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QT n. 12, dicembre 2017 Trentagiorni

Dismettere gli impianti? Con un referendum.

Dopo aver contribuito ad affossare la proposta della società La Sportiva nel merito del rilancio soft del Passo Rolle con l’indebita intromissione nell’affare del governatore della provincia Ugo Rossi, la giunta provinciale, con grande affanno, rilancia. Il governatore inventa una norma in finanziaria che sostiene, con denaro pubblico, le stazioni sciistiche che smantellano impianti e recuperano territorio.

La proposta viene fatta passare per innovativa. Ma di innovativo ha ben poco, se non la presa d’atto che alcune zone sciistiche, a causa dei cambiamenti climatici e non solo, sono ormai superate. Per anni la Provincia si è ostinata a sostenere imprese destinate al fallimento (Folgaria, Panarotta, la Polsa, Broccon), aiutandole non solo finanziariamente, ma anche agevolando un ulteriore consumo di suoli pregiati e fragili. Ora, sempre grazie al sostegno economico pubblico, queste imprese vengono invitate alla riconversione infrastrutturale e paesaggistica. Ovviamente in modo democratico - annuncia il governatore - tramite referendum.

Alla confusione non c’è più limite. Ed infatti il patron della Sportiva Lorenzo Delladio chiude la vicenda con una frase secca: “Seguo la politica come un pesce fuor d’acqua”. Ma i nostri politici non si fanno intimorire dalle loro stesse incoerenze. E dai territori si dimostra, come accaduto in Primiero, che non c’è alcuna intenzione di cambiare rotta: dalla Polsa si chiede un nuovo collegamento verso la funivia di Malcesine, a Folgaria si pretendono altri 3 milioni di euro e il solito bacino di innevamento, in Panarotta si vuole un nuovo, grande, bacino di innevamento. Gli imprenditori dello sci si ritrovano giornalmente con il cappello in mano, ovviamente rivolto alle casse pubbliche. Solo la popolazione del Primiero è rimasta sconcertata da quanto accaduto: un po’ ovunque, amministratori pubblici e operatori turistici si sono sentiti vittime della solita lobby del potere che da trent’anni guida la vallata: al collasso. Ma questi attori perché sono rimasti spettatori? E non è un dovere, anche finanziario, della società impiantistica il ripristino del territorio una volta abbandonati impianti e piste?