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QT n. 14, 11 luglio 1998 Servizi

Alpi: una ricchezza trascurata

Le preoccupanti conclusioni del primo Rapporto sullo Stato delle Alpi redatto dalle associazioni ambientaliste.

Nella politica europea si parla poco della montagna e dei problemi di chi ci vive; tutta l'attenzione va alle grandi pianure produttive. Di montagna si parla ancor meno in Italia, o se ne parla solo quando vi entra protagonista la cronaca nera Eppure l'Italia è montagna, con 1200 km di Alpi e 600 di Appennini, più i monti delle nostre isole.

E' invece la pianura che risulta un dato geografico minoritario. La cultura delle città si impone forse perché in pianura è più facile far circolare idee e informazione, i tempi dei collegamenti sono brevi, gli orizzonti non vengono delimitati da catene di vette che a volte sembrano alzare barriere non solo geografiche.

Ed ecco quindi la montagna trasformata in un banale spazio ricreativo. Dentro queste vallate c'è ancora spazio per chi cerca contemplazione e silenzi, per incontrare fauna non terrorizzata dalla caccia, per studiare qualche ristretto ambito non coltivato; e c'è spazio per l'alpinista, il canoista, lo sciatore, per chi vuole librarsi in volo o semplicemente vuole evadere dai fumi e dai rumori delle città e da temperature sempre più soffocanti. La montagna come cultura non esiste. Non è un caso che a tutt'oggi la Convenzione delle Alpi, un protocollo di impegni che gli Stati interessati avevano lanciato otto anni fa, non sia stato firmato dai governi italiano e svizzero. Non è un caso che non si trovi modo di avviare collaborazioni transfrontaliere per costruire i grandi parchi della montagna europea ed invece si trovi subito l'unità per i progetti che servono agli svaghi dei cittadini della pianura: vedi la proposta delle Olimpiadi transfrontaliere di Tarvisio.

La CIPRA, l'associazione che riunisce le maggiori associazioni ambientaliste e comitati spontanei presenti negli stati alpini, ha riassunto in un corposo volume la situazione di questa straordinaria catena di montagne. Con l'intervento di esperti in vari settori viene analizzata la situazione delle Alpi mettendone in risalto le specificità naturalistiche e ambientali, la potenzialità e l'importanza che questa catena riveste come riserva idrica, la situazione fortemente differenziata anche fra valli confinanti, i problemi della mobilità, le proposte di tutela con esempi concreti che si propongono come alternativa all'avanzare dello scempio della specificità alpina.

Le Alpi sono la catena di montagne a maggior tasso di antropizzazione del mondo, con 11 milioni di abitanti e una percentuale che arriva a competere con le concentrazioni di popolazione dei Paesi Bassi. Se alla popolazione stabile aggiungiamo poi i turisti, l'allarme dovrebbe scuotere qualunque intelligenza. Ambienti tanto severi come le nostre valli sono anche deboli, presentano infiniti rischi idrogeologici, ma hanno ricchezze incalcolabili, la più alta concentrazione di diversità vegetali e faunistiche, il più interessante laboratorio geologico del pianeta, un patrimonio che da tempo rischia il collasso.

Il rapporto si sofferma poi sull'economia turistica: un'economia che in troppi casi ha portato monocoltura e si presenta oggi fragile; un'economia che specie in Italia ha concentrato ricchezze incredibili in mano di pochi, ha contribuito a cancellare la specificità culturale delle popolazioni alpine, ha imposto nella vallate cultura e aspettative cittadine, e specialmente è responsabile della distruzione ambientale.

Il rapporto si chiede quindi se sia possibile armonizzare l'esigenza della salvaguardia ambientale con l'aspirazione alla crescita economica di queste popolazioni. La risposta è che sta all'uomo, alla sua sensibilità, saper decidere quando sia opportuno, o addirittura necessario, intervenire, e quando invece lasciare che i ritmi della natura abbiano il loro decorso. Esempi di questa sensibilità vanno moltiplicandosi. La Svizzera ha istituito un fondo nazionale per il paesaggio, facendo partire progetti di gestione sostenibile dell'attività sulle Alpi.

Esistono poi comunità che hanno elaborato piani di sviluppo senza cedere alle lusinghe del turismo sciistico, come la valle del Lesach in Austria, i valichi della Furka o di Grimsel, la costruzione delle terre palustri in Svizzera. I parchi nazionali e specialmente regionali nelle Alpi sono molti, ma i parchi reali, credibili, in Italia sono rarissimi, spesso sono pura illusione, utilizzata per attirare il solito turismo d'assalto. Ogni realtà delle Alpi dovrebbe saper leggere la propria specificità, e vincente sarà chi si mostrerà capace di leggere nel modo più corretto il proprio territorio; chi all'interno della rete alpina saprà costruire cooperazione fra tutte queste diversità.

Questo ed altro ancora come l'importante tema dei trasporti è trattato nelle oltre 400 pagine del primo rapporto sullo stato delle Alpi pubblicato in quattro lingue dalla CIPRA. Uno strumento fondamentale non solo per gli ambientalisti, ma rivolto in modo particolare agli amministratori pubblici, agli imprenditori, alle forze sociali, a quanti hanno a cuore la valorizzazione della montagna e delle popolazioni che la abitano. E' desolante e purtroppo significativo che un simile lavoro sia nato dall'impegno dell'associazionismo, del volontariato e non sia stato invece impostato, ancora decenni fa, da chi ha il compito di amministrare le regioni alpine.