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Nuovi media al servizio dell’umanità

L’entusiasmante esperienza di “ESoDoc”

Da alcuni anni, chi scrive è coinvolta nella commissione di 4 componenti che esaminano le richieste di ammissione al corso di “ESoDoc”, una formazione europea, che cerca di soddisfare i crescenti bisogni di comunicazione delle ONG (Organizzazioni non governative) e ONP (Organizzazioni non profit), facendo incontrare e collaborare produttori e autori indipendenti di documentari e facendo avvicinare a questo specifico settore aziende televisive del settore documentaristico, per permettere un’espansione dei contenuti socioculturali. Durante il periodo della formazione, i partecipanti, col sostegno di tutor, sviluppano progetti filmici che poi saranno presentati, nel corso dell’ultimo workshop, a una commissione formata da redattori televisivi di emittenti europee. Alla scuola di cinema ZeLIG è stata affidato l’incarico di organizzare e coordinare i workshop nei quali sono coinvolte anche altre scuole di cinema, televisione e nuovi media. Il lungo esame delle applications, le domande, corredate da film precedentemente realizzati e dalle proposte di nuovi permettono di immergersi in una realtà professionale e umana di giovani di tutta Europa e di gettare un’occhiata nelle tematiche che li interessano e che ci interessano, anche se spesso non appaiono nelle televisioni.

Le minoranze culturali e gli emarginati, la salvaguardia dell’ambiente e la minaccia dell’economia finanziaria indifferente alla vita umana, l’educazione dei bambini, la discriminazione delle diversità, i diritti umani violati, la differenza di genere, il diritto di morire a casa fra i propri cari, la bellezza della natura...: sono temi profondi e spesso difficili, che fanno da sfondo alle storie di persone, con le quali gli stabiliscono relazioni forti, e che talvolta sono coinvolte anche tecnicamente in esperienze di partecipatory video, attraverso cui i protagonisti dei documentari diventano co-autori, annullando la distanza fra una parte e l’altra della macchina da presa. Un centro per madri-bambine in Ecuador, che le aiuta a studiare e a non farsi annientare dalla maternità precoce; un gruppo di bambini zingari in Polonia, che vorrebbero andare a scuola ma non vengono ammessi perché non hanno documenti di identità, e tuttavia sono portatori di una grande tradizione culturale; l’incertezza degli abitanti di Rosa Montana, in Romania, posti di fronte alla scelta fra la riapertura delle miniere d’oro che distruggerebbe la loro terra, ma dove potrebbero trovare lavoro, e l’estrema povertà in cui ora vivono; l’intrapresa di alcuni olandesi che hanno attrezzato una barca a vela come cargo, alternativa ambientalista ai trasporti a petrolio e con il sopravvenire della crisi sono oppressi dai debiti; film su alcuni protagonisti della primavera egiziana; su un villaggio palestinese del West Bank che cerca di sopravvivere con l’aiuto di pacifisti israeliani alla politica delle colonie; la rassegnazione degli irlandesi di fronte alla crisi causata dalla corruzione dei politici; la storia di una chimica spagnola che ha inventato la pittura murale antizanzara; la confessione di una famosa cantante gitana, nota per i trionfi artistici, ma vittima di lunghi abusi sessuali all’interno della sua comunità etnica. E tante altre storie.

Quest’anno la crisi economica si fa sentire, nell’altissimo numero di richieste di borse di studio, ma spunta anche dai curriculum vitae e concretamente nei soggetti dei film proposti. Le borse di studio sono 4, le richieste su oltre 100 sono 54. Un numero molto alto rispetto al passato e che riguarda anche film-maker meno giovani.

Questi giovani studiano e viaggiano molto, svolgono lavori di ogni genere, sanno cambiare ruolo all’interno dei team, usano i nuovi media, e perseguono l’utopia concreta di svolgere una professione interessante e utile, informando su aspetti della realtà e della vita, in genere poco presenti nell’informazione dei media più diffusi. Dai profili dei giovani italiani emerge una maggiore incertezza nella formazione e la mancanza della rete di sostegno che permette a tanti loro coetanei del Nord Europa, ma anche dell’Est, di non dover ricominciare a ogni film la propria vita da zero, bensì a trovare una continuità nel lavoro e ottenere il riconoscimento del proprio talento.

I documentari, diffusi anche e soprattutto nella rete, su piattaforme create spesso dagli stessi film-maker, dimostrano una profonda e diretta conoscenza di luoghi lontani nel mondo. I giovani d’Europa si immergono in altre realtà, lasciandosi coinvolgere, attratti dalla diversità culturale, affascinati dall’autenticità di comunità meno impoverite dalla modernità di massa, si indignano di fronte alle ingiustizie, sono presi dalla bellezza del mare e della neve, e anche dalla possibilità di aiutare chi soffre.

Fra coloro che chiedono di partecipare alla nuova sessione di “ESoDoc” vi sono anche persone affermate nella professione di video-giornalista, o che lavorano per le emittenti più importanti, e che vogliono confrontarsi, imparare a sviluppare propri progetti, e insieme a dare ai più giovani una parte della propria esperienza.

Sceglierne 22 da un mazzo di fiori così bello e vario è davvero difficile. Ma in cambio si fa un tuffo in entusiasmo, intelligenza e bellezza.