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Clima: come cambierà il Sudtirolo

Uno studio dell’Accademia Europea mostra la necessità di coordinare gli interventi

Per un anno e mezzo, venti studiosi del settore Ricerca dell’Accademia Europea (climatologi, biologi, sociologi, ingegneri) hanno raccolto dati su ghiacciai, acqua, flora e fauna, suolo, agricoltura, turismo, insediamenti, e trasporti. L’obiettivo era descrivere l’entità dei cambiamenti climatici in Alto Adige e il loro impatto sulla natura e sulle attività umane. Il risultato, 125 pagine di un “Rapporto sul clima”, oltre a fotografare la situazione reale, basandosi su dati concreti ed eventi di cronaca, propone scenari possibili delle conseguenze di cambiamenti climatici elaborati su modelli matematici, e i possibili “rimedi”. I ricercatori dell’Eurac hanno collaborato con trenta esperti del settore pubblico e altre istituzioni: le raccomandazioni agli amministratori, su cui lavorare in futuro, si concentrano anzitutto sul risparmio d’acqua e la riduzione delle emissioni in ambito di traffico e turismo.

Ecco alcune delle conclusioni del Rapporto.

Secondo gli scienziati, se nei prossimi decenni le nostre emissioni inquinanti non caleranno, nel 2100 in Alto Adige le temperature estive aumenteranno di 5°C, d’inverno la neve a 1500 metri di quota diminuirà fino al 90 per cento e la portata dei fiumi in estate calerà in modo drastico. Si tratta di cambiamenti che avranno effetti a cascata in diversi ambiti e che si ripercuoteranno anche sulle attività dell’uomo.

In agricoltura e selvicoltura, per esempio, le alte temperature faranno proliferare i parassiti e altre difficoltà arriveranno dalla crescente necessità di acqua per irrigare. Anche gli eventi estremi come le piogge torrenziali e i forti temporali potrebbero aumentare. Gli smottamenti, che nel 2017 hanno bloccato un treno in Val Pusteria o gli allagamenti a Bolzano nell’aprile dello stesso anno, sono solo un assaggio di quello che succederà più di frequente.

Quello “a emissioni invariate” è il più pessimista degli scenari analizzati nel “Rapporto sul clima – Alto Adige 2018”. Gli esperti di Eurac Research hanno considerato anche uno scenario che prevede una riduzione delle emissioni inquinanti a partire dal 2040. In questo caso gli impatti dei cambiamenti climatici sarebbero meno drastici, ma comunque molto significativi. “Non possiamo predire con esattezza il clima del futuro. Il quadro è molto complesso e ci sono molte variabili in gioco. Ciò premesso, le serie storiche di dati e i modelli matematici ci permettono di individuare dei trend, per esempio delle precipitazioni o delle temperature. Più le serie di dati sono ricche – e in provincia lo sono – più robuste diventano le nostre previsioni” commenta Marc Zebisch, geo-ecologo di Eurac Research e responsabile scientifico del Rapporto. Per strutturare al meglio la raccolta dei dati in questo Rapporto sono stati introdotti oltre 20 indicatori – tra cui il numero delle notti di gelo, delle notti tropicali, l’ampiezza della copertura nevosa o la lunghezza cumulativa dei ghiacciai - che permetteranno un confronto preciso con i dati che si registreranno in futuro.

Un aspetto positivo è che da 50 anni la Provincia di Bolzano raccoglie in modo regolare dalle sue reti dati in quasi tutti gli ambiti, e quindi i ricercatori possono fare dei confronti con la situazione attuale e nel corso del tempo.

Le “notti tropicali”

Dal rapporto emerge che dal 1960 la temperatura media in Sudtirolo è salita di 1,5 gradi. Però a Bressanone e Bolzano in estate vi è già stato un incremento di ben 3 gradi. Questo comporta un aumento delle notti “tropicali”, quelle in cui la temperatura non scende sotto i 20 gradi. Nelle località di bassa valle ciò significa estati ardenti e meno acqua disponibile, mentre per le località di montagna l’effetto maggiore è il cambiamento del tipo di turismo. Meno neve disponibile, per periodi sensibilmente più brevi, e però un boom di turismo estivo, con turisti alla ricerca di refrigerio, ad altitudini dove la temperatura sale molto meno. Ma scende anche meno. Ad esempio, a Sesto Pusteria sessant’anni fa c’erano 200 giorni con temperature sotto zero, oggi sono 160 e nel 2050 potrebbero essere solo 140. Come è noto, smottamenti e caduta di cime si sono ripetuti e sono dovuti allo scioglimento del permafrost. Questo trend aumenterà sempre di più.

Il rapporto dell’Eurac dichiara che l’obiettivo dell’accordo di Parigi, stabilito e firmato da 195 Paesi nel 2015 (mancano solo due paesi, la Siria e gli Usa, per cui Trump ha ritirato la firma), che prevedeva l’impegno a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi centigradi, non verrà rispettato. Ormai lo sanno tutti, ma non tutti sono a conoscenza delle conseguenze pratiche, che in alcuni luoghi della Terra saranno devastanti, privando milioni di persone della possibilità di continuare ad abitare nel proprio territorio, perché sommerso dalle acque o sconvolto da smottamenti. In Sudtirolo l’aumento della temperatura sarà probabilmente meno grave, ma “colpirà tutti gli ambiti della società”, come ha detto il presidente dell’Eurac, Roland Psenner. Effetti anche su flora e fauna, con specie attuali in pericolo e diffusione di altre specie finora non presenti in Sudtirolo, come ha spiegato il biologo Georg Niedrist.

Il Rapporto riconosce che sono da valutare positivamente alcune iniziative messe già in atto in Sudtirolo per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici già in corso e per adattarcisi. Cita Green Mobility, e l’impegno a favore dell’efficienza energetica (Casa Clima), e i piani strategici come il Piano Clima Energia 2050, che ha come obiettivo di ridurre dei due terzi le emissioni di anidride carbonica pro capite.

Tuttavia le misure in atto non sono sufficienti. Uno dei settori che consumano più acqua è l’agricoltura, dove il 60 per cento del consumo annuale è legato alla frutticoltura. Qui il Rapporto propone una diffusione maggiore degli impianti di irrigazione a goccia al posto di quelli a pioggia, in parte già fatti; ma sono necessari sistemi più precisi di monitoraggio dell’umidità dei suoli coltivati, in modo da irrigare solo in caso di bisogno. Un altro obiettivo necessario - di cui si parla inutilmente a decenni - è l’uso ottimale dei terreni, con meno suoli impermeabilizzati e la crescita delle riserve forestali. Viene prospettata anche la riconversione degli impianti sciistici al di sotto del 1.500 metri di altitudine, come dice la sociologa Miriam Weiß.

I trasporti sono un altro dei problemi gravi. Quasi la metà delle emissioni di anidride carbonica in Sudtirolo proviene dal traffico. L’aumento del turismo estivo porterà più traffico. Le raccomandazioni dei ricercatori dell’Eurac vanno quindi in direzione di un’incentivazione della mobilità elettrica e del potenziamento dei mezzi pubblici anche per i turisti.

IL Rapporto consiglia infine la pubblica amministrazione di adottare un’altra misura urgente: la creazione di un coordinamento per il cambiamento climatico o di un incaricato per la sostenibilità, che servirebbe a preparare e affrontare i cambiamenti in modo non episodico o legato solo alle emergenze.