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Spacciatori a Trento

R.COVI@libero.it

Quando hanno cominciato a spacciare droga i maghrebini a Trento? Molto tempo fa. Sono trascorsi tanti anni e le cose sono solo peggiorate. Come scriveva un giornalista due anni orsono su un quotidiano locale dopo aver dedicato alcuni mesi all’indagine sul campo, gli spacciatori definiscono i trentini delle merde, perché non hanno il coraggio di agire/reagire.

I trentini, nella maggior parte, meritano tale umiliazione? Pare proprio di sì, dal momento che non hanno fatto nulla perché gli spacciatori si dovessero ricredere. Situazione a dir poco triste e allarmante. C’è forse qualche procedimento in essere che ci induca a ritenere che le cose miglioreranno?

Pare proprio di no, se ci atteniamo alle dichiarazioni di coloro che sono preposti, per ufficio, alla risoluzione dell’annoso e grave problema, e cioè il questore, il sindaco, il presidente della Provincia. In occasione delle recenti, ripetute dimostrazioni di forza dei signori della droga il questore si è limitato a proporre la chiusura o recinzione di piazza Dante; il presidente Rossi si è affrettato a farsi garante dei finanziamenti provinciali per l’eventuale - udite udite - assunzione di altri poliziotti locali (che un tempo si chiamavano vigili perché vigilavano); il sindaco dev’essersi espresso di concerto; il Consiglio comunale ha altro cui pensare. Nel frattempo la banda di delinquenti che spadroneggia impunemente continuerà a fare ciò che vuole, alla faccia dei padroni di casa che non contano nulla.

Altra domanda che si pone ineludibile, seppur retorica, è: qualche politicante locale ha mai trovato il tempo di chiedere ai colleghi di Roma di presentare in parlamento una richiesta di emendamento alla legge o alle leggi che, secondo i responsabili dell’ordine pubblico e del vivere civile legano loro le mani? I fatti sembrano indicare che nulla sia stato fatto in tal senso, mancando i risultati pratici. Quindi è impossibile spezzare il cerchio magico che, nella realtà quotidiana, garantisce di fatto l’impunità a quegli avanzi di galera la cui progenie, bene addestrata, è in procinto di beneficiare pure dello ius soli. Come pensano il questore, il sindaco, il prefetto, il presidente della Provincia, stipendiati dalle merde (pecunia non olet), di por fine alla situazione vergognosa ed aberrante nella quale hanno contribuito a confinarci? Le merde, che finora si sono distinte per passività, se la sentono di unirsi nella richiesta di provvedimenti efficaci o si limiteranno come sempre al solo mugugno?

* * *

Senza nulla togliere alla gravità dello spaccio e alle carenze nel contrasto di tale odiosa attività, ricordiamo che piazza Dante e dintorni (compresi i vicoli tra Santa Maria e Duomo) erano teatro di spaccio e di consumo di droga anche negli anni ‘80, quando imperava l’eroina. All’epoca non c’era ancora stata la migrazione dal Maghreb (che avverrà nei primi anni ‘90, assieme all’esodo albanese), e lo spaccio era essenzialmente tenuto da “personale” locale o comunque italiano, in genere tossicodipendenti. Ma il tono della lettera e soprattutto lo sprezzante e del tutto immotivato accenno allo ius soli ci fa capire che il suo autore, più che cercare soluzioni al problema, ne fa un argomento come un altro all’interno della dilagante campagna xenofoba cui stiamo assistendo in questi mesi. E questo non aiuta...

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