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QT n. 11, novembre 2017 Trentagiorni

Olimpiadi 2026: Trento e Belluno rilanciano

Accanto al voto per il rinnovo del parlamento nazionale, il 15 ottobre i cittadini del Tirolo sono stati chiamati ad esprimersi con un referendum sulle Olimpiadi invernali del 2026. Il 53,35 % dei votanti (affluenza alle urne: 58,43%) ha detto no. Clamoroso il risultato del capoluogo Innsbruck, col 67,41% di voti contrari, ma anche in paesi come Kitzbuehel, che ospita gare di Coppa del Mondo, non hanno voluto il grande evento: 52,4% i no

Si conferma così la tendenza secondo cui quando i cittadini siano chiamati a esprimersi con la democrazia diretta, la maggioranza si dice contraria ai grandi eventi sportivi. Valgardena con i mondiali di sci alpino (1997), Budapest con le Olimpiadi estive del 2024, Monaco di Baviera, St. Moritz, Stoccolma, Olso per quelle invernali: tutte città che hanno espresso una precisa contrarietà rispetto ai grandi eventi.

Già nel 1993 e 1997 i tirolesi avevano rifiutato l’appuntamento. Queste ultime olimpiadi erano state presentate come un evento teso alla massima sobrietà: circa un miliardo e mezzo l’investimento complessivo, spese al minimo, utilizzo degli impianti esistenti, possibilità di esportare a Bolzano e Trento alcune gare, proprio per incidere il meno possibile nell’occupazione di spazi. Ma nonostante tali promesse e l’importanza strategica dello sci alpino nel turismo austriaco, la maggioranza ha cancellato l’appuntamento dall’ordine del giorno. Non si vogliono sprecare soldi pubblici, quanto è rimasto di intatto nella natura va preservato, non si vogliono caos e traffico. Queste le motivazioni che hanno spinto i votanti a bocciare la proposta dei loro governanti.

Visto il risultato, la Svizzera che voleva candidare Sion, ha rinviato la decisione al settembre del 2019. In Italia invece non si prevede nessun ripensamento a proposito dei mondiali di sci alpino del 2021, imposti senza alcun giudizio popolare a Cortina d’Ampezzo.

L’assessore allo sport trentino, Mellarini, non si è fatto sfuggire l’occasione. Avrà pensato che se gli altri colleghi d’oltralpe sono sciocchi nel perdere simili occasioni, perché non farsi avanti utilizzando il marchio Dolomiti? Non si è soffermato a riflettere sulle motivazioni che hanno portato i cittadini austriaci a sostenere il no. Ha colto la palla al balzo: “Ora tocca a noi - si è detto - faremo le Olimpiadi delle Dolomiti”; e Il collega assessore veneto Federico Caner e il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin gli si sono immediatamente affiancati. Ci è sembrato di cogliere un minimo di decenza nel silenzio mantenuto dai suoi colleghi altoatesini.