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QT n. 6, giugno 2016 Trentagiorni

PRG ed archistar: hanno sbagliato persona

Ancora il Corriere del Trentino, sul Piano Regolatore di Trento, lancia uno scoop: sono in corso contatti per farlo redigere a Stefano Boeri, in visita in città per una conferenza. Stefano Boeri, fratello del più noto Tito, presidente dell’Inps e tra i padri del nostro “Festival dell’Economia”, è un urbanista di nome, già assessore alla Cultura a Milano nella Giunta Pisapia, poi dimessosi, e autore – come architetto - del celebrato “bosco verticale” nel quartiere Isola sempre a Milano.

L’ipotesi di un suo incarico a Trento viene accolto da perplessità generali, all’insegna del “non ci servono le archistar”. (Il concetto è anche condivisibile, visto quello che hanno combinato Vittorini e Busquet a Trento e Cervellati a Rovereto, ma ci pare ingeneroso attribuire le responsabilità degli scempi al tecnico famoso: andrebbero condivise con i politici e con i garruli opinionisti: sarebbe utile rivedere cosa si scriveva al tempo.)

Spaventa inoltre proprio il bosco verticale, si teme un’urbanistica troppo sbilanciata sul verde. Sindaco e assessore all’urbanistica concordano, in particolare con la teoria che più che un solista serva un direttore d’orchestra, cioè un urbanista non troppo famoso che coordini tecnici locali.

Nel dibattito, però, non possiamo non cogliere un’omissione, tanto clamorosa quanto – purtroppo – significativa. Nessuno, ma proprio nessuno, ricorda che Stefano Boeri ha già lavorato in provincia, esattamente alla variante al Piano Regolatore di Rovereto di dieci anni fa.

Chiamato a rivedere l’impianto urbanistico dopo le scelleratezze del piano Cervellati-Bruschetti, Boeri aveva preso molto sul serio l’incarico. Troppo sul serio: l’assessore Laezza si accorse di non poterlo controllare e di trovarsi contro immobiliaristi e speculatori; Boeri (vedi il nostro servizio e intervista “Rovereto: il PRG ha fatto flop” su QT del 12 marzo 2005, con i duri giudizi dell’architetto sugli incredibili svarioni pianificatori, a iniziare dall’abnorme numero di alloggi ed aree edificabili previsti, al di là di ogni previsione demografica) mantenne la schiena dritta e così si arrivò al suo dimissionamento.

Questa storia, così significativa, come mai non l’ha ricordata nessuno e si è invece dato il via al ritornello archistar sì o no?

Noi diamo questa interpretazione: al sindaco Andreatta pareva una buona opportunità agganciare l’architetto famoso per il bosco verticale, senza rendersi conto che avrebbe avuto poi a che fare con una persona “non controllabile” come si dice tra i politici, che non puoi poi piegare alle tue non confessabili convenienze. Quando ha saputo chi si stava tirando in casa, una persona – ohibò - dalla schiena dritta, ha lasciato cadere l’opzione.

E i commentatori?

Bah, lasciamo perdere…