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QT n. 3, marzo 2021 Servizi

Boom di contagi in Fiemme e Fassa

Il sospetto è che la Marcialonga ne abbia qualche responsabilità

Non c’è certezza sul fatto che l’impressionante aumento di contagi di SARS -CoV2 che si è registrato nelle valli di Fiemme e Fassa nel mese di febbraio si possa imputare alla Marcialonga. E men che meno che sia stata la Marcialonga a portarvi la variante inglese, ormai dilagante. Sul tema condividiamo la prudenza del dirigente dell’Azienda sanitaria dott. Antonio Ferro, ma lo stesso dirigente dovrebbe spiegare agli abitanti di Fiemme, che la Marcialonga l’hanno subita, perché, mentre in Trentino la progressione della pandemia nello stesso periodo si aggira su un aumento del 10 -12% dei contagi, in valle di Fiemme i contagiati, a partire dall’11 febbraio, siano più che raddoppiati, in valle di Fassa l’aumento sia del 30% e a Moena e Soraga, luoghi della partenza della gara, siano addirittura sestuplicati.

È proprio un caso che i paesi più colpiti in Fiemme gravitino attorno alla zona di arrivo o dove si concentrano le ospitalità: Castello Molina, Cavalese, Tesero, Le Ville, con un effetto moltiplicatore dei casi di 3, fino a 6 volte? Proponiamo alla attenzione dei lettori i numeri riportati in questa pagina: certo è che a un mese dall’evento (31 gennaio) la diffusione del virus è esplosa.

La tabella riporta i dati ufficiali pubblicati ogni 3 giorni, in rosso i comuni con un evidente aumento dei contagi. Fra questi spiccano Cavalese, Ville, Predazzo, Moena e Soraga, cioè i comuni che storicamente offrono maggiore ospitalità ai marcialonghisti. Il centro e l'alta Fassa presentano aumenti minimi proprio perché non hanno propensione all’ospitalità nei confronti dei concorrenti.

La gara ha coinvolto migliaia di persone: oltre 1500 atleti, perlomeno altrettanti accompagnatori, gli organizzatori, volontari e operai pubblici e privati (oltre 500): una massa di contatti più o meno ravvicinati incontrollabili, nonostante tutte le precauzioni adottate, contatti che potevano, o meglio, dovevano, essere evitati. Per buonsenso, ma specialmente per rispetto verso quanti stanno vivendo nelle due valli disagi economici e sociali drammatici, verso chi ha parenti morti, verso gli operatori della sanità e i dipendenti dell’Ospedale di Fiemme, oggi ritornati in affanno. La gara poteva essere spostata di un anno senza sorprendere negativamente nessuno. Come si è fatto per il Trofeo Mezzalama nelle Alpi occidentali (scialpinismo di altissima quota), come si è fatto con le Gran Fondo oltralpe, come si è fatto con altre gare più o meno simili. Viene da chiedersi se gli organizzatori della Marcialonga, i sindaci delle due valli, il Commissario del Governo, i dirigenti dell’Azienda sanitaria (gli operatori sanitari del territorio sono stati silenziati), almeno oggi si stiano ponendo delle domande e delle riflessioni.

Va ricordato che a novembre i contagi nelle due valli, specie in Fiemme, preoccupavano. 140 nella sola valle di Fiemme, 40 in Fassa. Grazie alle zone rosse delle feste natalizie la pandemia era stata depotenziata e il 31 gennaio in Fiemme c’erano poco più di 50 contagi, meno ancora in Fassa; numeri peraltro che conteggiavano solo i test monoclonari (una delle presunte furbate di Fugatti tesa a evitare zone arancio o rosse), mancavano i dati sui test rapidi, mentre i tracciamenti erano e sono irrisori, improvvisati, come in tutto il Trentino.

I dati precedenti l’11 febbraio non sono comparabili con la tabella che vi presentiamo finalmente completa. Risulta evidente che da metà febbraio la pandemia è riesplosa, superando i dati già emergenziali del novembre 2020. Si tratta dei 10-15 giorni necessari al virus per rendersi evidente, per diffondersi e contagiare diffusamente. Nel leggere i dati si tenga presente che diversi malati, seppur lentamente, nel frattempo guarivano: sono riportati solo i numeri dei contagi della giornata.

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