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QT n. 2, febbraio 2015 Trentagiorni

Foreste senza vigilanza?

Solo un mese fa l’assessore Michele Dalla Piccola (Foreste e Turismo) aveva rassicurato i custodi forestali sul loro futuro e sul loro ruolo nella gestione dei boschi comunali. Da quasi un decennio infatti all’interno della Provincia si tenta di sopprimere questa figura professionale per accorparla al Corpo Forestale. L’assessore probabilmente non se n’è accorto, ma la Finanziaria 2015 approvata da lui stesso afferma che entro il 31 dicembre 2015 i consorzi di vigilanza boschiva saranno soppressi e il personale passerà alle dipendenze dei comuni. Come questo possa avvenire con tutti gli organi amministrativi comunali in scadenza (maggio 2015) e con la maggioranza delle prossime giunte che impiegheranno mesi ad essere attive nessuno lo sa e la Finanziaria non lo spiega se non minacciando l’intervento diretto della Provincia.

Da ormai sette anni i custodi forestali hanno elaborato un progetto di revisione del loro regolamento di lavoro, aggiornandolo alle esigenze dei tempi (la legge è del 1976), ma due giunte provinciali non sono riuscite a decidere. Ora si procede a blitz, il testo della finanziaria non era presente al momento delle osservazioni passate in commissione: si è trattato di un intervento autoritario imposto dalla Giunta Provinciale nella più totale disattenzione non solo dell’assessore, ma di tutti i consiglieri. Se tale progetto dovesse attuarsi, i comuni che dispongono di vaste e produttive realtà forestali non avrebbero grandi ripercussioni. Le vittime sarebbero i comuni marginali, quelli che non dispongono di boschi ricchi, pensiamo alla Vallarsa, a Cembra o alle basse Giudicarie. Questi comuni sarebbero costretti a licenziare i loro guardiaboschi, facendo mancare alla collettività il servizio di distribuzione degli usi civici e la vigilanza continua sul territorio, anche su temi non direttamente pertinenti il bosco. I consorzi di vigilanza boschiva erano stati istituiti proprio per andare incontro alle esigenze di queste realtà più indifese. Certo, i comuni hanno le loro responsabilità per quanto sta accadendo: hanno avuto tempo 5 anni per sciogliere i 42 consorzi (troppi) e ridurli nell’ambito delle 15 comunità di valle. La legge lo prevedeva, ma la pigrizia degli amministratori locali è stata sovrana e ben diffusa.

Nel frattempo interviene lo Stato, cioè il governo Renzi, che sta accorpando, finalmente, gli organi di polizia. Il Corpo Forestale dello Stato confluirà nella Polizia. Ma nelle due provincie autonome, dove i forestali sono provinciali, cosa accadrà? Si è già deciso: faranno parte dei corpi di polizia locale. È evidente quanto le competenze siano diverse, oltre alle culture; come possano convivere non si sa e nessuno ha chiaro chi dovrà tutelare nell’immediato futuro i boschi trentini, le alte quote, chi interverrà nei compiti di vigilanza ambientale, venatoria e della pesca. Forse è bene che questi temi vengano discussi pubblicamente, e in tempi rapidi.