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Transizione: che fatica!

Sinistra che discute: le assemblee elettorali di lancio delle (rissose) "gambe" dell'Ulivo.

Finora ho conosciuto solo una persona, un marziano, che ha coraggiosamente partecipato alle assemblee elettorali di lancio di tutte e tre le "gambe" dell'Ulivo trentino: i Democratici di sinistra, i Popolari, i Laici di Trentino Domani.

L'ha dichiarato con orgoglio all'incontro di questi ultimi: socialisti, repubblicani, liberali, radicali. Si chiama Piero Paganini, ed era profondamente deluso, questo giovane approdato alla politica in occasione del referendum per il sistema elettorale maggioritario, cioè per il diritto dei cittadini a scegliere fra due programmi, due coalizioni, due leader alternativi. Diceva di non aver notato differenze sostanziali nelle tre assemblee uliviste trentine: perché allora non si è fatta una lista unica? Lo sapete che i giovani, i più diffidenti verso la politica, vedono nella frantumazione egoismi, personalismi, giochi di potere?

L'applauso strappato da Piero Paganini, un cittadino comune, mi ha scossso dal torpore: anche in quella sala c'erano dunque uomini e donne veri, venuti dalle città e dalle vallate, per il gusto di fare politica. Fino allora gli interventi si erano trascinati stancamente, orgogliosi, evasivi. Scontati: modernizzazione, diritti, giustizia. Improvvisati e infarciti di auguri.

Anche contraddittori: ai sostenitori della soglia elettorale al 5% replica Maurizio Zeni, vicesindaco a Tesero, che la definisce "legge truffa"; ai troppo critici nei confronti del Patt replica De Paoli, assessore a Mezzolombardo in una giunta guidata da quel partito; a chi ricorda che le risorse immense si stanno esaurendo, replica Nino Forenza, sicuro che i tempi delle vacche grasse continueranno.

Ma le parole che ricorrono più fitte sono "visibilità" e "peculiarità". Anche qui insomma, e più che altrove, il bisogno di identità è fortissimo: "Con giusto orgoglio possiamo dire che sono stati gli altri a convergere sulle nostre posizioni riformiste" - afferma fin dall'introduzione Severino Bombardelli. Gli "altri" sono le tradizionali chiese dogmatiche cattolica e comunista. Qualcuno, meno sottile, come Antonio Virdia, riduce anche l'Ulivo, se privato di una robusta componente laica, a un'associazione catto-comunista, giustizialista, autoritaria, confessionale.

I lontani, la Lega, le destre, sono sistemati con poche e secche parole da Mauro Leveghi. E' su coloro che pur vengono definiti vicini, alleati, che sprizzano le parole astiose che vengono da un passato lontano.

Quanto pesa la storia in questa descrizione, in questi anatemi? Il Pci del'21, del '48, del '56 sembra ancora lì minaccioso; il Concilio Vaticano II non sembra mai avvenuto. Giordano Bruno, libero pensatore, è contrapposto da Mario Raffaelli a Gerolamo Savonarola, reazionario e integralista. Mentre io penso che da entrambi quei roghi abbiamo qualcosa da imparare. Per chi, di tradizione cattolica o socialista, ha aderito ai Democratici di sinistra, si rispolvera la formula dell'assorbimento, quasi "utili idioti" disponibili all'omologazione.

La storia non si può cancellare: nessuno si presenta innocente all'appuntamento di questa transizione ancora morbosa. E' fortunato Piero Paganini che può dichiararsi senza radici nella prima Repubblica , arrivato alla politica dopo che il muro di Berlino è caduto.

Leggevo qualche giorno fa in classe un breve saggio di una mia studentessa, scritto allora, su quell'evento: era incerta, e se ne faceva un problema, se votare liberale o socialista. Finì per votare verde (altra gamba dell'Ulivo futuro!) per salvare qualche albero. Gli studenti di oggi ascoltano increduli di sigle geologiche come Pii e Psi, mentre i sopravvissuti sono adesso qui insieme, seppure con qualche fatica, all'ombra di una farfalla.

Ci sono, in questa sala, visibilmente, personaggi che non riescono a rinunciare, dopo anni, alla politica delle cariche, delle elezioni, delle manovre. Ma c'è anche chi, in Consiglio provinciale, in qualche comune, ha lavorato con impegno. C'è chi teme, preoccupato come Marco Benedetti e Renato Pegoretti, che la Costituente laica finisca malamente con una bicchierata a novembre, dopo la gara elettorale. E' difficile dire quanta società trentina sia rappresentata qui dentro.

La sala è affollata: c'è chi si interroga sinceramente, anche con passione, sul perché l'ampio elettorato socialista, repubblicano, liberale, dopo l'epoca del malaffare (ma è una parola pronunciata, e in fretta, solo da Marco Battisti) è stato ereditato da Berlusconi e da Bossi.

C'è anche, l'unico che conosco bene, un mio collega di scuola che stimo, l'ing. Romedio Bonomi. Se lui è qui, vuoi dire che con gli uomini e le donne di questa sala, chi vuoi governare per riformare il Trentino deve discutere. La storia pesa, ma può camminare, seppure a zig-zag e a piccoli passi.