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Mafia: meno sanguinaria ma forte come sempre

La nuova strategia di Cosa Nostra, gli attacchi alla Magistratura e ai pentiti, la debolezza del Governo.

Dopo la pausa estiva speravo di ricominciare questa rubrica con una nota di ottimismo. Mi trovo invece nella condizione di esprimere preoccupazione e perplessità. La prima riguarda la lotta alla Mafia, la seconda la politica del Parlamento e del Governo in materia di giustizia. Le due cose sono intrecciate fra loro, e solo per comodità è opportuno tenerle distinte. Si ha l'impressione che dopo la cattura di Riina Cosa Nostra abbia cambiato strategia e che, nonostante gli allarmi lanciati dal procuratore Caselli, gli apparati dello Stato siano rimasti spiazzati. Nella nebbia è difficile navigare.

Se poi la nebbia è artificiale, come le cortine fumogene degli scontri bellici veri o simulati, può essere addirittura depistante. Quando l'obbiettivo era quello di colpire il braccio armato di Cosa Nostra, cioè l'esercito dei Corleonesi comandata da Riina, è stato possibile ottenere un minimo di unità e di chiarezza fra le varie Forze dell'ordine, che ha dato risultati tangibili.

C'è però una diversa interpretazione che spiega la cattura di Riina con una storia di tradimenti e di ricatti. Varie fonti ipotizzano che Bemardo Provenzano, detto Binnu u fratturi, abbia consegnato Riina ai carabinieri in cambio del suo archivio e di una nuova politica: "pax mafìosa" da un lato, revoca o modifica di alcune norme penali troppo pesanti per la Mafia, dall'altro lato. Alcuni fatti sembrano suffragare questa tesi. Il covo di Riina: secondo l'ordine dato subito dopo la cattura dal dott. Caselli il 15 gennaio 1993, avrebbe dovuto essere sorvegliato notte e giorno con apparecchiature speciali e poi al momento opportuno perquisito. Viene invece lasciato senza sorveglianza fin dal pomeriggio del 15 gennaio e così rimane per altri 19 giorni. In questo periodo viene visitato da una squadra di sconosciuti (mafiosi?) che asportano tutto, vuotano la cassaforte, vuotano il vano blindato sotterraneo, cambiano perfino il colore alle pareti. Quando finalmente avviene la perquisizione, il 3 febbraio 1993, l'appartamento è vuoto e i carabinieri non trovano nulla, neanche un capello.

Perché questa vistosa falla di 19 giorni? Chi e perché ha lasciato incustodito il covo di Riina con tutti i suoi segreti? Quando il Caselli lo viene a sapere protesta vibratamente e scrive una richiesta di chiarimenti ai comandanti dell' Arma che resta, pare, senza risposta.

Dov'è finito l'archivio di Riina? Secondo alcuni ce l'ha Provenzano: una documentazione di straordinaria importanza che gli consente di ereditare il comando di Cosa Nostra, e di ricattare uomini politici e rappresentanti delle istituzioni.

Se la interpretazione è esatta, si comprende la "pax mafìosa" che segue all'epoca delle stragi. Gli omicidi di Mafia diminuiscono drasticamente: da una media di 200 all'anno nella sola zona di Palermo scendono nel '97 a 10 e a 2 nei primi otto mesi del 1998 (sono esclusi dal conto gli omicidi della 'Ndrangheta e della Camorra). Contemporaneamente in molti paesi della provincia di Palermo avvengono attentati contro sindaci e amministratori di centrosinistra, specie diessini: salta no in aria case, automobili, negozi, ma non si registrano ne morti ne feriti.

E' una politica precisa, un segnale chiaro: Provenzano mantiene i patti, non uccide, e rivolge Cosa Nostra contro il nemico di sempre, la sinistra. Il messaggio dentro e fuori la Mafia è inequivocabile: la strategia stragista è finita, almeno per il momento, ora la Mafia vuole convivere pacificamente con lo Stato, senza però rinunciare agi affari e al controllo del territorio.

