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QT n. 8, 18 aprile 1998 Cover story

Paesaggio trentino: le responsabilità della politica

Quando si capirà che acqua, aria , suolo e scelte urbanistiche sono elementi di uno stesso problema?

Per coincidenza forse casuale nelle ultime quattro settimane c'è stato in Trentino, con protagonisti diversi, il richiamo sullo stato della qualità degli elementi fondamentali del nostro ambiente: l'aria, l'acqua, il suolo. Sull'aria è stato presentato il documento dell'Agenzia provinciale per l'ambiente, sull'acqua i dati e le riflessioni del comitato sorto qualche anno fa a difesa della qualità biologica degli ambienti fluviali, mentre sugli sprechi d'uso del suolo si è mosso il WWF di concerto con le associazioni contadine. Ancora una volta, però, ad analisi dettagliate, a denunce di precarietà ambientali diffuse, all'indicazione di provvedimenti che dovrebbero essere propri della funzione di governo, non c'è stata alcuna risposta.

Nel Trentino si recita a soggetto. Tutti possono dire quello che vogliono, ma nessuno interagisce o almeno interloquisce con l'altro. La separatezza dei vari mondi e dei differenti interessi impedisce spesso anche la polemica diretta, se non per aprioristici rifiuti delle ragioni dell'uno e dell'altro.

Intanto la politica fa il suo corso. Alla proposta di variante del Piano urbanistico provinciale s'aggiunge in questi giorni il dichiarato proposito di approvare il nuovo Piano energetico. Aggiungendo elementi di usura e depauperamento di risorse ambientali, senza che gli equilibri perduti siano stati, nel frattempo, recuperati. Si omaggia ritualmente ogni giorno la civiltà alpina, ma si dimentica che tutte le regioni delle Alpi hanno deciso da tempo di bloccare ulteriori sviluppi di impianti di risalita con impegni disinvoltamente sottoscritti anche dal Trentino. Si richiama spesso la legge Galli per rivendicare il diritto a gestire i cicli integrati delle acque. Si dimentica però che il primo obiettivo di quella importante legge di riforma economica e sociale pone, come primo fra i suoi obiettivi, la conservazione ambientale presente e futura della vita dei nostri fiumi.

Si richiede coerenza al governo e all'ENEL nel rilascio delle portate minime, ma si continua nell'infausta politica delle centraline che depauperano in maniera diffusa e irreversibile il patrimonio idrico provinciale.

Si guarda con invidia alla qualità del territorio nelle regioni del nord a noi limitrofe, ma si dimentica che una continua, indiscriminata pressione edilizia sul territorio trentino, per il 70% collocato oltre i 1.000 metri di quota, fa della nostra provincia quella a più alto consumo pro capite di territorio nell'intero arco alpino, conseguenza perversa del proliferare delle seconde case e dell'abbandono dei centri storici.

Ad ogni convegno si fa l'omaggio di rito al trasporto su rotaia, alternativo a quello su gomma, rimedio agli inquinamenti dell'aria e da rumore, ma non si rinuncia ad archiviare vecchi progetti di autostrade nuove e nuove corsie per quelle vecchie.

Lo sviluppo sostenibile è entrato nei documenti di programmazione della Provincia autonoma di Trento, come un tempo si riuscì a far passare il principio della valutazione d'impatto ambientale su piani e progetti. In sette anni, da quando fu lanciato alla conferenza mondiale sull'ambiente a Rio de Janeiro, questo sacrosanto principio è già stato depotenziato e manipolato fino a renderlo oggi praticamente inservibile per definire nire uno spartiacque tra chi intende fissare un limite allo sviluppo e chi vuole continuare la grande abuffata. "Fin che la barca va " si diceva non molti anni fa, ai tempi degli illusionismi politici, dei facili miraggi e delle delusioni cocenti.

Restano i dati del Trentino, la sua vocazione a tradurre ottimi principi in pessime politiche. La variante al piano urbanistico ha, nella sua cartografia, progetti che in molti casi altro non sono che gli scampoli di magazzino arrugginiti degli anni Settanta. Propone però anche il nuovo ruolo da assegnare ai Comuni per quel che riguarda tutela e volumetria edilizia. Un principio che, condiviso da tutti, può nella pratica avere effetti dirompenti.

Chi garantirà infatti la compatibilità dell'insieme? Chi assicurerà che il recupero di migliaia di masi e baite non si trasformerà in residenzialità occulta prima, esibita poi, esplosiva per le sue conseguenze ambientali sulle acque e sulle infrastrutture igienico sanitarie?

Le richieste di nuove volumetrie contenute nei piani di fabbrica o regolatori dei Comuni hanno sempre previsto sviluppi edilizi di quattro, cinque volte superiori alle compatibilità valutate su scala provinciale. Compatibilità valutate in base all'organizzazione dei servizi e della tenuta degli elementi di sicurezza idrogeologica. E' sperabile che in questi ultimi mesi sia maturato nei Comuni quel senso di consapevolezza e responsabilità finora espresso in modo insufficiente. Ma se questo non fosse? Chi risponderebbe della qualità d'insieme del territorio trentino?

Forse a questi interrogativi non si è finora risposto, perché tanto si sa che quelle modifiche non saranno approvate nel corso degli ultimi mesi della legislatura. Perché in queste settimane c'è stato altro cui pensare, con la riforma elettorale capitata fra capo e collo, con le nuove formazioni politiche da costruire e accreditare nella società trentina.

Quando si aprirà la discussione sul Piano energetico provinciale, riuscirà la sinistra ad affermare il suo impegno per un futuro sostenibile, che impone, prima di parlare di nuove centrali e centraline, di discutere della qualità dei nostri fiumi, le cui acque si sono progressivamente degradate, mano a mano che si sviluppavano nelle nostre valli informi agglomerati edilizi?

Tutto si tiene: gestione ambientale, sviluppo economico, qualità sociale, l'impegno a progettare il futuro e a fare dei cittadini i protagonisti di questo futuro secondo i principi della politica condivisa. Perché questi obiettivi abbiano la credibilità della coerenza politica, è però necessario uscire dalla mistificazione di poter affrontare un problema alla volta, spezzettando la politica in mille decisioni incoerenti fra loro. Qualità dell'acqua, dell'aria, del suolo non saranno mai disgiunte dalla qualità di una politica del territorio, dalle scelte urbanistiche, dai concetti di misura e limite, non solo affermati, ma concretamente decisi. Scontando su questo l'impopolarità e l'ostilità di gruppi e corporazioni.

Politica condivisa non può infatti voler dire ricerca di consensi indifferenziati su decisioni che per la loro natura impongono scelte e priorità, concessioni e dinieghi. Nuove regole elettorali garantiranno nuova qualità al Consiglio provinciale. E' doveroso però ricordare che il nuovo della politica passa per questi spartiacque di propositi sull'uso delle risorse ambientali del Trentino.