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Il troppo letame farà sparire i prati di montagna?

Contadini contro “Natura 2000”. Allarme dei biologi del Sudtirolox

Una polemica violenta, finita in un compromesso al ribasso. Come si sa, i contadini, nonostante non siano più la maggioranza della popolazione e neppure della Südtiroler Volkspartei, sono ancora molto potenti, soprattutto nel governo del Sudtirolo. Incassano volentieri i premi per i prati fioriti e la biodiversità, ma sono restii (non tutti, ma parecchi) a smaltire correttamente il letame, il liquame e il colaticcio prodotto dai loro animali. “Il letame è buono” affermano. Il che è vero, di per sé, finché si trattadi un circolo chiuso e virtuoso, dove i prodotti vengono usati per concimare i campi che producono il mangime.

In realtà il mangime usato in Sudtirolo viene per il 50% importato, e una quantità troppo alta di letame finisce nei prati. Inoltre il numero di animali per ettaro supera di molto la percentuale del terreno a disposizione da concimare. Se ne rende conto l’olfatto di chiunque a fine inverno e inizio primavere vada a passeggio. Ma non è solo una questione di naso. I biologi hanno lanciato l’allarme, spiegando che l’eccesso di concime distrugge la biodiversità e rinforza piante che poi devono essere trattate con erbicidi. Uno scenario horror per i prati di montagna.

Una parte di contadini invoca la tradizione, ma è facile rispondere che l’allevamento intensivo per molti secoli non era mai arrivato ad altitudini così elevate e che la presunzione del Bauernbund (l’associazione dei contadini) che i contadini debbano fare concorrenza ai grandi produttori della Germania, anziché puntare sulla qualità dei prodotti, è molto discutibile e discussa. C’è anche il rischio di uscire dalla rete di Natura 2000 (il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità: una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita per garantire il mantenimento degli habitat naturali) per 40 siti che occupano il 20,3 per cento della superficie provinciale, all’interno dei quali sono stati rilevati 45 habitat diversi, con 1282 ettari di prati.

Secondo le norme europee, gli stati membri devono definire misure di conservazione per i siti Natura 2000 e piani di gestione area per area. La valutazione d’incidenza va condotta per tutti i piani o progetti che potrebbero incidere significativamente su un sito Natura 2000. Entro sei anni dalla designazione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) questi verranno trasformati in Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Solo dopo questo passo, l’iter di designazione del sito Natura 2000 sarà definitivamente completato. Nei siti Natura 2000 sono consentite la gestione agricola e selvicolturale, purché attuate in modo estensivo, con una armonizzazione della gestione con le esigenze ecologiche e le caratteristiche del sito.

E qui interviene la politica, il cui compito sarebbe di trovare una soluzione, e che invece ha assistito impotente allo scontro fra il grande potere dei contadini e quello assai meno forte dei protezionisti e delle loro associazioni. La polemica di queste settimane concerne la possibilità di spargere letame, liquame e colaticcio di origine zootecnica nei siti.

Gli assessori all’Agricoltura e all’Ambiente si erano impegnati ad approvare entro il dicembre 2015 una norma sullo spargimento del letame nei siti di Natura 2000; ma la data è scaduta e l’Associazione per la tutela della natura e dell’ambiente (Dachverband für Natur und Umweltschutz) ha fatto presente che alla scadenza della data non era più possibile scaricare letame nei siti di Natura 2000. In febbraio i due assessori competenti hanno composto una commissione di 20 persone e hanno poi incaricato un mediatore per un lavoro di composizione del conflitto fra interessi diversi. (La SVP e le sue giunte usano i mediatori per svolgere il lavoro dei politici, perché non vogliono prendere decisioni in caso di conflitti fra i diversi ceti o gruppi rappresentati all’interno del partito di raccolta. Così ne paghiamo due per lo stesso lavoro e le decisioni sono insoddisfacenti, perché il mediatore di solito viene da fuori e non conosce a fondo la situazione, e inoltre ci sono questioni che non sono mediabili, come i diritti, compreso quello alla salute e a un ambiente sano). La decisione della giunta presa a metà marzo ha cercato di salvaguardare i contadini, umiliando i piccoli biologici che rispettano le regole, e ha trascurato le normative europee.

