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QT n. 5, maggio 2009 L’editoriale

Il progetto e la nostalgia

E’ prevista per ottobre la riunione congiunta dei tre Consigli provinciali, di Trento, Bolzano e Innsbruck, cioè della fantomatica Euregio: un appuntamento biennale finora sostanzialmente formale. Quest’anno però l’attività di Giovanni Kessler (presidente del Consiglio) e di Dellai (presidente della Giunta) sta dando all’appuntamento nuovi significati. Anzi, troppi.

La spinta all’Euregio nasce da Innsbruck, secondo un progetto strategico: trasformare l’area alpina delle tre province in uno snodo culturale ed economico, collegamento tra il nord Europa e il sud. “Nei rapporti con l’Italia e in primo luogo con Trento stiamo investendo, in uomini e risorse: è una decisione strategica” ci diceva il rettore dell’Università di Innsbruck nel 2004, nel corso di una nostra inchiesta; e questo progetto confermavano i massimi politici, industriali, opinion-maker. (Innsbruck chiama Trento)

Tale linea si basa su un rapporto di cui il Trentino, proprio perchè “italiano” e quindi strutturalmente più aperto al Sud, è fondamentale, ancor più del Sudtirolo. Ed è diventata possibile proprio perchè - ci dicevano i nostri interlocutori tirolesi - “con la chiusura del Pacchetto d’Autonomia l’Austria ha dichiarato risolto il problema Sudtirolo” e quindi Innsbruck è libera di avere rapporti con Trento senza dover chiedere permesso a Bolzano. Da qui la ricerca di un’intesa soprattutto proprio con Trento, anche per bypassare Bolzano e la Svp, attardate in una visione chiusa e localista.

Innsbruck in Trentino incontrava la partnership proficua di Dellai, quando questi era sindaco di Trento e si proponeva come alternativa all’allora Presidente della Pat Carlo Andreotti. Ma, divenuto presidente, Dellai dimenticava Innsbruck, forse per non irritare il suscettibile Durnwalder, o forse perchè in quel disegno non credeva tanto.

Ora la svolta, Dellai rilancia il progetto. Le motivazioni possono essere diverse: la più nobile, il disegno di ancorare la specialità dell’Autonomia, contestata quando col federalismo anche le altre regioni stanno diventando in qualche misura autonome, a qualcosa di innovativo che la giustifichi, come appunto può essere l’esperienza di una regione transfrontaliera.

In parallelo a Dellai, anche se non, almeno in questi primi mesi, in sincronia, si muove il presidente del Consiglio Kessler, che intende arrivare alla riunione congiunta dei tre Consigli provinciali con la proposta di uno strumento operativo: un modello di amministrazione comune per le tre Province dei servizi che si ritiene opportuno gestire a livello euroregionale (ad esempio la sanità di eccellenza, il traffico, l’economia di montagna, l’alta cultura post-universitaria). Questo strumento (GECT, Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale) è previsto dal Regolamento Europeo, è già operante in altre aree transfrontaliere, e può contare sulla relativa semplicità dell’iter istituzionale per la sua approvazione. Per lavorarci saranno a Trento a fine maggio gli altri due presidenti, van Staa del Tirolo e Steger del Sudtirolo.

Come si vede, il progetto sta prendendo forma più compiuta. Possiamo cominciare a vederne potenzialità, ostacoli e pericoli. La potenzialità è quella di una regione pienamente europea, in cui sia uno standard il bilinguismo (anzi, il trilinguismo, l’inglese dovrebbe essere un obbligo educativo primario) e possano svilupparsi sia le sinergie ipotizzate per il GECT di Kessler, sia la strategia ad ampio raggio cara ad Innsbruck.

Gli ostacoli principali per ora vengono da Bolzano, dove la linea della chiusura etnica e territoriale è sempre forte, anche se non più predominante. Il nostro corrispondente da Innsbruck Gerhard Fritz racconta dei tentativi bolzanini di passare da un rapporto a tre a un rapporto a due, tagliando fuori Trento in un’ottica pangermanica di altri tempi; e di come questi (a parte alcune speculazioni elettoralistiche) siano visti con freddezza a Innsbruck.

Anche in Trentino possono esserci ostacoli. Come reazione al pangermanesimo bolzanino si può temere di finire come minoranza italiana al cospetto di una maggioranza tedesca. Soprattutto se poi l’operazione, come ora accade per compiacere la parte più arretrata del Patt, viene presentata come ritorno al passato, al Tirolo storico, ai felici tempi di Hofer e simili scempiaggini.

Se prevalgono tali rappresentazioni, su cui anche Dellai, per contingenti convenienze partitiche, indulge troppo, il disegno si arenerà. E sarebbe un peccato, perchè si affosserebbe un grande progetto per il futuro in nome di grotteschi rimpianti del passato e di miseri calcoli del presente.