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QT n. 21, 5 dicembre 1998 Servizi

Cercasi tesi disperatamente

Argomenti peregrini, docenti pieni di lavoro o che si tengono alla larga dai laureandi... Com'è difficile finire l'università!

Luca Petermaier

Pagine, pagine e ancora pagine. Ma quante ne ho scritte? Solo centoventi? Troppo poche. Devo arrivare almeno a centocinquanta. Ma come faccio ad allungare la minestra? Tutto quello che dovevo dire l'ho detto e tutto quello che potevo "copiare" l'ho copiato! Beh, potrei ricorrere al caro vecchio sistema, infallibile: una pagina qui, una frase là, cambio le parole, mescolo il tutto; qualche nota, giusto per dissipare ogni sospetto e per gonfiare la bibliografia... Ci siamo! Traguardo centocinquanta raggiunto! Sarà contento anche il professore, che si era raccomandato: "Non meno di centoquaranta pagine, altrimenti come faccio a proporre il 100/110?!"

Adesso che ho finito, però, non mi sento poi così soddisfatto. Certo, in sei mesi credo di aver fatto un buon lavoro. Ho letto tanto, ho raccolto materiale, anche se, a dir la verità, l'argomento non è che mi interessasse poi molto. In effetti avrei preferito occuparmi di diritto amministrativo, avevo delle idee interessanti. Ma il professore e i suoi assistenti erano prenotati fino all'anno prossimo. L'unico docente disponibile a darmi un titolo è stato quello di diritto dei trasporti, e mi sono dovuto accontentare di una tesi sul "Diritto del vettore marittimo nel Sud America ", che per me era arabo. Sarà servito a qualcosa tutto questo lavoro? Ma soprattutto: sarà servito a qualcuno, visto che a me del vettore navale sudamericano non me ne poteva fregare di meno?

Forse questo brevissimo racconto di "come non si fa una tesi" è un po' esagerato. Probabilmente il nostro sfortunato protagonista, armandosi di pazienza e continuando a bussare alle porte degli uffici dei docenti, qualche altro titolo, che lo stimolasse di più, lo avrebbe rimediato. Ma la sostanza del problema non sarebbe cambiata granché. E la questione è questa: servono ancora le tesi di laurea cosi come sono organizzate oggi? Che valore hanno? E soprattutto: non rischiano di diventare (se non lo sono già) un fardello pesantissimo sul groppone di studenti che non hanno la preparazione metodologica necessaria per poterlo sopportare?

Ne abbiamo parlato con il preside di Economia, prof. Enrico Zaninotto e con quello di Giurisprudenza, prof. Roberto Toniatti. Entrambi hanno manifestato l'esigenza di svecchiare un sistema giurassico come quello attuale. Ma le ricette proposte sono molto diverse.

Prof. Zaninotto, qui ad economia avete da poco introdotto un sistema innovativo di produzione e discussione delle tesi di laurea. Ce ne vuole parlare?

"Che la tesi di laurea fosse diventata un peso per lo studente, più che un momento di approfondimento ed elaborazione scientifica, ce ne siamo, evidentemente, resi conto da tempo. E' per questo che abbiamo deciso di differenziare tra la possibilità di una tesi breve nella durata e variabile da O a 2 nel punteggio; una tesi intermedia, ed una invece più lunga, cioè la classica tesi di ricerca. Lo studente può scegliere liberamente. Nel primo caso, effettuerà una sorta di risistemazione di materiale già esistente. Il lavoro è discusso direttamente col relatore che decide il voto. Manca dunque la discussione davanti alla commissione.

La tesi intermedia varia da quella breve solo per il punteggio finale, un po' più elevato, e per il fatto che la discussione avviene tra lo studente ed un contro-relatore, che decide il voto. Anche qui. dunque. manca la formalità inutile della discussione davanti ad una commissione di 9-10 persone, che spesso non sanno nemmeno quello di cui si parla.

Infine il terzo livello. Il lavoro dello studente è, in questi casi, un autentico lavoro di ricerca ed elaborazione scientifica innovativa. E' per questo che le tesi "lunghe" sono discusse davanti ad una commissione allargata, formata, però, da non più di cinque persone.

In questi giorni sono state discusse le prime tesi di ricerca. Sono soddisfatto perché ho assistito a discussioni di più di un'ora, animate e stimolanti, sia per gli studenti sia, e questa è una novità, per i docenti ".