L’Associazione dei biologi ha gettato l’allarme sulle conseguenze drammatiche del letame sulle piante dei prati di montagna e ha ricordato che la fine della biodiversità, a loro giudizio irreversibile, porterà, oltre alla scomparsa di uno degli aspetti più attraenti del paesaggio, anche alla cancellazione delle aree ora designate di Natura 2000, in quanto non più corrispondenti alla normativa europea.

Il fatto che i politici non ne tengano conto è sconcertante, se si pensa che in un convegno del 2013 in Val Badia l’allora assessore competente aveva esortato i contadini a un uso responsabile del letame sui prati di montagna, dopo che 80 biologi avevano esaminato i prati dell’Armentara esprimendo la loro preoccupazione per l’alta presenza di azoto e la scomparsa di piante ed erbe, sostituite da altre in grado di utilizzare l’azoto in grande quantità per la loro crescita. Allora l’assessore aveva promesso un decreto che avrebbe dovuto attuare una decisione della giunta provinciale del 2010, che vietava lo spargimento di letame nelle aree Natura 2000.

Tre anni dopo, la soluzione approvata dalla Provincia ha fatto prevalere il criterio che non si può andare contro quelle 900 imprese agricole in cui in parte si trovano quei prati. Il “compromesso” prevede che le imprese facciano dei progetti di concimazione, e che siano consigliate e anche controllate, per evitare un peggioramento della situazione ecologica, vietato esplicitamente dalla direttiva UE. Per far digerire ai contadini questi nuovi obblighi è stato tuttavia inserito un considerevole aumento della percentuale di animali di grande taglia per ettaro, il che significa che i magri prati ad avena bionda o maggiore, abituati da secoli ad essere concimati pochissimo o per niente, ne avranno un impatto fortissimo.

Ciò riguarda anche quei prati dove dal 2010 era vietato spargere letame. L’Associazione dei biologi sudtirolesi e l’Associazione per la tutela della natura e dell’ambiente temono una procedura d’infrazione da parte dell’Ue.

Questi ultimi hanno giudicato gravissimo anche che due misure vengano introdotte separatamente: da un lato si permette da subito ai contadini di produrre di più e di spargere più letame. Dall’altra si aspettano sei mesi, durante i quali si faranno i controlli e si cercherà di convincerli a trasformare i loro prati in prati a tutela paesaggistica. I biologi hanno scritto che il divieto di spargimento di letame nelle aree di Natura 2000 non deve essere allentato, poiché “ogni eccesso di concimazione mette a rischio intere famiglie di piante, fra cui quelle da difendere prioritariamente”. A tal punto che si potrebbe poi ritenere necessario usare erbicidi per eliminare certe piante troppo invasive.

I biologi mettono in rilievo anche un secondo punto: “La questione dell’eccesso di sostanze nutritive deve essere riconosciuta e gestita come un problema dello smaltimento, in tutta la provincia e indipendentemente dalle aree di Natura 2000”. E paventano il rischio che questa nuova normativa violi la direttiva dell’UE sui nitrati, con pesanti conseguenze per il Sudtirolo, e concludono con un appello alla politica affinché il letame, il liquame e il colaticcio che escono dal conteggio del circolo agricolo delle sostanze nutritive (fieno e non misture di cereali e leguminose importati da fuori), non possano più essere smaltite nei prati.

Nelle lettere ai giornali e nei blog online, già infiammati dalle posizioni dei contadini sui pesticidi e dai rischi per la salute nell’indifferenza della vecchia politica sempre al potere, la discussione è accesissima. Moltissimi giovani e i contadini di montagna che cercano qualità e innovazione e rifiutano l’agricoltura della quantità, sono indignati per le decisioni della giunta, che parla di “armonizzare” ma sta sempre dalla parte dell’economia e dei soldi, contro l’ambiente e il paesaggio. Il letame salirà sui prati di montagna, dove per tradizione - al contrario di ciò che dice il Bauernbund - in passato non è mai arrivato, e per un piccolo risparmio danneggerà gravemente paesaggi, flora e fauna che sono il prodotto di secoli di lavoro faticoso e saggio di contadini di montagna. Un’altra vittoria per l’agricoltura cattiva, quando decine di esempi indicano la strada del Sudtirolo verso un’agricoltura di qualità.

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