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“Bisbetica”

Shakespeare messo alla prova

La bisbetica domata di Shakespeare messa alla prova. Già il sottotitolo della “Bisbetica” diretta da Cristina Pezzoli e con Nancy Brilli nella parte di Caterina, dice qualcosa sulla direzione dell’adattamento di questa commedia scritta a fine ‘500. Prodotto da La Pirandelliana, dopo il debutto dello scorso luglio all’Estate Teatrale Veronese, lo spettacolo è in tournée e il 26 novembre ha fatto tappa a Pergine.

Pur confezionando un prodotto “da botteghino”, un’opera pop non dissimile da altri tentativi di modernizzare Shakespeare all’interno del teatro tradizionale, la regista ha impresso una sua linea visibile. L’invenzione più vistosa si ha già all’aprirsi del sipario, quando sulla scena si presenta una compagnia teatrale impegnata a provare “La bisbetica domata”.

Stefania Bertola non ha svolto una semplice traduzione moderna ad hoc, ma ha in parte riscritto il testo. Per frizioni con il produttore, il regista se n’è andato; tocca all’attrice che impersona Caterina fare da capocomica e guidare i colleghi. Si discute di tagli al copione (il primo è il prologo con protagonista Sly, ritenuto debole - Strehler sarebbe d’accordo?), di attori senza memoria e che imparano solo le loro battute: comuni dinamiche di compagnia. Si attacca quindi con il primo atto. Da qui è un continuo entrare e uscire dal copione: alcuni attori (e il produttore) sono per attenersi fedelmente al dettato shakespeariano, altri (Caterina su tutti) per cercare nuove soluzioni interpretative.

La vicenda scorre seguendo l’originale. Gli elementi di modernità sono numerosi e riguardano la caratterizzazione dei personaggi e alcuni passaggi della storia. La loro efficacia ha esiti alterni: alcune trovate sono intonate, altre risultano fini a se stesse. Si può accettare che Lucenzio entri in scena danzando alla Roberto Bolle, mentre appare forzato che si camuffi alla Jesus Christ Superstar quando già è travestito da Cambio. Bianca viene presentata come un’attrice-tronista capricciosa, con tratti che paiono un giudizio tranciante sul personaggio. Petruccio si presenta spavaldo al primo incontro con Caterina: la scelta di traslare il serrato botta e risposta shakespeariano in un ritmo quasi rap convince. Petruccio si presenta al matrimonio non in sella a un ronzino ma con un muletto, per portare via la sposa come fosse una lavatrice: altra licenza che funziona.

Anche il secondo tempo comincia nel segno del metateatro: il debutto è vicino, si propongono nuovi tagli, la capocomica Caterina cerca soluzioni nuove per il finale. Non la convince l’epilogo di Shakespeare, a suo avviso troppo maschilista. Si ripropone con forza la questione tra fedeltà al testo e reinterpretazione. Alla fine Caterina-Nancy Brilli recita il monologo finale originale (“così Shakespeare è contento”) prima dei saluti.

In uno spettacolo divertente e popolare, spiccano le prove attoriali di Nancy Brilli e Matteo Cremon (Petruccio). La Pezzoli eccede nelle licenze alla modernità (molte delle quali superflue), ma ha il merito di riflettere con arguzia sul modo di proporre Shakespeare nel 2015, se rispettarlo o amarlo tradendolo. Da che parte pende la bilancia? Dietro un’apparente vittoria della prima opzione, quel sibillino “così Shakespeare è contento” racconta della necessità di mettere i classici alla prova del tempo.

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