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Letteratura femminile

Quel seme che nasce, cresce e si radica all’interno del proprio essere e rende attratti e innamorati dei libri, lo devo alla mia maestra, Anna Modl, contessa di nome e di fatto. Ogni settimana ci portava in biblioteca per prendere un libro da leggere e da cambiare il lunedì successivo. Alle medie andavo nella biblioteca della parrocchia e riempivo di libri una borsa a rete per restituirli la settimana dopo: letteratura per bambine timorate, ma non da apprendiste suore. Frequentavo ragazzini/e svegli/e che facevano parte di classici come nei Miserabili, Dagli Appennini alle Ande, Pattini d’argento, Incompreso, Il diario di Anna Frank.

Da lettrice insaziabile ho quindi trascorso tutto il mio tempo libero, le vacanze e lunghi periodi di malattia confortata soprattutto dalla lettura, con spiccata preferenza per le scrittrici. Avevo sempre un libro con me in borsetta o, se non ci stava, in una borsa ausiliaria. Da un cassetto della scrivania in ufficio sbucava sempre un libro, nelle pause di lavoro o nell’attesa che arrivasse un altro malloppo. In Provincia c’era spesso troppo lavoro o troppo poco. Un altro libro era in macchina, ma non mi piaceva avere due-tre libri iniziati, e cercavo di portare sempre con me il libro eletto.

Arrivata in Provincia nel 1977, ebbi la fortuna e l’onore di conoscere un funzionario che aveva oltre trent’anni più di me e per il quale lavoravo nella sezione ragioneria degli Enti Locali, fra bilanci e conti consuntivi che odiavo. Allora darsi del tu era insolito, non se ne aveva l’abitudine, e continuammo a darci del lei fino a quando morì, anziano, nel 2007. Uomo di sinistra che leggeva la Repubblica uscita da meno di un anno, era un elegante signore molto colto e appassionato di lettura. Un po’ alla volta, colpito dal mio naturale interesse, mi propose libri bellissimi che mi aprirono un altro mondo e stimolarono la mia voglia di approfondire posti e culture lontani. Non a caso lo consideravo il mio mentore: sempre molto educato, non si permise mai una battuta fuori luogo, nonostante in ufficio molti guardassero stupiti a questa nostra amicizia: lui più vecchio di mio padre, io la segretaria carina.

Fu proprio lui a propormi libri scritti da donne di grande interesse, Doris Lessing, Clarice Lispector, Christa Wolf, Alice Munro, Janet Frame, Nadine Gordimer, Etty Hillesum, Marguerite Yourcenar, Simone de Beauvoir, Marguerite Duras, Annie Ernaux. E un lungo elenco di scrittrici italiane, dalla mia preferita Natalia Ginzburg, a Lalla Romano, Dacia Maraini, Anna Maria Ortese, Maria Messina, Maria Teresa di Lascia, Rosetta Loy. Scrittrici che mi hanno fatto da madri, amiche e sorelle in desolanti momenti di solitudine o di dubbi enigmatici, irrisolti. Da amanti per sentirmi ancora desiderata e vitale, da indovine per trovar soluzioni e speranze nascoste tra le righe.

Ebbero inizio anni di lettura matta e disperatissima: conservo lunghi elenchi di libri che leggevo con avidità, come fossero l’unico interesse, che m’isolava dal resto della famiglia. Libri ai quali assegnavo anche un voto, e che corrispondevano al mio stato di salute mentale: ero in grado di concentrarmi! Cucinavo e, dopo cena, mentre marito e figli guardavano la televisione, io mi fiondavo nel pigiama e stesa a letto iniziava la mia vita alternativa. Il padre dei miei figli, negato per la lettura, si vantava di aver letto un solo libro in vita sua, come obbligo scolastico, Sinbad il marinaio. Ho sempre creduto fosse uno scherzo, solo oggi so che esiste. Aggiungeva che era un vanto per lui, perché aveva una moglie sempre triste che leggeva sicuramente troppo. Parlare di libri e scrittrici diventò discriminante con chi non leggeva e alcune amiche mi ritenevano troppo snob: consigliai La Chimera di Sebastiano Vassalli e una di loro mi accusò di una notte insonne.

Alda Merini

E poi si aprì il quinto occhio: quello della poesia, sulla quale sostare a riflettere, vibrando se una corda del mio essere tirava verso il cielo. Poetesse che riempivano d’immenso e altre, come Sylvia Plath, le cui poesie erano lame d’acciaio, impietose, durissime, lei bionda con il golfino e sottobraccio al marito. Si è uccisa a trenta anni, non reggendo il peso di essere donna, moglie, madre perfetta e una grande e feroce poetessa. Furono molte le poetesse a scegliere il suicidio: Antonia Pozzi, Virginia Woolf, Anne Sexton, Sarah Kane, Amelia Rosselli. Adoro Alda Merini perché la sua morte l’ha vissuta in manicomio ed è poi rinata risparmiandoci la sua assenza postuma.

Lo stesso avviene anche con i tanti cantanti che ci hanno lasciati: il “male di vivere” e il desiderio della morte oscillano e si muovono, come intrecciandosi..

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Commenti (2)

Letteratura femminile Nadia Ioriatti

Buonasera Giorgio!
Sì... la maestra è la stessa, terminati gli anni scolastici dopo i miei, aveva poi ricominciato con un'altra classe, accompagnandola per cinque anni successivi.
Sono contenta di leggere apprezzamenti per il suo modo di insegnare a distanza di tanti anni... ma aveva il dono di farsi amare senza essere invadente.
E’ consuetudine trovarsi tra ex compagne di scuola una volta l'anno, ieri sera eravamo in quattro unite proprio dalla figura della maestra Anna Modl che ha lasciato un seme dentro di noi.
Auguri Giorgio e mille grazie del commento!
Nadia Ioriatti

Anche la mia maestra si chiamava Anna Modl... Giorgio Montolli

Anche la mia maestra si chiamava Anna Modl. Le elementari le ho fatte a Trento tra il 1966 e il 1970 e la scuola si chiamava Aurelio Nicolodi. Conservo un bel ricordo. Può essere la stessa persona?
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