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QT n. 12, dicembre 2021 Trentagiorni

Olimpiadi 2026: la pista di bob a Cortina sarà pagata anche da Trento e Bolzano.

È sempre ricca di sorprese la procedura della ricostruzione della pista di bob, slittino, skeleton e parabob a Cortina in vista dell'appuntamento olimpico del 2026.

Le notizie si vengono a sapere a mozziconi e vanno inquadrate in un puzzle complesso, privo di trasparenza. Il progetto di fattibilità doveva essere pronto per il 2019, quello esecutivo per il 2020 e oggi dovevamo trovarci all'appalto dei lavori (termine lavori previsto dicembre 2024); bene, ad oggi nessun progetto è depositato né in regione Veneto, né al Ministero della Transizione ecologica. Come del resto non è stata avviata una procedura di VAS (Valutazione d'impatto ambientale strategica) per tutte le opere olimpichecome previsto dal protocollo di candidatura e imposto dalle normative europee.

La pista è sostenuta con accanimento dall'amministrazione comunale di Cortina, dal governatore veneto Zaia e dal presidente del CONI Giovanni Malagò. Mentre è osteggiata non solo dagli ambientalisti e dal CAI, ma anche dal CIO (Comitato olimpico internazionale) e dalla popolazione del paese, che non vogliono cattedrali nel deserto come quella di Cesana dove la Regione Piemonte nemmeno riesce a recuperare i fondi per abbattere l'opera abbandonata e ripristinare l'area inquinata.

Se i costi di realizzazione sono già esorbitanti, circa 61 milioni, quelli della gestione già ora spaventano, si avvicineranno al milione di euro l'anno, ed erano stati il motivo dell'abbandono della pista di Cesana in val di Susa. Per sopire l'insofferenza dei residenti il sindaco di Cortina Ghedina tempo fa aveva annunciato che parte dei costi di gestione avrebbero trovato condivisione nelle nostre due province autonome. Kompatscher, imitando il collega trentino Fugatti, si era precipitato a negare, così l'uscita di Zaia per un po' di tempo è sembrata una delle sue solite boutade.

Ma in questi giorni i consiglieri verdi delle due province hanno verificato come in una lettera di intenti indirizzata al presidente del CIO Thomas Bach già il 29 marzo 2019 Kompatscher, Fugatti e Zaia si fossero impegnati per la copertura del deficit. Un accordo pluriennale (almeno 15 anni) definito “strumento per garantire la sostenibilità economica dell'impianto nel periodo successivo allo svolgimento dei Giochi, un accordo pluriennale tra Regione del Veneto, Comune di Cortina d'Ampezzo e Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige e la Provincia Autonoma di Trento”.

Come? Usando i soliti, eticamente discutibili fondi di confine. Quindi a mentire questa volta non è Zaia, ma i due governatori delle autonomie provinciali.

Sulla pista da bob c'è anche dell'altro. Zaia aveva commissionato uno studio per valutare possibili alternative alla costruzione della pista, in particolare la possibilità di utilizzare strutture situate all'estero.

L'incarico, del valore di 89 mila euro, era stato affidato dal governatore veneto a un ex consigliere regionale della Lega, che aveva anche svolto le mansioni di direttore delle gare di bob a Cortina fino alla chiusura della pista del 2008,l'ing. Gidoni, titolare dello studio DBA spa. Gidoni scarta la possibilità di trasformare l'area in parco giochi e di trasferire le gare altrove e in particolare ad Innsbruck, dove le piste non sarebbero a norma e necessiterebbero di migliorie costose, oltre 20 milioni, regalati alla concorrenza turistica. Ma guarda caso proprio in questi giorni sia ad Igls che ad Innsbruck si svolgono gare di Coppa del mondo della specialità, quindi le piste, contrariamente a quanto affermato da DBA sono agibili e a norma. Del resto la DBA è una delle imprese della ricca rete clientelare di Zaia: la stessa società nel 2019aveva già ristrutturato per la Regione la il data center, incassando 449mila euro.

Conclusione: rimosse in tal modo le perplessità, la pista sarà rifatta.

Si ricorda che per superare l'ostilità del CIO Zaia si era impegnato a utilizzare solo risorse regionali. Invece è di pochi giorni fa un emendamento, presentato dal deputato bellunese leghista Mirco Bedole, che ha infilato nel decreto infrastrutture (D.L. 121) un'ulteriore spesa di 24,5 milioni per sostenere i costi della pista cortinese. Di questi 500 mila arriveranno già quest'anno, 12 milioni nel 2022 e gli altri 12 nel 2023. Ovviamente l'opera viene ritenuta di interesse generale e sarà commissariata, sia nella progettazione come nell'appalto e nella costruzione. Avendo noi la memoria lunga, ricordiamo come il costo stimato per l'opera (documento di candidatura approvato dal CIO) fosse inferiore del 55%, 39,3 milioni.

A fronte di spese tanto ingenti ci si chiede perché Zaia insista con tanta determinazione. La sua risposta è diretta: senza queste gare la ricaduta mediatica delle Olimpiadi su Cortina sarebbe insufficiente: non bastano le gare di sci alpino femminile, e quelle di uno sport di scarso richiamo come il curling.

Ma allora il problema è di fondo: prima hai fortissimamente voluto una manifestazione notoriamente costosa come le Olimpiadi magnificando grandiosi ritorni pubblicitari in cambio di investimenti contenuti,e poi finisci col dare per scontato che le due cose non possono stare insieme. Insomma, Zaia alla prova dei fatti si smentisce, e senza volerlo dà ragione all'opposizione degli ambientalisti, la cui protesta sta diventando sempre più accesa e dai contorni internazionali.

Per cercare di zittire ogni dissenso è intervenuto il solito Giovanni Malagò, che forte della sua eleganza ha affermato: “Adesso basta!”