccio mi pagavo un mese di sballo”.

Nel periodo in cui usa sia cocaina che eroina, Mattia passa le giornate col chiodo fisso: si alza, va a lavorare e prima ancora di finire pensa di andare a Padova a prendere la droga, o a casa, se ce l’aveva. Se non ce l’aveva, lo scopo della giornata era procurarsela.

“Perché lo fai?” - cantava Masini con intramontabile paranoia. “Ma, così... Per caso. - è la risposta di Mattia. - La prima volta che ho usato la cocaina ero ubriaco; sinceramente, non è stato niente di particolare. E la prima volta che ho usato l’eroina almeno io non ho vomitato. I miei amici vomitavano tutti”.

Dice che è come quando fumi la prima sigaretta: non è chissà che, o magari stai male, ma continui. All’inizio è un mix di paura, di tensione e di benessere, che invoglia a usarne sempre di più.

Stava tranquillo, nel suo mondo, e ci stava bene. Pensava di reggere. Ma non è stato così. In un anno e mezzo ha avuto un declino totale e ha perso il lavoro, e si ritiene fortunato, perché lavorava col padre; se non fosse stato così, lo avrebbe perso molto prima.

Ha 21 anni Mattia, quando incomincia a stare male. Ma è soprattutto lo spavento a fargli cambiare vita, quando scopre che i carabinieri di Padova hanno un fascicolo con informazioni su di lui e la sua compagnia, e che li tengono d’occhio.

La madre, subodorata la situazione in declino, gli consiglia di parlare con un un analista e Mattia si decide a chiedere aiuto. Nei primi incontri con l’analista divaga: “Le raccontavo la storia dell’orso, perché ci andavo sempre ‘fatto’. Ci stavo ore e ore, a raccontarle qualsiasi cosa”. Ma un giorno ci va in astinenza, sta male, e in quello che definisce “un casuale momento di lucidità” ammette il problema. Tempo due mesi e la famiglia contatta l’associazione CIN (Centro Iniziative Nuove) di Padova e Mattia chiede di entrare in comunità.

Ma, appena uscito dallo studio dell’analista, Mattia corre comunque a farsi. E si fa anche la sera prima di entrare in comunità: “Avevo vissuto 21 anni senza regole, non è che all’improvviso cambi. Non avevo neanche capito dove andavo e cosa stavo facendo. Ci sono voluti dei mesi”. È il racconto di un lungo spaesamento.

SanPa una e trina

L’accoglienza in una comunità di San Patrignano (“SanPa” per gli amici) e il programma terapeutico sono gratuiti per ragazzi e famiglie. L’unica condizione richiesta è l’impegno a interrompere definitivamente l’uso delle droghe e la disponibilità a mettersi in discussione e cambiare. Di San Patrignano ce ne sono tre: oltre a quella di San Vito, inaugurata nel 1990, c’è quella storica, creata da Vincenzo Muccioli a Coriano di Rimini nel 1978, e quella di Botticella di Novafeltria, nelle Marche, fondata nel 1987. La richiesta può essere fatta direttamente, o tramite le associazioni di volontariato di settore (a Trento opera l’Associazione Amici di San Patrignano, con sede a Lavis), oppure attraverso il Sert (Servizi per le Tossicodipendenze) .

Secondo Mattia la decisione di entrare in comunità è stata un sollievo per i suoi genitori. Rapporti tesi e complessi si sono progressivamente rasserenati, anche perché le famiglie vengono coinvolte nel percorso rieducativo. “Ma per un genitore il percorso è perfino più impegnativo, - afferma Mattia - sia perché si somma a lavoro e impegni quotidiani, sia perché suscita disagio, senso di colpa, stigma sociale”.

“Fatti tutto il programma,  perché a casa non torni!” - gli dice la madre. Lui la prende alla lettera, ma solo mesi dopo si accorge di star bene. Prima di entrare sapeva di star male. E di essere rimasto solo. “Non ho mai pensato di infilare la porta e andarmene dalla comunità”. Aveva voglia di cambiare e lo ha fatto: in 5 anni di programma e uno di lavoro come responsabile del settore degli edili fabbri, è cambiato.

“Fin dal loro ingresso, i ragazzi accolti a San Patrignano sono coinvolti in una vita di relazione responsabile, attiva, aperta e impegnata, con il sostegno di educatori e di ragazzi che hanno già vissuto e stanno superando le stesse problematiche. Attraverso le relazioni sociali, la formazione professionale, lo studio, lo sport, le attività ricreative” - si legge sul sito della Comunità.

Partecipando alle attività culturali e ricreative a San Patrignano, Mattia ha scoperto la passione per l’apicoltura e ha iniziato a fare teatro. Nel 2010 ha conosciuto Valentina Scantamburlo, insegnante e animatrice, con cui, insieme ad altri quattro ragazzi di San Patrignano, ha fondato il gruppo “Gli strani elementi”.

Specializzato in performance animative, il gruppo organizza momenti di divertimento per bambini, che vanno dalla giocoleria alla scultura di palloncini, dal truccabimbi ai burattini, agli spettacoli di magia.

Gli strani elementi

Col progressivo affiatamento sono cresciute le ambizioni e “Gli strani elementi” ora calcano i palchi di scuole e oratori della Valsugana mettendo in scena spettacoli di promozione educativa entro una matrice di prevenzione. Uno dei quali, “Vorrei dire”, che aveva lo scopo di promuovere il diritto all’ascolto del bambino, inteso come diritto ad essere ascoltato nel rispetto dei suoi bisogni emotivi e richieste d’aiuto, è andato in scena anche nell’ambito del progetto “Lo s-ballo non è musica” del Piano giovani di Zona della Bassa Valsugana. Nel periodo natalizio hanno proposto “Le fiabe scompigliate”, sul diritto alla diversità, ed ora stanno lavorando a uno spettacolo nuovo, sul tema del bullismo.

Trasgredire è tornare lucidi

Cosa può dire un ex tossicodipendente ad un ragazzo di 16 anni che fa uso di droga, per dissuaderlo? - chiedo a Mattia prima di salutarci.

La risposta non è semplice. Di droga ne vede circolare parecchia, sia a Trento che in Valsugana. E anche fra i giovani. Dopo averci pensato un po’, osserva che, come succedeva a lui, quasi tutto è inutile, se uno non vuole smettere. Forse può servire chiedere se fa star bene. O se fa star male. E cominciare a parlarne.

In occasione del carnevale Gli strani elementi presentano lo spettacolo “Le Fiabe Scompigliate” a Grigno (sabato 2 febbraio) e a  Roncegno (sabato 9 febbraio)

Per informazioni: stranielementi2010@libero.it oppure n° 334-3867674.

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