Cosa riceve in cambio? In un; storia di patti segreti e di ricatti noi ci sono documenti scritti ne dichiarazioni di testimoni (per ora). S possono fare solo constatazioni deduzioni. In primo luogo l'offensiva contro i pentiti si è accentuata, aumentando il loro discredito Invece di isolare e colpire le mele marce, si è preferito, specie da parte dell'opposizione, fare di ogni erba un fascio.

La maggioranza e il Governo hanno opposto debole resistenza Talvolta qualche esponente di rilievo dell'Ulivo si è unito al coro contro i "mascalzoni " e gli "sciacalli" (che sarebbero i pentii). Oggi il rubinetto è asciutto, e strumento che ha dato risultati eccellenti è un ferro vecchio. I successo per "Cosa Nostra".

I n secondo luogo, da oltre un anno è in atto un progressivo smantellamento delle norme antimafia più incisive. L'art. 41 bis, cioè il carcere duro per i boss, è stato ammorbidirlo al punto di stravolgerlo: i mafiosi pericolosi possono ora incontrarsi, trascorrere l'ora d'aria insieme, scambiarsi opinioni (e messaggi), incontrare i famigliari senza lo schermo del vetro blindato, giocare al pallone, frequentare la biblioteca. L'art. 513 c.p.p. è stato modificato: ora il pentito può rifiutarsi di rispondere al dibattimento, annullando così tutte le precedenti dichiarazioni e facendo saltare i processi.

Ancora: stanno venendo meno i denari per pagare gli straordinari agli impiegati della Procura di Palermo, per pagare i confidenti, per pagare persino la benzina per le auto blindate dei magistrati. Il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi hanno subito rallentamenti inspiegabili, tanto che per mascherare la situazione si ripete due volte lo stesso sequestro (per esempio, quello della famiglia D'Anna di Terrasini): prima i Carabinieri e poi la Finanza.

Aumentano le faide interne ai Carabinieri e alle procure. Il recente attacco portato ai Procuratori Lo Forte e Caselli, con la manipolazione delle dichiarazioni del pentito Siino, avrebbe potuto avere un effetto disgregante.

Infine le accuse e gli insulti quotidiani contro i magistrati di punta nella lotta alla Mafia crescono di intensità. In questi ultimi mesi, compreso agosto. Caselli è stato definito "assassino" da decine di uomini politici, con l'amplificazione assordante dei mass-media.

La maggioranza, il Governo, la stampa di centro-sinistra, hanno reagito debolmente, balbettando, dando l'impressione di essere in una situazione di difficoltà. A conclusione bisogna aggiungere che manca una politica complessiva per la giustizia, quella contro la Mafia e quella contro Tangentopoli, che sono due facce della stessa medaglia.

Se i fatti e le interpretazioni che ho riportato sono esatti, come possono essere spiegati? Io ho votato per l'Ulivo e lo rifarei senza esitazione. Troppo mi spaventa un governo Previti, Biondi, Berlusconi. Credo che Prodi e i suoi ministri siano dei galantuomini. Non posso credere che sappiano e tacciano.

Mi è più facile immaginare che il nucleo oscuro del potere, che si annida in ogni democrazia, continui a giocare partite importanti e segrete: patti e ricatti che passano sopra (e sotto) il Governo, il Parlamento, le Istituzioni. "Patti e ricatti" ha scritto Gherardo Colombo, che è stato assalito da una valanga di critiche e insulti, anche da uomini di sinistra. Avrebbero fatto meglio a riflettere e cominciare a dare qualche spiegazione. Per esempio: perché e per colpa di chi il covo di Riina è rimasto incustodito per 19 giorni e ritrovato poi completamente vuoto?

Fino a quando queste spiegazioni non verranno, avrebbe un qualche fondamento pensare che al di sotto della politica visibile c'è un intreccio organico di una parte del ceto dirigente con la criminalità organizzata, con settori dei servizi segreti e il malaffare in generale? Che dentro lo Stato di diritto c'è il suo contrario?