Il vostro intento, quindi, è quello di rilanciare l'istituto della tesi, tenendo presente, però, che gli obiettivi finali possono variare da studente a studente.

"Certamente. Non si può prescindere da un momento di produzione scritta, all'interno dell'iter universitario. Ed è appunto per abituare gli studenti a scrivere, per non farli arrivare al momento della tesi completamente sforniti di strumenti, che da febbraio introdurremo dei corsi di supporto, in cui si insegnano le basi per affrontare un lavoro di produzione scientifica scritta. Oltre a questo, già da due anni abbiamo invitato i docenti ad organizzare parti del corso in modo che si concludano con relazioni scritte. Una sorta di allenamento".

Questo nuovo sistema è riuscito, almeno in parte, ad attenuare un altro grosso problema, quello dello studente costretto a mendicare la tesi, vagabondando da un ufficio all'altro, visto che i docenti o sono già pieni di tesisti o richiedono tempi di lavoro eccessivamente lunghi?

"Questo, purtroppo, è un problema ancora aperto. Abbiamo docenti, specialmente quelli dell'area aziendale, la più gettonata dagli studenti, che sono sovraccarichi di lavoro. D'altro canto, non posso nemmeno pretendere che questi professori facciano più di quanto già fanno, visto che non ci sono premi per chi ha tanti tesisti, anche se un sistema di incentivi (penso, ad esempio, allo stanziamento di maggiori fondi per la ricerca) potrebbe essere introdotto. Un discorso diverso va fatto per quei professori che, per motivi puramente personali (magari ottimi ricercatori, ma che non amano il contatto con gli studenti) cercano di dissuaderli in tutti i modi a farsi assegnare una tesi. proponendo magari titoli astrusi, o per i quali il materiale disponibile è limitatissimo. Purtroppo sono a conoscenza di alcuni di questi casi e ho cercato ripetutamente, attraverso il dialogo ed il convincimento personale, di porvi rimedio. Ma se un professore non vuole tesisti, io posso fare ben poco, almeno per ora ".

Dunque la vecchia tesi va in soffitta ad Economia, anche se è ancora troppo presto per giudicare l'efficacia del nuovo metodo. A Giurisprudenza invece la situazione è stazionaria. Ci dice il Preside Toniatti: "Molti di noi non sono affatto soddisfatti, perché ci rendiamo conto che nella maggior parte dei casi la tesi non coglie nel segno. Tesi che dovrebbe essere un contributo originale all'avanzamento della conoscenza scientifica, invece quasi mai si tratta di un'opera veramente originale".

Che contromisure avete pensato di introdurre?

"Circa tre anni fa, io stesso avevo avanzato delle proposte volte a differenziare l'esame di laurea, come ad esempio quella di introdurre quattro tesine scritte da svolgersi durante l'iter universitario, tesine che avrebbero fatto venire meno l'obbligo della tesi finale (anche se chi avesse voluto, l'avrebbe comunque potuta svolgere). Ma mi sono scontrato con l'opposizione di parte del Consiglio di Facoltà e, con mia grande sorpresa, anche con quella dei rappresentanti degli studenti che, in un atteggiamento di estremo conservatorismo, si sono detti contrari alla differenziazione. Secondo gli studenti, a parità di titolo di studio, una laurea senza tesi sarebbe stata penalizzata ".

Cosa pensa del sistema realizzato a Economia?

"E' certamente interessante. Ma non credo che a Giurisprudenza potrebbe funzionare, vista anche la differenza delle materie insegnate. E poi io non sono molto d'accordo sul contrattare prima il punteggio finale. Se una tesi, che doveva essere al massimo di due punti, si rivelasse strada facendo svolta particolarmente bene, come farei io a dargliene, mettiamo, quattro?"

Quale sarebbe, quindi, la soluzione migliore?

"Io credo che il miglior sistema, almeno a Giurisprudenza, sia quello dei 'crediti'. Si dovrebbe cioè individuare un numero di crediti che lo studente deve raggiungere per laurearsi. Ad ogni esame va ovviamente attribuito un punteggio. Lo studente potrebbe integrare i crediti che gli mancano per conseguire la laurea attraverso, ad esempio, corsi di lingua giuridica, che io ritengo essenziali, o corsi di informatica più specializzati di quelli che abbiamo adesso; il tutto però nell'ambito di un corso di studi che non può prescindere dall'accentuazione dei momenti di elaborazione scritta da parte degli studenti; molto più di quanto già non avvenga ".

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